(foto Ansa)

in puglia

Elly Schlein ha la grana delle primarie a Bari, che fanno scricchiolare la coalizione del “modello Foggia”

Gabriele De Campis

Bagarre per la scelta del candidato alla successione del sindaco Antonio Decaro. Si sono proposti tre dem (ma lo statuto ne prevede massimo due), e si litiga sulle primarie, a rischio legalità secondo il candidato della sinistra Michele Laforgia. I 5S minacciano di sfilarsi se ci saranno i gazebo

Il colmo per una segretaria dem eletta alle primarie? Vedere il lavoro nazionale di ricostruzione del campo largo (fallito alle politiche) ma materializzatosi nel vittorioso “modello municipale di Foggia”, essere messo in discussione da una velenosa diatriba proprio sui gazebo, contestati come strumento fallace di democrazia partecipativa. Succede a Bari, dove Elly Schlein deve confrontarsi con l’inesorabile cambio di stagione in arrivo con la fine del secondo mandato del sindaco Antonio Decaro nel 2024 (e l’anno successivo del governatore-sceicco Michele Emiliano). Da settimane si discute a sinistra animatamente sulle modalità di scelta del successore di Decaro (si voterà a giugno prossimo): il dilemma shakespeariano è se la sintesi passerà dal tavolo della coalizione o dalla libera scelta dei cittadini con le primarie. Qui c’è anche un dato storico: nel 2005 la stagione della sinistra affabulatrice di Nichi Vendola è iniziata proprio con il successo gazebaro del leader dell’allora Rifondazione comunista contro il compassato Francesco Boccia. E questa consultazione interna è stata ripetuta una miriade di volte (per la Regione e nei Comuni).

 

La formula ha anche contagiato e ubriacato il centrodestra nel 2018, che a Bari scelse come proprio candidato sindaco un ex dem. Il Pd, per ora, ha tre candidati sindaci in pectore: sono il deputato emilianista Marco Lacarra, e gli assessori comunali Pietro Petruzzelli e Paola Romano, quest’ultima coraggiosa pretoriana della Schlein nell’ultimo congresso. Le regole interne dem? Qui entriamo in un labirinto di norme: gli aspiranti alla fascia tricolore devono raccogliere le sottoscrizioni e farsi indicare dall’assemblea cittadina. Ma possono essere massimo due. Poi lo statuto prevede che si ricorra alle primarie, a cui vorrebbero partecipare anche i civici della galassia extralarge della coalizione emilianista.

Della questione ne ha parlato la Schlein durante una visita in Puglia: le cronache raccontano che davanti Emiliano, Decaro e Boccia, ma soprattutto gustando un cavatello al peperone crusco, abbia invitati tutto all’unità, anche perché la madre di tutte le battaglie saranno le Europee. La dialettica nella coalizione, però, strada facendo è esplosa: il M5S, all’opposizione di Decaro, ha dato una mano nella scrittura del programma comune ma si è dichiarato indisponibile a fare le primarie evocando la sacralità del tavolo di coalizione e l’eventualità di una corsa solitaria (dopo aver incassato i candidati sindaco di Brindisi e Foggia con il placet del centrosinistra). Sulla stessa linea ci sono alcune forze movimentiste di sinistra (dal Psi ai Verdi, passando per il civismo progressista), pronte a sostenere - contro il tridente dem - la candidatura di Michele Laforgia, affermato penalista, animatore dell’associazione “La giusta causa”, da anni interlocutore del percorso della Schlein. Quest’ultimo, in una infuocata assemblea nella Casa del popolo, sede della sinistra postcomunista barese, ha messo in guardia tutti, evocando scenari nei quali la consultazione sotto i gazebo potrebbe essere “inquinata” da “portatori e compratori di pacchetti di voti”. In più ha aggiunto la sua indisponibilità a sottoporsi alle primarie (“quanto costano le primarie? E’ scritto negli atti giudiziari…”), specificando che in città “arriverà un fiume di denaro”: “La gestione di un miliardo di euro è un problema per la legalità, in una città nella quale c’è ancora una criminalità organizzata che domina i territori e, come dimostrano gli atti giudiziari, governa anche parte dei voti”.

 

La diatriba della città di San Nicola corre il rischio di diventare una querelle nazionale, perché Bari è diventata con i doppi mandati di Emiliano prima e Decaro poi, un simbolo della buona amministrazione comunale dem. Se i “tavolini locali” dovessero incepparsi, la palla passerà a Roma. E Elly dovrà scegliere tra il dogma offuscabile dei gazebo per difendere l’autonomia del partito e il centralismo del tavolo dei partiti (optando per il sostegno alla candidatura del suo “compagno” di strada Laforgia?).

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