Il sindaco di Santa Marinella Pietro Tidei (elaborazione grafica Enrico Cicchetti) 

il sesso in comune

Il litorale hot di Santa Marinella e del suo sindaco

Michele Masneri

Sesso, bugie e videotape nell’affaire che appassiona la località placida e fuorimoda del litorale nord romano e che adesso corre sulla bocca di tutti. Un posto pieno di suggestioni anche se un po’ appannato, pronto alla riscoperta (anche grazie a Meloni e a Fulminacci)

Ci voleva il sex scandal per riportare Santa Marinella alle cronache nazionali e magari con un po’ di fortuna pure estere. Località placida e fuorimoda del litorale nord romano, adesso corre sulla bocca di tutti perché il suo sindaco settantasettenne, Pietro Tidei, sarebbe stato filmato in coreografie sessuate nelle aule comunali. Con ben due signore.

  

La vicenda è complicata, e anche delicata, perché il sindaco sarebbe finito nei sex tape per colpa, dicono, di un consigliere di opposizione. È subito “revenge porn” ed è subito “Magnifico cornuto”. Soprattutto ci sono varie ipotesi: che le due signore si godessero il sindaco in contemporanea, oppure in due momenti diversi. Le due signore intanto sono state individuate, le famiglie parlano, la folla pure, in questo finale di stagione in cui si fa ancora il bagno. L’inchiesta, con apposizione di telecamere nascoste, è nata dopo la denuncia proprio del sindaco contro dei consiglieri comunale che sarebbero stati corrotti da alcuni balneari.

   

Si parla anche del titolare di uno dei ristoranti più famosi della costa, L’Isola del Pescatore, quello preferito da Totti e Ilary e dove si diceva con grande sdegno che il capitano avesse portato anche la nuova fidanzata (ma il ristorante ha sempre smentito). Adesso tutti parlano però solo del sex tape. Il ganzo Tidei, colonna di Santa Marinella, ex comunista ora Pd, già deputato, e soprattutto settantasettenne, ribadiamolo, ha chiarito che comunque la o le copule sono avvenute “fuori dall’orario di lavoro e con il Comune chiuso”. È importante. E vedremo gli sviluppi, ma comunque potrebbe essere un volano pubblicitario per Santa Marinella, la dimostrazione che  la sua aria buona e acqua pulita garantiscono una terza età in piena libertà, come diceva già lo slogan di un qualche telefono Brondi o pannolone invisibile. Comunque, rilancio turistico e riposizionamento (oltre che non comune segno di vitalità del Pd). 

  

Distante dalla ex riflessiva Capalbio, ma anche dalla felliniana Fregene e dalla lussuriosa Capocotta, dagli Hamptons de noantri cioè Sabaudia, poggiata sull’Aurelia nostalgica del “Sorpasso”, Santa Marinella è da almeno mezzo secolo sonnacchiosa; non ci si fa un vanto di andarci, anche se chi ha le case se le tiene strette e chi non le ha se le sogna. Molto di nicchia, ci stanno ancora le ricche famiglie ebree, i prezzi sono comunque alti, una doppia in albergo duecento euro. E’ però molto comoda, si arriva in treno da Roma, e ha un suo charme per chi lo sa cogliere. Già piccola Copacabana romana, a inizio secolo scorso venne scelta dai giornalisti e da d’Annunzio, che ci andavano a fare lo smart working nei villini quindi liberty, e da Casa Savoia per mandarci i suoi piccoli eredi gracili, c’è infatti un’alga speciale che rende l’acqua particolarmente salubre, per esser così vicini alla città. Vi andavano anche i Papi, e c’è ancora il villino Pacelli.

    

Come feudo nasce Odescalchi, principi di origine comasca che a un certo punto sono arrivati a Roma e che forse per la lombarditutine sono meno spiantati di tanti loro omologhi, sono anzi industriosi, mantengono in efficienza castelli su tutto il litorale, e del resto Ladispoli deve poi il suo nome a Ladislao Odescalchi, dunque la polis di Ladislao, che inventò il turismo romano. Anche a Santa Marinella c’è un maniero Odescalchi dove passò pure Hitler, e dove Guglielmo Marconi, al largo, spedì il primo segnale radio. Nei Cinquanta il nostro archistar preferito Luigi Moretti concepì la Saracena, uno dei suoi capolavori, villa pieds dans l’eau per una principessa Luciana Pignatelli che poi farà la pubblicità del bagnoschiuma Camay (presente al Ballo in bianco e nero di Capote, sorellastra di Rudi Crespi, era nata Malgeri figlia di un direttore fascista del Messaggero. Anche la loro tomba al Verano è di Moretti). E a Santa Marinella ci stanno pure i villini di Julio Lafuente, altro architettone da Dolce Vita. Insomma un posto pieno di suggestioni, il suo liberty un po’ soffocato dai palazzoni di calcestruzzo del boom e dei condoni sta lì pronto per farsi amare, le palafitte sul mare sono un piccolo culto per pochi intenditori. C’è l’hotel Le Najadi brutalista dove Esther Williams provava le coreografie e re Farouk si piazzava per mesi e Bassani scriveva tutti “I Finzi Contini”. C’è la villa Bergman all’ingresso del paese. Lì, De Sica con i figli Christian e Manuel. E Jean Renoir, Gregory Peck, in pausa dal set di “Vacanze romane”, e poi Rock Hudson e il produttore Sam Spiegel. E Alberto Sordi che al compleanno di Ingrid Bergman parla in finto svedese per un’ora con l’ambasciatore di Svezia.

 

Con tutte queste memorie oggi è tutto un po’ appannato, non succede granché, non c’è il glamour dell’Argentario né la vitalità di posti  più pop come Ladispoli. Ma da qualche anno Santa Marinella è sottoposta a progressiva riscoperta. Già Giorgia Meloni ultimamente è stata fotografata, con costume intero e passo marziale, sul pontile dell’hotel Le Palme, una delle rare uscite fuori masseria della anzi del premier. Anche la Saracena di Moretti è stata restaurata e viene aperta al pubblico. E ci fu pure la canzone “Santa Marinella” portata dal cantautore Fulminacci a Sanremo nel 2021 (“Ti prego di raccogliermi la testa/Come se fosse l'ultima che resta/Io me ne sono accorto a Santa Marinella”). Adesso arriva il sex scandal col sindaco mandrillo (ma forse è tutta un’operazione per attirare il turismo della terza età, che si sa funziona tantissimo anche fuori stagione, anche se per ora l’estate sembra non finire mai, vabbè).  

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).