strategia delle alleanze variabili

Meloni riceve Macron a Roma. Cerca nuovi alleati sui migranti, e intanto litiga con Scholz

Simone Canettieri e Valerio Valentini

Il capo dell'Eliseo arriva in Italia per i funerali di Napolitano e incontra la premier. Lei intanto scrive a Scholz e fa brillare uno scontro diplomatico con Berlino riguardo a una notizia sui fondi alle ong che è risaputa da quasi un anno. Nelle tensioni interne il perché di un tempismo bizzarro

La domenica accarezza Parigi, il lunedì bastona Berlino. In mezzo ci sono i migranti e nell’ombra Matteo Salvini che soffia sul fuoco. Giorgia Meloni si muove in questo paesaggio elettorale con vista su Bruxelles, tra Le Pen e von der Leyen. E così il giorno prima di incontrare Emmanuel Macron a Roma – complici i funerali di stato di Giorgio Napolitano – la premier scrive al “caro Olaf” e fa brillare uno scontro diplomatico con la Germania che ormai cova da giorni. Una scelta che anticipa le parole di domenica nei confronti del presidente amico-nemico francese  a cui aveva fatto sapere di aver ricevuto con “grande interesse la proposta di collaborazione in tema di contrasto all’immigrazione illegale”. E dunque, dopo le tensioni di quasi un anno fa sempre sugli sbarchi, adesso Parigi è un’alleata. Perché è “evidente che Italia, Francia e Ue debbano agire insieme per sostenere gli stati di origine dei migranti e per aiutare gli stati di transito a smantellare le reti criminali di trafficanti di esseri umani”.

 

Meloni sembra alla ricerca di un doppio forno a seconda del problema che le si pone davanti. Alleanze variabili con la speranza, forse una pia illusione, di rompere l’asse franco-tedesco. Sta di fatto che ora il problema è con la Germania come spiega la lettera indirizzata a Scholz. Nella quale dice di aver “appreso con stupore che il tuo governo  in modo non coordinato con il Governo italiano, avrebbe deciso di sostenere con fondi rilevanti organizzazioni non governative impegnate nell’accoglienza ai migranti irregolari sul territorio italiano e in salvataggi nel mare mediterraneo”. Appena è stata resa nota la lettera ecco Salvini: “Dalla Germania un atto ostile”. Sono bastate tre lettere d’altronde per far scattare l’allarme, ma anche la propaganda e la competizione interna: ong.

  

Ora, lo stupore di Scholz nel leggere il messaggio ufficiale in carta intestata di Palazzo Chigi deve stato essere notevole. Non tanto per i toni e i mezzi scelti, ma il bizzarro tempismo. “In questo contesto ho appreso con stupore”, scrive Meloni. E lo scrive in riferimento a una notizia che è risaputa da quasi un anno. Da quanto, cioè, il governo tedesco, su spinta dei Verdi, acconsentì alla creazione di un fondo da 8 milioni di euro per finanziarie, con un massimo di due milioni all’anno fino al 2026, le attività di ricerca e soccorso in mare di alcune ong che operano nel Mediterraneo. E la cosa – riportata del resto da vari giornali già all’epoca – era nota anche a Palazzo Chigi, visto che proprio dallo staff della premier nei giorni scorsi è stato fatto filtrare, e poi pubblicato su Il Giornale, il dispaccio con cui l’ambasciata italiana a Berlino informava il governo.

 

Era il 14 novembre 2022. Perché dunque scrivere oggi a Scholz? L’unica spiegazione, evidentemente, sta nella estenuante rincorsa di Meloni nei confronti di Salvini. E’ stato il leader della Lega, giorni fa, a ripescare questa notizia stagionata e gettarla, come fosse uno scoop, nella polemica politica. E dunque subito la premier, temendo di apparire meno intrepida del suo vice, si è lanciata alla carica. Avrebbe potuto utilizzare il suo ruolo istituzionale per distinguersi dal ministro comiziante. Lo ha invece usato, quel ruolo, per vergare una nota diplomatica di prim’ordine, che si usa fare per questioni di clamorosa urgenza.

 

Del resto Meloni non può permettersi di avere due amici – a Parigi e a Berlino – contemporaneamente. Perché questo la farebbe apparire troppo remissiva. Di qui, dunque, questa strategia delle alleanze variabili. Un po’ come quella del M5s che Giuseppe Conte descriveva, a suo tempo, ad Angela Merkel: “Siccome la Germania è nostra alleata, in questo momento, dobbiamo fare campagna contro la Francia”. Con la cancelliera a metà tra il divertito e lo sgomento: “Un approccio un po’ semplicistico”. E d’altronde viene da scommettere che un attimo dopo la foto di rito di Meloni con Macron, un qualche leghista, o magari Salvini stesso, la incalzerà dicendo che non è col presidente che va fatta l’alleanza, ma con Marine Le Pen. Dunque, di rimando, nuova intemerata di FdI contro l’Eliseo, e magari, chissà, nuovo appello a Scholz. Sperando che nel frattempo a Berlino abbiano già strappato la lettera.
Simone Canettieri
Valerio Valentini