(foto Ansa)

la linea sul Covid

La protezione dei fragili non è allarmismo. La bussola di Letizia Moratti

Marianna Rizzini

“Al di là dei nomi resta prioritario un approccio responsabile rispetto a un virus domato ma non del tutto sconfitto". Parla la ex vicepresidete della Regione Lombardia

Non se ne parlava quasi più, e si torna a parlarne non soltanto per l’aumento relativo dei contagi: il tema Covid è entrato nell’agenda del governo Meloni sotto forma di punto interrogativo sulla linea da seguire (con propensione per il no all’allarmismo) e di movimenti concentrici che hanno sul lungo termine come obiettivo, dopo il cambio al vertice dell’Istituto Superiore di Sanità (scaduta la “prorogatio” per l’ex direttore Silvio Brusaferro, è stato nominato Rocco Bellantone, già preside della Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica di Roma e cugino del Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari), anche un futuro cambio ai vertici del Consiglio Superiore di Sanità. “Al di là dei nomi resta prioritario un approccio responsabile rispetto a un virus domato ma non del tutto sconfitto”, dice l’ex sindaco di Milano ed ex ministro Letizia Moratti, assessore regionale lombardo al Welfare nella giunta Fontana durante il periodo duro dell’emergenza pandemica: “La priorità è la tutela dei fragili, questa dovrebbe essere la bussola che guida ogni decisione. C’è sicuramente, oggi, un aumento dei casi nei centri urbani, per fortuna con effetti nella grande maggioranza lievi, grazie a due fattori: quasi tutti gli italiani sono vaccinati o hanno contratto l’infezione. Ma non per tutti il Covid si manifesta in forma lieve: gli anziani, i pazienti oncologici e gli immunodepressi rischiano ancora molto. Oggi la buona notizia, però, è che abbiamo farmaci efficaci, a differenza che in passato: farmaci anti-virali e anticorpi monoclonali. In Lombardia è stata data la possibilità anche ai medici di medicina generale di prescriverli, per evitare l’intasamento che prima si creava in ospedale e che limitava la possibilità di intervenire tempestivamente. Più si allarga la platea dei medici che possono prescrivere i farmaci di cui ora disponiamo, più si scongiura una nuova emergenza”.

 

In alcuni contesti, dice però Moratti, servirebbe un passo in più: “Proprio nell’ottica di proteggere i fragili, sarebbe ora opportuno, valutato il parere degli esperti, ripensare l’uso delle mascherine, non più obbligatorio negli ambulatori frequentati dai pazienti con un quadro di salute delicato e nei pronto soccorso, e invece necessarie in un quadro di aumento dei contagi. Allo stesso modo penso sia opportuno ripensare anche, di fronte a una recrudescenza, al fatto che non esista più l’obbligo di isolamento, ascoltando i consigli della scienza. Non significa fare allarmismo dire che un positivo può facilmente incontrare a sua insaputa un fragile. E’ un pericolo concreto”. Proprio per scongiurare altre emergenze, in Lombardia, ricorda Moratti, “si è pensato, tra il 2021 e il 2022, alla creazione di un’agenzia per la prevenzione delle malattie infettive: agenzia con importanti compiti di ricerca e counseling rispetto alle strutture ospedaliere. Ed erano stati già stanziati 85 milioni di euro dalla Regione Lombardia. Ecco, sarebbe importante procedere per la messa a terra della struttura, anche per non perdere i fondi ministeriali previsti per un progetto di grandissima rilevanza e strategicità, vista la sua potenziale azione di stimolo per ricercatori, virologi e immunologi”. La linea però finora è stata quella dell’allarme zero. “Le decisioni politiche, a mio avviso”, dice Moratti, “dovrebbero essere prese, rispetto al virus, dopo aver ascoltato gli esperti della materia: è la scienza a dover guidare le scelte su un argomento che dovrebbe essere sottratto alle sole logiche politiche. Ricordiamoci che un tempo eravamo impreparati, ora no. Possiamo usare al meglio le informazioni che la scienza ci offre”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.