Intervista

Super (bonus) Pomicino. "Altro che Dc! I conti li hanno scassati Conte e il Pd"

Carmelo Caruso

"Il 110 andrebbe istituito come reato, io lo chiamo il 110 bis. E' stata una chiamata alle armi per i truffatori. Schlein è la movimentista da ammuina”. Parla Cirino Pomicino, ex ministro con Andreotti

Giorgia Meloni, ti serve uno come lui. Paolo Cirino Pomicino, ex ministro del Bilancio di Giulio Andreotti, vuole definire  il Superbonus, il 110? “Una chiamata alle armi per i truffatori. Denaro gettato dall’aereo. Un’iniezione di eroina. Overdose Italia”. A Napoli, la chiamano ancora 'o ministro. E’ vero? “Vero”. Ministro, l’esplosione del debito pubblico, la spesa incontrollata, le pensioni d’oro… Sono accuse rivolte ai governi Andreotti, Rumor, Fanfani, Moro, Forlani. Chi ha spacciato più forte: la sua Dc o il Pd e M5s? “La Dc non spacciava misure di crescita che crescita non hanno portato. Nel triennio del governo Conte, la crescita generata dal Superbonus è stata meno dell’un per cento. E’ qualcosa di mai visto nelle democrazie occidentali. Le agevolazioni si fermano al 75, ma qui abbiamo dato il 10 oltre 100. Il Superbonus dovrebbe essere istituito come reato. Il 110 bis, insieme al 41”. I conti pubblici quindi chi li ha scassati? “Ho preso il bilancio dello stato con un disavanzo primario di 38mila miliardi e l’ho restituito a Giuliano Amato in attivo”. Si ricorda il denaro che ha lasciato in cassa? “Tremila miliardi di avanzo. Il debito pubblico, quello degli anni Ottanta, non è stata causato da un eccesso di spesa, ma della bassa pressione fiscale italiana”. Pomicino, quanti anni ha? “84”. Cosa fa? “Tra quindici minuti rilascio un’altra intervista al Gr Rai”. Scrive? “Ovviamente. Ho appena preparato un’analisi sull’immigrazione che ho spedito al suo direttore. Io non mi limito a dichiarare. Ho soluzioni”. Come Geronimo, il suo alias di Libero e Giornale? “Pochi lo sanno, ma sul Corriere della Sera ho firmato un articolo a nome Silvio Berlusconi”.

 

Pomicino era Berlusconi? “Berlusconi era Pomicino. Gli piaceva quello che pensavo. Propose a me, e Cicchitto, di fare il mattinale per lui”. Ha visto la premier in conferenza stampa? “Rispetto agli avversari rimane sopra la media. Una media bassa”. Secondo i numeri che Meloni ha divulgato abbiamo già speso 109 miliardi in bonus 110. Per Mario Draghi si trattava della più grande truffa del secolo. Processiamo la Ragioneria generale dello stato? “Cominciamo a chiederci dove fosse la commissione Bilancio della Camera? Dov’era?”. Il papà del Superbonus è Giuseppe Conte. Per punizione lo mandiamo a rifare le facciate delle seconde case, quelle di Beppe Grillo? “Prima di condannare Conte, va processato chi lo ha strappato al suo lavoro, preso dal suo ufficio e chiesto di fare il premier”. Perché la colpa sul Superbonus sarebbe anche della commissione Bilancio? “Perché  vale quanto la Ragioneria, può entrarci in polemica. Non l’ha fatto”. Pomicino, il più fantasioso dei democristiani? “Una volta si diceva la fantasia al potere, ma in Italia non è rimasta neppure quella. E non ci sono bonus”.

 

Pomicino, basta solo fantasia? “Serve profondità. Appartengo a una generazione che approfondiva”. Al Bilancio chi la aiutava? “Mi confrontavo con Guido Carli e il mio amico  Formica”. I disastri degli anni Ottanta e Novanta? “Come dicevo, l’esplosione del debito era causa di una pressione fiscale che era la più bassa d’Europa. Ma siamo stati risoluti. Per riportare l’inflazione a livelli sostenibili decidemmo di abolire la scala mobile. Lo decidemmo in un giorno”. Meloni, in una manciata d’ore, ha varato la tassa sugli extraprofitti delle banche. Non è stata risoluta pure lei? “Ma a cosa è servito? Cosa ha portato?”. Dicono un incasso di tre miliardi. Poco? “Se Meloni me lo chiedeva sapevo io dove trovarli. La vera domanda è un’altra. A cosa servono quei miliardi”. A cosa servono? “Ad acquistare Tim”. ‘O ministro come l’avrebbe comprata, con quali soldi? “Avrei chiesto a Poste o a Enel che già è presente in Open Fiber. Avrei utilizzato le multinazionali anziché caricare il bilancio dello stato”. Sul Foglio, l’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha dichiarato di essersi battuto per mettere un freno al 110. Il 110 resterà senza padre o la mamma del Superbonus rimarrà la sinistra? “E’ sempre la sinistra. Voglio ricordare che anche le baby pensioni sono passate con il voto della sinistra.  Quando c’è da fare un errore la sinistra è sempre d’accordo”.

 

Perché non è d’accordo sulla tassazione delle banche? “Perché è un’intimidazione alle banche mentre sarebbe necessario un accordo con le grandi ricchezze nazionali”. Una patrimoniale? “Un accordo non è un patrimoniale”. Pomicino, guarda i Tg? “Li guardo e rimango incredulo di fronte alla quantità di stronzate che vengono pronunciate dai parlamentari. Banalità, frasi ovvie e ridicole. Tutti si limitano a dire ‘spendiamo ancora’. Siamo soffocati da un florilegio faunistico di partiti”. Immagino conosca Paolo Gentiloni. Prima Salvini dopo Tajani e ora pure Meloni gli hanno ricordato di fare il Favino in Europa, di recitare la parte dell’italiano. Gentiloni è il fellone, l’infedele della nazione? “Fa davvero sorridere. Paolo non è l’avvocato dell’Italia, primo, perché l’Italia non è processata; secondo, pure se lo fosse, a fare da avvocato deve essere Meloni. Come governo cercano un perfetto capro espiatorio”. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ministro è? “Un ottimo economista, fratello del curato del Manzoni”. Elly Schlein? “Una movimentista da ammuina. L’esatto contrario di quello che è stato il Pci. Del resto il Pd non si sa cosa sia”. Ieri hanno esordito i nuovi direttori, di Giornale e Libero, Sallusti e Sechi. I giornali di destra cosa devono fare? “Farci piacere la destra ma senza insultare la sinistra. Sechi è un amico”. Fantasia? “A Meloni non servono i maggiordomi dell’inchiostro, ma polemiche ed argomenti. Un amico che si limita a obbedire fa male all’amico e non è un buon amico”. E Geronimo che fa? “Argomenta disubbidendo”.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio