Dopo il consiglio dei ministri

Meloni torna in conferenza stampa, recupera l'agenda securitaria e difende Giambruno

Simone Canettieri

La premier torna a parlare con i giornalisti dopo il Cdm per presentare il Decreto Caivano. E puntuale arriva la domanda sulle parole del compagno a proposito degli episodi di violenze di questa estate

Sette ministri, un sottosegretario alla presidenza e alla fine, a sorpresa ma anche no, arriva lei: Giorgia Meloni. E’ una conferenza stampa in versione maratona Telethon. Dura quasi due ore. Ci sono da presentare le misure sulla criminalità minorile dopo i fattacci di Caivano, misure come quella sull’accesso ai siti porno per gli under 18 che hanno visto poco prima in Consiglio dei ministri battagliare  l’uno contro l’altro i ministri Carlo Nordio ed Eugenia Roccella (con la prevalenza del Guardasigilli). Tuttavia la presenza della premier dà anche modo di parlare della questione europea: dalla manovra al ruolo di Paolo Gentiloni, commissario finito nel mirino del centrodestra. Di Antonio Tajani, di Matteo Salvini e di nuovo anche di Meloni: “Da quando ogni nazione ha il suo commissario accade che questi tengano un occhio di riguardo verso la nazione che rappresentano. Penso sia normale e giusto e sarei contenta se accadesse di più anche per l’Italia”. 

Visto che alla fine l’occasione è ghiotta, si parla di tutto. E siccome sullo sfondo di queste misure ci sono i casi di cronaca legati agli stupri di quest’estate, ecco la domanda sulle parole di Andrea Giambruno, il giornalista Mediaset compagno della premier (“se ti ubriachi e perdi i sensi alla fine il lupo lo trovi”). Alla fine Meloni prende la faccenda di petto, meglio chiuderla qui (“credo nella libertà di stampa non chiedetemi più conto di lui”) che portarsi dietro questo fastidio al G20 che l’aspetta in India. E dunque: “Andrea Giambruno ha detto in modo frettoloso e assertivo una cosa diversa da come è stata interpretata, in quelle parole non leggo ‘se giri in minigonna ti possono violentare’ ma qualcosa che mi diceva mia madre quando uscivo: occhi aperti e testa sulle spalle”. E dunque difesa totale del first gentleman e si va avanti. Il decretone securitario, occasione di questa conferenza stampa, conferma la tendenza panpenalistica dell’esecutivo. Anche se in Consiglio dei ministri non passa la proposta di Matteo Salvini di abbassare a dodici anni la punibilità penale. Nordio ripete che “non sarebbe etico”. E Meloni svicola dicendo che il punto non era mai stato all’ordine del giorno, dimenticandosi le parole del suo vicepremier.

Sull’accesso ai siti porno la posizione di Roccella si scontra con il parere di Nordio, ma anche con quello di Alfredo Mantovano, fatto proprio da Meloni in conferenza stampa: “E’ una materia che sta impattando pesantemente, va affrontata. Abbiamo inserito delle norme sul parental control, che è il minimo che si può fare. Il tema del blocco dell’accesso e della certificazione dell’età dei minori è una materia che entra molto nella privacy”. Anche il divieto dei cellulari, paventato in un primo momento, esce dal provvedimento che guarda alla sicurezza, ma anche al sud in generale con l’accentramento delle zone Zes a Palazzo Chigi, con nuove iniziative legate all’istruzione e con la nomina di un commissario, il dirigente medico della Polizia Fabio Ciciliano, alla guida della bonifica del Parco Verde, il quartiere ghetto di Caivano. E’ Meloni che “ci mette la faccia”. Che sta qui dopo aver incontrato a Palazzo Chigi la mamma di Giovanbattista Cutolo, il ragazzo ucciso a Napoli mentre provava a sedare una lite di strada. Nei fatti diventano ufficiali le norme annunciate la settimana scorsa a Caivano. E dunque: viene rafforzata la sanzione nei confronti dei genitori che abbandonano i figli e non li fanno andare a scuola. Il daspo urbano verrà esteso ai minori sopra i 14 anni. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, spiega che si tratta “dell’allontanamento da alcune zone della città per chi è responsabile di comportamenti che aggravano il disordine urbano, sarà valido anche per minorenni ultra 14enni”. Vengono anche rafforzate le misure di contrasto ai disordini in luoghi pubblici, ampliata la platea dei reati presupposto come il porto d’armi, la violenza, la resistenza a pubblico ufficiale o se già destinatario di misure cautelari in carcere, viene aumentata la pena per l’arresto per porto di strumenti atti a offendere, aumentando la contravvenzione, e la pena per porto e abuso di armi bianche, infine inasprimento verso spaccio di stupefacenti di lieve entità per minori, sempre ultra 14enni. Sarà comunque anche il giorno di Giambruno con la difesa totale della premier suggellata dalla frase: “Non mettersi nella condizione di consentire a questi animali di fare quello che vorrebbero fare”.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.