Il retroscena

Crosetto e le vite degli altri: il caso dossieraggio finisce in commissione Antimafia

Simone Canettieri

Indagine dell'organismo bicamerale. C'è l'intenzione di ascoltare il procuratore di Perugia Cantone e quello antimafia Melillo

Il caso del dossieraggio ai danni di vip, calciatori e soprattutto politici finirà in commissione Antimafia. Una storia, dai contorni non ancora definiti, che ha avuto fra le vittime anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, gli ex premier Matteo Renzi e Giuseppe Conte (e il compagno del di lui portavoce Rocco Casalino). L’inchiesta è scoppiata quest’estate quando la procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, ha svelato l’accesso abusivo alle banche dati di fisco, catasto e istituti di credito attraverso le Sos. Sono le segnalazioni di operazioni sospette che gli istituti di credito sono tenuti a fare a Banca d’Italia quando “sanno, sospettano o hanno motivi ragionevoli per sospettare che siano in corso o che siano state compiute o tentate operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo o che comunque i fondi, indipendentemente dalla loro entità, provengano da attività criminosa”.  
Queste segnalazioni negli ultimi anni, seppur alla fine giustificabili, sono finite sui giornali.

Nell’inchiesta è finito indagato Pasquale Striano, tenente della Guardia di Finanza, già in forza alla Direzione nazionale antimafia prima di essere trasferito a L’Aquila.   Crosetto che nell’ottobre del 2022 fece aprire il fascicolo con una denuncia, oltre a definire questa vicenda come “torbida” ha anche detto che fu un “tentativo di condizionare la composizione del nuovo governo attraverso l’acquisizione illecita e la diffusione strumentale di notizie false per attaccarmi”. La vicenda sbarcherà all’ultimo piano di Palazzo San Macuto. 


Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia, potrebbe convocare, tra gli altri, per un’audizione il procuratore di Perugia Raffaele Cantone e quello antimafia Giovanni Melillo, che dallo scorso maggio ha preso il posto di Federico Cafiero De Raho, andato in pensione e poi eletto deputato con il M5s. 


Il “dossiergate” ha acceso per qualche giorno il Palazzo all’inizio di agosto. “La storia di Crosetto mi ha colpito, ma per questo dobbiamo andare avanti, essere feroci. Mi fa paura, anzi vomitare, chi usa questi metodi contro gli avversari politici”, ha detto proprio al Foglio Colosimo. “Esprimo solidarietà al ministro della Difesa che, ci tengo a precisarlo, è parte offesa in questa fuga di notizie”, ha poi chiosato la premier Giorgia Meloni a margine di un Consiglio dei ministri appena scoppiato il caso. Che ha così sconvolto Palazzo Chigi al punto di spolverare “poteri forti”, “mondi grigi”. Se non una nuova P2 poco ci mancava, con venature da mezzo golpe. 
E dunque adesso, oltre alla procura umbra, se ne occuperà anche l’Antimafia e non il Copasir, per una questione di competenza. Le audizioni, che dovrebbero iniziare il mese prossimo in concomitanza con la ripresa dell’attività parlamentare, sono secretate. Cantone e Melillo potrebbero dunque venir chiamati per rispondere alle domande dei componenti dell’organismo bicamerale. Tra loro c’è, appunto, anche De Raho a capo della procura nazionale Antimafia per cinque anni. I fatti contestati da Cantone affonderebbero le loro radici anche negli anni. Da quando è scoppiato il caso fra la maggioranza e l’opposizione che siede in Commissione si sta discutendo di un’eventuale opportunità sulla presenza dell’ex magistrato (totalmente estraneo alla vicenda). Ma l’ultima parola spetterà alla presidente Colosimo e al diretto interessato. Sarà questa la prima di una lunga serie di “indagini” che la commissione guidata dall’esponente di Fratelli d’Italia vuole mettere in piedi. A volte dettate dalla cronaca, come in questo caso, altre invece dalla ricerca “della verità storica”. “Come nel caso delle stragi di mafia, partendo da quella di via D’Amelio”. 
    

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.