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L'editoriale del direttore

Non sembrerà, ma abbiamo molte ragioni per essere ottimisti

Claudio Cerasa

L’energia rinnovabile sta avanzando più velocemente del previsto. La scienza ci ha salvato dalla pandemia e potrebbe arginare l’Alzheimer. La povertà nel mondo è in regresso. Una column controvento del Financial Times: no, non stiamo marciando verso l’apocalisse

Simon Kuper è un eccellente giornalista inglese. Scrive ogni settimana sul Financial Times. E’ appassionato di sport. E’ innamorato dell’Europa. E ha una caratteristica rara, difficilmente riscontrabile negli osservatori contemporanei: è ottimista. Qualche giorno fa, sul Financial Times, ha dedicato una column scandalosa proprio a questo tema. Titolo: potrebbe non sembrare così, ma il pianeta oggi ha molte ragioni per essere allegro. Ma come, si dirà: tutti scrivono che il mondo va a rotoli e Kuper ci dice che non tutto va così male? Interessante. Proviamo a capire. Kuper denuncia un fatto: sta diventando norma l’idea che ci stiamo dirigendo verso l’apocalisse. Non importa come: prima o poi ci arriveremo. E dunque lo schema è sempre lo stesso: se c’è un problema, quel problema non può che diventare allarme. Se c’è un allarme, non si può essere fiduciosi sul nostro presente. Fatta questa premessa bisogna solo scegliere dal mazzo. Quale sarà l’allarme che inevitabilmente ci travolgerà? Il cambiamento climatico? Un’altra pandemia? L’intelligenza artificiale? Le armi nucleari? 

La provocazione di Kuper non è campata per aria. La riflessione nasce dall’ultimo rapporto dedicato dalla Gallup, la società di sondaggi più famosa del mondo, alle emozioni. Il report si chiama così: “Hope Index”. Obiettivo: sondare le aspettative globali per l’anno a venire. La notizia, scrive Kuper, è che i pessimisti oggi superano gli ottimisti con il maggior margine dal lancio dell’indice nel 1999. Di fronte a questo dato, Kuper si è giustamente indignato e ha scelto di fare un po’ di ordine e di mettere le cose a posto.

Dato numero uno: ma siamo proprio sicuri che il mondo sia così un disastro quando si parla di difesa dell’ambiente? Kuper dice: col piffero. E argomenta con un dato: l’energia rinnovabile, per esempio, sta avanzando in modo inaspettatamente veloce. Una prova? L’Agenzia internazionale per l’energia ha previsto lo scorso dicembre che la “capacità globale di energia rinnovabile” sarebbe cresciuta di 2.400 gigawatt dal 2022 al 2027, “un importo pari all’intera capacità energetica della Cina di oggi”. Ebbene: questo massiccio aumento previsto è stato del 30 per cento superiore alle previsioni dell’Agenzia dell’anno precedente. E se il ritmo di crescita dovesse restare costante, le rinnovabili potrebbero raggiungere risultati insperati. E perché tutto questo sta accadendo? Grazie agli investimenti dei privati. E grazie a una tecnologia verde che, in virtù della concorrenza che esiste ormai in questo ambito, ha prodotto miracoli. Vi pare poco? Non è poco. Così come non è poco un altro “motivo principale dell’ottimismo planetario”. Sapete quale? Facile: le scoperte mediche. Prendete il caso dell’Aids. E’ notizia di poco tempo fa (era il 14 luglio) un annuncio clamoroso delle Nazioni Unite. Tema: possiamo porre fine all’Aids entro il 2030. E poi: vogliamo parlare del Covid-19? Oggi, la pandemia ci sembra una vicenda lontana ma ancora un anno fa la pandemia era tra noi.  E due anni fa anche i lockdown erano tra noi. Come siamo arrivati al post pandemia? Grazie ai negazionisti che invitavano a non mettere mascherine e a non vaccinarsi e a non fidarsi della scienza? Ovviamente no. Siamo arrivati anche qui grazie all’innovazione. Grazie alla tecnologia. Grazie ai privati. Grazie alla capacità, alla forza, di scommettere con ottimismo sul futuro. Ricordate? In un anno, gli scienziati hanno prodotto il vaccino contro il Covid. E lo hanno fatto, ricorda ancora Kuper, con una tecnologia che ha molte altre possibili applicazioni, “inclusi molteplici vaccini contro il cancro ora in lavorazione”. E ancora: vogliamo parlare di Leqembi? Direte: e cosa è  Leqembi? E’ il primo farmaco della storia approvato dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti per rallentare la progressione dell’Alzheimer. Il primo e probabilmente non l’ultimo considerando che il gruppo farmaceutico Eli Lilly ha appena riportato i “risultati entusiasmanti della sperimentazione del proprio farmaco contro l’Alzheimer”.

Stessa storia, se vogliamo, anche sul lavoro. In che senso? Seguite il discorso di Kuper. Prendete il lavoro da casa. Nick Bloom della Stanford University ha presentato giorni fa un lungo studio sul tema. Ha notato che i lavoratori a distanza stanno sostituendo il tempo del pendolarismo con la famiglia e il divertimento (si noti, dice Bloom, il balzo stimato del 52 per cento nel golf giocato negli Stati Uniti dal 2019, con il decollo dei turni nei giorni feriali). E il lavoro remoto ibrido, dice ancora Kuper, “non sembra danneggiare la produttività, soprattutto con il miglioramento delle tecnologie e potrebbe attenuare gli squilibri urbano-rurali, poiché alcuni lavoratori ben pagati lasciano le grandi città. Il ragionamento di Kuper è chiaro (e per non perdere di vista l’ottimismo suggeriamo di seguire l’account twitter di Steven Pinker). Ma la sua spiegazione dell’ondata irrazionale di pessimismo universale è ancora più interessante. Il pessimismo, dice, a volte è razionale, e in buona parte dipende anche dal problema grosso della presenza sui media di notizie negative (hard news are only bad news) ma le persone tendono a essere irrazionalmente cupe riguardo allo stato del loro paese o del mondo. Provate a fare un esperimento. Chiedete a una qualsiasi persona accanto a voi se la povertà globale stia aumentando o no. E quando vi avrà offerto la sua risposta provate a convincerla del contrario rispetto a quello che ha detto. La povertà nel mondo ogni giorno è leggermente inferiore rispetto al giorno prima. Ottimisti di tutto il mondo: unitevi!

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.