L'archiviazione di Fontana e Gallera nell'inchiesta Covid sconfessa il metodo Crisanti

Archiviate le accuse di epidemia e omicidio colposi nell'inchiesta della procura di Bergamo sulla “mancata zona rossa” all'inizio della pandemia. Il tribunale bacchetta il microbiologo e senatore Pd: la sua consulenza ai pm è "un'ipotesi priva di riscontro"

Si chiude nel nulla la famosa inchiesta sulla gestione della prima ondata del Covid nella provincia di Bergamo, quella sulla "mancata zona rossa" in Val Seriana, per intenderci. Il tribunale dei ministri di Brescia ha archiviato le posizioni dei tredici indagati, tra i quali anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e l'ex assessore lombardo al Welfare, Guido Gallera, accusati di "epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo", Dopo l'archiviazione anche dell'allora premier Giuseppe Conte e dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza, sono state archiviate, per non aver commesso i fatti a loro ascritti, anche le posizioni degli altri undici: Claudio D’Amario, Agostino Miozzo, Silvio Brusaferro, Andrea Urbani, Franco Locatelli, Giuseppe Ippolito, Luigi Cajazzo, Angelo Borrelli, Giuseppe Ruocco, Francesco Paolo Maraglino e Mauro Dioniso. La corte ha "mantenuto in vita", rimandando gli atti alla procura, solo un'accusa di rifiuto d'atti d'ufficio per non aver applicato il piano antinfluenzale del 2006 a carico di Brusaferro, Borrelli, D'Amario, come tecnici, dell'ex assessore lombardo Gallera e dell'ex dg Cajazzo.

   

Ma c'è di più. Oltre a dire che l’istituzione della zona rossa non era competenza della regione Lombardia, la sentenza smonta il giustizialismo pandemico - cavalcato da Pd e M5s - e la tesi che la mancata zona rossa avesse causato un aumento delle morti. Un’accusa corroborata dalla "super consulenza" del microbiologo Andrea Crisanti, passato da essere lo scienziato di riferimento di Luca Zaia a grande accusatore delle regioni governate dal centrodestra e infine a senatore del Pd. Sulla consulenza tecnica affidata al pool di scienziati guidato da Crisanti i pm fondavano le accuse di epidemia e omicidio colposi. Secondo lo studio "gli indagati avrebbero cagionato la diffusione dell’epidemia in Val Seriana mediante un incremento stimato non inferiore al contagio di 4.148 persone, pari alnumerodei decessi in meno che si sarebbero verificati in provincia di Bergamo, rispetto all’eccesso dimortalità registrato in quel periodo, ove fosse stata estesa la zona rossa a partire dal 27 febbraio 2020. Con l’aggravante di aver cagionato la morte di più persone". Per la precisione 57 decessi in più. Ma per i giudici bresciani, "manca del tutto la prova che le 57 persone, che sarebbero morte per la mancata estensione della zona rossa, rientrino tra le 4.148 morti in eccesso che non ci sarebbero stati se fosse stata attivata la zona rossa". Il tribunale poi bacchetta il microbiologo. "Il prof. Crisanti - scrivono i magistrati - ha compiuto uno studio teorico, ma non è stato in grado di rispondere circa il nesso di causa tra la mancata attivazione della zona rossa e la morte di persone determinate". E infine la bocciatura definitiva del metodo Crisanti: "La contestazione dell’omicidio colposo (...) si basa quindi su una mera ipotesi teorica sfornita del benché minimo riscontro".

  
Il Tribunale di Brescia spiega poi che Fontana e Gallera avevano inviato "tempestivamente al governo" la richiesta di istituire la zona rossa. E sull'accusa alla regione Lombardia di non aver applicato il piano pandemico del 2006, l’imputazione cade perché, chi l’aveva scritto "si è espresso in termini drastici circa l’inutilità di quel piano per affrontare la pandemia". I giudici aggiungono, infine, che "sarebbe irrealistico ipotizzare" che l’epidemia "sia stata cagionata, anche solo a livello nazionale o regionale, da asserite condotte omissive. La dimostrazione empirica ma inconfutabile di tale assunto è data dal fatto che che tutti i paesi sono stati colpiti dalla pandemia, sia quelli che hanno adottato misure più restrittive come l’Italia, sia quelli che hanno adottato misure meno restrittive".