Renzi prova a mettere Calenda con le spalle al muro: "Chi rompe, deve dirlo a Macron"

Valerio Valentini

L'ex premier propone l'estrema conciliazione: niente spaccatura dei gruppi parlamentari in cambio di una lista unitaria alle Europee. Il leader di Azione tentenna. Ma mercoledì a Roma arrivano i vertici europei di Renew: ci sarà aria d'imbarazzo

La forza dell’imbarazzo. Secondo Matteo Renzi, dovrebbe arrivare quella dove nulla può la forza della ragionevolezza. “Per cui a  Macron e ai responsabili europei di Renew sarà qualcun altro a dover dire che no, non se ne fa nulla, ci siamo sbagliati”. Solo che quel qualcun altro, e cioè Carlo Calenda, alla paura dell’imbarazzo si dimostra, almeno nelle pose, assai immune. “Perché in nessun paese europeo c’è un unico partito liberale, e poi per policy i gruppi europei non s’intromettono nelle faccende nazionali”, spiega il leader di Azione.

E insomma è in questo clima vagamente situazionista che rischia di svolgersi, mercoledì prossimo, la riunione del bureau politico di Renew, il vertice coi principali esponenti del gruppo macronista al Parlamento europeo. Saranno una trentina i rappresentanti libdem di mezza Europa presenti a Roma, e il convegno dovrebbe chiudersi con una tavola rotonda che vedrà, sullo stesso palco del teatro Eliseo, sia Renzi sia Calenda, e insieme a loro anche Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova: tutti a discutere con Stéphane Séjourné, uomo di fiducia di Macron e capogruppo di Renew a Bruxelles.

Una foto che si vorrebbe evocativa, se è vero che il senso dell’iniziativa, quando è stata pianificata già nel gennaio scorso grazie all’eurodeputato renziano Nicola Danti, voleva essere la celebrazione dell’unità del fronte liberalriformista in vista delle Europee del 2024. Perché in ballo c’è, oltre alle fumose traiettorie dei centristi di casa nostra, il destino politico di Macron in Europa, le cui strategie passano evidentemente dalla costituzione di una pattuglia quanto più nutrita possibile a Bruxelles. L’Italia, con 70 parlamentari da eleggere, potrebbe  consegnare a Renew la seconda delegazione, dopo quella francese. A patto, certo, che non si disperdano le forze.  E non è un caso che, se non declinerà l’invito, tra gli interventi previsti ci sarà anche quello di Emma Bonino. E’ dunque in questa pretesa dichiarazione di solidità che però, al dunque, si dovrebbe celebrare la rottura tra Iv e Azione. E’ in quella sede  che Calenda dovrebbe spiegare le ragioni della scissione.

Così si spiega anche l’ultima mossa di Renzi: l’estrema offerta di riconciliazione all’alleato perduto. “Noi siamo pronti a mantenere i gruppi parlamentari congiunti – ha detto l’ex premier ieri ai deputati e ai senatori di Iv – a patto che smettano gli attacchi e le offese da parte di Azione, e a patto, soprattutto, che venga ribadita la comune volontà di costituire una lista elettorale unica per le Europee”. Ed è una prospettiva che, anche dentro la truppa calendiana, qualcuno considera come “l’ultima possibilità di non mandare tutto all’aria”. Ma non è l’umore generale.

Perché a dettare la linea, in Azione, resta per ora l’ala più intransigente, quella che fa capo a Matteo Richetti e Andrea Mazziotti. E’ quest’ultimo, in particolare, a far notare come la titolarità formale del contrassegno elettorale del Terzo polo sia proprio lui, il vicesegretario di Azione. E questo, spiegano i consulenti calendiani che hanno studiato il dossier, può complicare la via renziana alla costituzione del gruppo autonomo a Palazzo Madama. “Che non dovrebbe essere composto di soli 6 membri, a quel punto, ma di 9, salvo ottenere una deroga dal presidente La Russa”. Ohibò, la zuffa politica risolta a colpi di comma e codicilli. Il tutto, mentre l’intera segreteria romana di Azione, proprio ieri, ha deciso di passare in blocco in Iv. “Che però, peccato, era una segreteria già decaduta, quindi posticcia, insomma gente senza alcun incarico formale”, precisano i calendiani. Insomma un bel clima, in vista del vertice di Renew.
 

Di più su questi argomenti:
  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.