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Perché il Pd di Schlein è andato nel panico per la nuova foto di Meloni con il Papa

Elezioni e paure. Base riformista, cattolici e anche un pezzo della sinistra sono preoccupati per la decisione di Bergoglio di partecipare fianco a fianco alla premier alla grande kermesse sulla natalità. C'è chi teme sia dovuta alla posizione della segretaria sulla maternità surrogata

Al Partito democratico, c’è una certa seppur prudente soddisfazione per queste amministrative che nasce dalla convinzione che il Pd ormai ha invertito la tendenza negativa e alle europee avrà una buona affermazione, quella che servirà ad Elly Schlein per costringere Giuseppe Conte a un’intesa in vista delle prossime elezioni politiche. Ma nonostante questo si registra anche un certo timore tra i parlamentari dem. Timore non legato ai risultati elettorali di ieri e nemmeno alla sfida dei ballottaggi. Quello che preoccupa alcuni (Base riformista, cattolici e anche un pezzo della sinistra) è – udite udite – Papa Bergoglio. Già proprio lui. La sua decisione di partecipare fianco a fianco a Giorgia Meloni alla grande kermesse sulla natalità ha generato delle preoccupazioni. Da sempre questo Papa viene visto dalla sinistra come molto vicino e l’idea che invece si possa allontanare viene vista come una possibilità che non porterà bene al Partito democratico. Sarà dietrologia, ma una buona fetta dei dem si è convinta che questa novità molto abbia a che fare con la posizione assunta dalla segretaria Elly Schlein sulla maternità surrogata. La leader dem si è detta personalmente favorevole a questa pratica anche se ha tenuto a precisare che la sua opinione non impegna il partito, che infatti non ha presentato nessuna proposta di legge in materia. Ma certo la sua “apertura” sulla maternità surrogata ha spianato la strada a quel pezzo del Pd più a sinistra e alle new entry legate a Schlein che vorrebbero porre la questione e non lasciarla cadere. Probabilmente si tratta di timori eccessivi, fatto sta che nei capannelli dem da qualche giorno non si parla d’altro. 


Ma c’è anche un nuovo elemento di disagio in questo Partito democratico che deve ancora prendere le misure della sua nuova leader. Ai più infatti non è piaciuta la decisione di Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria nazionale, di partecipare alla protesta sotto il tribunale contro il processo agli attivisti del gruppo ambientalista di ultima generazione, accusati di aver imbrattato il Senato. A parte il fatto che il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, si è costituito parte civile in quel processo, ciò che ha destato un certo stupore è il rovesciamento della linea che il Pd da anni persegue. Ossia quella di non attaccare la magistratura. Insomma, una manifestazione sotto un tribunale per protestare contro un processo non è certo lo stile che il Partito democratico ha tenuto finora è più d’un autorevole esponente dem ha storto il naso quando ha visto che invece l’iniziativa di Marta Bonafoni era “coperta” dalla stessa segretaria.

  
L’insistenza con cui Matteo Renzi sta togliendo la terra sotto i piedi a Carlo Calenda, sta preoccupando non poco il leader di Azione. L’ex ministro dello Sviluppo economico si è convinto che il numero uno di Italia viva abbia una precisa strategia in testa: quella di fargli saltare i nervi e di metterlo all’angolo costringendolo a rimangiarsi la rottura e ad archiviare definitivamente il progetto del Terzo Polo come partito unico aprendo invece alla federazione a cui pensa da sempre Matteo Renzi. Il leader di Italia viva infatti vuole cercare di coinvolgere anche altre forze ed esponenti di altri partiti, che non vogliono irreggimentarsi in un partito, nella federazione. Il traguardo finale è sempre quello delle europee. Renzi è convinto che questa sia la formula con cui si può prendere un maggior numero di consensi da presentare poi al tavolo delle trattative quando arriveranno le elezioni politiche.