L'intervista

Giambruno, mister Meloni: "Il suo video spacca. Stare con lei? Ha dei vantaggi"

Simone Canettieri

Il giornalista e compagno della premier: "Lo spot del 1° maggio tra gli stucchi? Doveva andare in salumeria? Ma sulle domande della stampa, io non decido. Grazie al nostro rapporto posso avere spiegazioni, tipo sul decreto Lavoro"

Sarà stato lui a consigliarle quel video. Sicuro. D’altronde lavora in televisione da 15 anni. Magari glielo avrà sussurrato sulle scale mobili del centro commerciale Laurentina (la loro Roma nord a Roma sud) o forse sotto al Big Ben a Londra, alla vigilia proprio del Primo maggio. “No, Giorgia ha una comunicazione che funziona molto bene e che si è inventata questa trovata che ha spaccato”, dice al Foglio Andrea Giambruno, compagno della premier, papà di Ginevra, conduttore di “Diario del giorno” su Rete4.

Facciamo finta di crederci. Il video della sua Giorgia  è l’autosublimazione del potere: gli stucchi, le volte affrescate, le pareti damascate. “Scusa, ma doveva farsi riprendere dentro a una salumeria? In mezzo ai prosciutti? E’ il presidente del Consiglio, basta con questo pauperismo”.

Doveva farsi fare anche  domande dai giornalisti, non credi? Da collega.
“Questa è una loro scelta, immagino che non mancheranno le occasioni”. 

Hai lanciato il video autoprodotto da Meloni, prima di tutti, con enfasi e fanfare.

“Faccio questo nella vita, e non sono un robot. Non trovo giusto che altri colleghi si arroghino il diritto di spiegarmi come si conduce una trasmissione. Ora, capisco che sono il compagno di Giorgia, ma non era un video di mia nonna: era del premier. Do un giudizio tecnico, e non politico: è stata una bella mossa, ed è giusto che sia stato girato a Palazzo Chigi, che è la casa degli italiani. Insomma, erano altri che facevano finta di servire le pizze ai tavoli: Giorgia doveva rinchiudersi in cantina?”.

Il problema, niente di nuovo, come detto è la propaganda senza contraddittorio.

“Non spetta a me entrare in questa scelte, io faccio un altro lavoro e do solo giudizi tecnici, anche un po’ controvoglia perché poi finisco sempre nelle polemiche”.

Su, non sarà poi così dura la vita del first gentleman.

“Allora, non faccio la vittima perché non rientra nel mio carattere: faccio il giornalista da 15 anni. E questa situazione per me ha anche dei vantaggi professionali”.

Ti riferisci alla trasmissione che presto sarà prodotta da Mediaset a Roma su misura per te visto che ora lavori a Milano?

“Di questa cosa non so niente”.

E noi non ci crediamo.

“E fate male. L’ho appreso dai giornali, e niente di più. Non ne so niente”.

E quali sono questi vantaggi?

“Magari il decreto Lavoro ho chi me lo spiega se poi ne devo parlare in tv”.

Tu e Giorgia a cena che parlate dei voucher o del taglio del cuneo fiscale: che immagine.

“Non fare lo spiritoso. Magari ho fonti tra i suoi collaboratori che a me, come immagino ad altri, possono dare delucidazioni o dritte”.

Da quando Meloni ha stretto un patto con la famiglia Berlusconi anche la tua vita in Mediaset è migliorata? Prima eri sottoposto agli umori di Licia Ronzulli?

“Quante ricostruzioni! Io mi interfaccio da sempre con la mia direzione, come gli altri miei colleghi”.

Il governo sta per cambiare i vertici Rai, la destra meloniana è pronta a entrare a Viale Mazzini: Giambruno sogna una trasmissione nella tv di stato?

“Lavoro qui da 15 anni e mi trovo benissimo e ho un ottimo rapporto con tutti, a partire dai miei superiori”. 


(A dire il vero, la storia ha avuto curve più tortuose. A ottobre, al momento della formazione del governo, quando per esempio il Cav. decise di non votare Ignazio La Russa presidente del Senato, quando Forza Italia era ostile, quando proprio Berlusconi ricordò al mondo che il compagno di Meloni era un suo dipendente, proprio in quei momenti Giambruno  scomparì dalla conduzione dei tg. Messo a fare cucina redazionale. Puff. Una strana coincidenza nella legittimità della scelta di un’azienda privata. Su questo punto il giornalista, che sa stare al mondo, non proferisce parola).

“Sto benissimo nella mia azienda”.

Allora tu sei un aziendalista e filogovernista per fatto privato: ti offendi?

“No, sono un giornalista che si trova in questo momento in questa particolare situazione che è transitoria come tutto nella vita”.

Comunque il video di Meloni è anche un’autorappresentazione del potere chiuso nel Palazzo: come si cambia, eh.

“Non sono d’accordo nemmeno su questo: Giorgia non è una che si è trincerata nel Palazzo. Ha un’agenda fittissima, e ne so qualcosa. Basta seguirla, almeno una volta a settimana parte per impegni istituzionali. Ha un gradimento personale altissimo tra la gente.  E non lo dice Andrea Giambruno”. 

Tiene così al gradimento personale che presto la rivedremo ai comizi elettorali.

“Finora ha evitato impegni di partito perché è il presidente di tutti gli italiani, anche di chi giustamente non l’ha votata. Poi è normale che sotto elezioni, adesso ci sono le amministrative, si faccia qualche tappa in giro per l’Italia”.

Le consiglierai, a nome della categoria, di fare più conferenze  quando prende provvedimenti importanti per il paese?

“Ancora! Non spettano a me questo tipo di decisioni”. Giambruno, 42 anni, è un tipo svelto e per nulla sprovveduto, ha il fisico del surfista che si diverte tra le onde del conflitto di interessi (Il Fatto gli ha  contato in cinque mesi di governo 10 convegni moderati per  gruppi di lobbisti). “Senti, io non cerco rogne, ti ho risposto, ma non cerco rogne, sia chiaro. Ciao”.
  

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.