Il caso

I riformisti litigano anche dentro il Pd

Gianluca De Rosa

La scelta di Stefano Bonaccini di partecipare alla segreteria unitaria della Schlein divide i suoi sostenitori al congresso. Luca Lotti si sfoga in chat 

I riformisti non litigano solo dentro all’ormai defunto Terzo polo. Anche nel Pd, nell’area pragmatica, i riformisti appunto, che al congresso hanno sostenuto il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, sono ai ferri corti. A tanti non è piaciuto il metodo con cui lo sconfitto ai gazebo e oggi presidente del Pd ha condotto la trattativa con  Elly Schlein sulla segreteria unitaria. “Dire che ha scelto di mantenere una postura molle è anche troppo, si è completamente appiattito”, dice un importante deputato dem che pure al congresso ha sostenuto con convinzione Bonaccini. La situazione comunque è deflagrata con la scelta del governatore di entrare in segreteria nonostante la gestione molto accentratrice di Schlein che lascia ai riformisti ben poca possibilità di incidere davvero. “Sarebbe stato meglio avere una chiara minoranza interna in grado di alimentare una dialettica utile a tutti”, ripetono in tanti a una settimana di distanza dall’annuncio della nuova squadra di governo del partito. 


Tutto comunque avviene poche ore prima dell’annuncio della nuova segreteria. Dopo giorni di tensioni sopite con difficoltà, quando i giochi sembrano ormai fatti, la situazione tra i riformisti dem esplode. Nella chat WhatsApp degli esponenti di Base riformista, la corrente degli ex renziani, la più attrezzata tra le aree che hanno sostenuto Bonaccini, scrive l’ex fedelissimo di Renzi, Luca Lotti. Parole di fuoco per sottolineare di non avere condiviso “né nel merito, né nel metodo” l’atteggiamento tenuto non solo da Bonaccini, ma anche di chi, a nome di Base riformista, ha gestito la trattativa. In pratica un attacco diretto contro Alessandro Alfieri, già coordinatore di Br, entrato come unico esponente della corrente nella nuova segreteria di Schlein con le deleghe alle Riforme e al Pnrr. Tra i due ha provato a mediare l’ex ministro della Difesa, oggi presidente del Copasir e uomo forte di Br, Lorenzo Guerini. Tentativo vano. Dopo i messaggi di Lotti in chat è partita una girandola di messaggi colmi di frustrazione che ha intasato gli smartphone dei riformisti dem.


Lo strappo  è stato certificato il giorno successivo per interposta chat. Alfieri, in vista della riunione su Zoom di venerdì 7 aprile (giorno precedente all’annuncio della nuova segreteria) con Bonaccini ha creato un nuovo gruppo WhatsApp includendo, tra i sostenitori al congresso del governatore emiliano, soltanto coloro che hanno condiviso la scelta della segreteria unitaria. Escludendo dunque Lotti e uscendo di fatto da Base riformista. Anche durante la riunione virtuale con Bonaccini – durante la quale il presidente dem ha comunicato ai suoi la scelta e i motivi per entrare nella nuova segreteria – non sono mancate le critiche alla gestione di una trattativa che è stata quasi una resa a Schlein. La quale ha pescato a piene mani tra i suoi fedelissimi per comporre la nuova squadra, ma ha potuto parlare lo stesso di segreteria unitaria (con molta Emilia-Romagana, peraltro). Parole molto dure le ha pronunciate Alessia Morani. La più netta però è stata l’ex capogruppo dem in Senato Simona Malpezzi, sostituita per volere di Schlein da Francesco Boccia. Malpezzi ha spiegato di considerare “un errore” l’ingresso in una segreteria “con così poco spazio politico” per i riformisti dem. La squadra che parte unitaria insomma, potrebbe trovarsi lo stesso presto con una rumorosa minoranza interna. Difficile invece dire se qualcuno tra i riformisti dem possa lasciare a stretto giro il partito. Tra i più quotati per l’addio ai dem  c’era l’ex capogruppo Andrea Marcucci, che in recenti interviste aveva manifestato la sua volontà di  passare al Terzo polo. Dopo le liti tra Renzi e Calenda, l’ex senatore potrebbe dunque finire ad abbracciare solo i vecchi compagni oggi dentro Italia viva.