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Caro vecchio spacciatore di tappeti

Meno elmetti e più sparate sull'immigrazione: Salvini torna Salvini

Salvatore Merlo

Tra un annuncio e l’altro di mirabolanti opere pubbliche, il capo del Carroccio si è accorto che Meloni è in difficoltà per via degli sbarchi e ne ha subito approfittato. Vedi mai che gli italiani ci cascano ancora

L’altra sera in tv Matteo Salvini diceva “europeo” almeno un centinaio di volte: inutilità europea, posizione europea, assenza europea. E tutto questo tra primi piani, panoramiche e carrellate molto europee. Pareva un cinematografo, appunto, l’“Europeo”. Ecco la sintesi del quotidiano il Tempo: “Matteo Salvini scoperchia le carenze di Bruxelles sulle politiche europee. Il ministro delle Infrastrutture chiede interventi urgenti e mirati per risolvere il nodo immigrazione. ‘O l’Europa si sveglia o mi domando che senso abbia di esistere’”. Arrivati a questo punto, non possiamo né vogliamo nascondere la nostra affettuosa emozione per avere finalmente ritrovato il Salvini dei bei tempi andati. Meloni lavora e sgobba, va a Bruxelles e fa politica estera con Macron e Scholtz, lui sta a casa e  torna al mestiere del Michelasso. Mangiare, bere e andare a spasso.

 

E allora basta coi ponti, che noia le gallerie e che barba la Salerno-Reggio Calabria. Altro che codice degli appalti approvato ieri dal governo. Questo è il Salvini che conosciamo! Quello che invoca il pattugliamento europeo che lui stesso aveva cancellato, quando da ministro dell’Interno pretese e ottenne la chiusura della missione navale Sophia. Quello che aveva trasformato in irregolari tutti i richiedenti asilo.  Quello che prometteva di stanziare  42 milioni di euro per i rimpatri, ma nel  decreto sicurezza ne stanziava appena tre. E’ tornato. Era ora. Un uomo molto rimpianto non solo da noi, ma pure al Viminale, perché quando c’era lui  ognuno dei funzionari, degli stenografi e persino degli uscieri poteva partecipare alle discussioni con la consolante certezza che per male che andasse non sarebbe mai stato lui l’ultimo a capire. Dove lo troveremo mai più uno che fa meno espulsioni di Alfano, che smantella gli Sprar, che fa aumentare i clandestini e che per mesi riesce pure a intrattenerci fermando quattro povere navi delle ong nei porti, mentre il 90 per cento dei migranti non sbarca con quelli navi?

 

Non per niente è stato il solo ministro dell’Interno del quale, non avendola, non si è mai potuto dire che abbia perso la testa. Ora torna a parlare di immigrazione. Finalmente. Da sempre infatti egli ci affascina per la totale assenza che è in lui, manifestamente, della preoccupazione di avere un’idea. O di risolvere un problema. Quella di pensare è una necessità dalla quale non è mai tormentato. Tra un annuncio e l’altro di mirabolanti opere pubbliche, si è accorto che Meloni è in difficoltà per via degli sbarchi, che insomma l’immigrazione torna a essere un argomento spendibile. E poiché circola nell’ovvio e nella ripetizione come un venditore di bruscolini, adesso si è tolto l’elmetto da ingegnere costruttore di ponti sullo Stretto di Messina per riprendere l’attività di ambulante migratorio. Il cervello lo fa funzionare, caricando la molla come le sveglie, nel momento in cui bisogna essere furbi. E questo è uno di quei momenti. Bastava dunque osservarlo l’altra sera, mentre sparava a casaccio sull’inafferrabile concetto di Europa: era fuori stagione, sì, ma così vispo e garrulo che sembrava appena uscito da un istituto di restauro. “Vedi mai che la gente ci casca di nuovo”. Così questo supremo sacerdote dei commestibili, quest’uomo che con la sua incessante domanda fa rincarare il prezzo del vitellone, questo padano sulla cui bandiera invece del sole delle Alpi splende una mortadella, torna fra noi, promettendoci nuove ebbrezze. E basta coi ponti. Dunque bentornato Salvini, caro vecchio spacciatore di tappeti.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.