verso il nuovo segretario

Ecco il mio Pd: Cuperlo e De Micheli rispondono al Foglio

Identità e alleanze. Europa e guerra. Tasse, giovani, ambiente. Dieci domande del Foglio ai candidati segretari del Partito democratico

Il Foglio ha posto una serie di domande ai quattro candidati alla segreteria del Partito democratico. Queste sono le prime due risposte. Lunedì risponderanno Stefano Bonaccini e Elly Schlein.

  

1) Un aggettivo per qualificare il suo Pd. E perché quell’aggettivo renderà la sua proposta alternativa a quella degli altri candidati. 

Gianni Cuperlo. Ne uso due. Libero e autonomo. Nel senso della sua cultura politica perché da almeno vent’anni la sinistra campa di tatticismi e svicola dall’ostacolo vero, il cambio d’epoca più dirompente della storia umana con scienza e tecnica a incidere sui princìpi della vita e della sua fine, su relazioni umane, primato del lavoro, forme della socialità. Vorrei un partito che oltre a ottimi programmi di governo recuperasse la sfida di un pensiero sul tempo che gli è toccato in sorte.

   

Paola De Micheli. Vitale. Innovativo e Radicale nelle scelte, il tempo del Pd come partito di sistema chiamato alla manutenzione ordinaria del paese è finito, non può più essere il partito dell’un po’ e un po’. Questo anche nell’organizzazione interna: gli iscritti devono tornare a decidere, dalla scelta dei candidati alla linea politica nazionale. Dobbiamo  essere concreti nella risposta ai bisogni delle persone concentrandoci sulle questioni sociali per migliorare la loro vita.

   
2) Alleanze. Se vince il congresso, proporrà un nuovo tavolo di coalizione? Aperto a chi? Sia a Conte sia a Calenda?

GC. Se vincessi proporrei di dare vita a una rete di “Comitati per l’Alternativa” nel solco degli ulivisti “Comitati per l’Italia che vogliamo”. Li aggancerei a campagne specifiche, sul salario orario minimo legale, la transizione climatica, l’emergenza abitativa, la spesa sanitaria come garanzia di pari prestazioni da Torino a Palermo. E offrirei questo spazio di iniziativa a tutte le forze di opposizione ma muovendo da pochi temi urgenti nella vita di milioni di famiglie.

PDM. Il Partito democratico deve costituire il perno del centrosinistra, la sconfitta alle elezioni regionali ha confermato che per battere la destra occorre costruire una coalizione ampia con un progetto politico coerente e proposte concrete.

  
3) Guerra. A un anno dall’inizio dell’invasione russa, crede necessario continuare a sostenere, sia finanziariamente sia militarmente, l’Ucraina, fino a respingere l’avanzata di Putin?

GC. La risposta è sì, perché un paese invaso militarmente ha il diritto-dovere di difendersi. La carneficina di questi mesi, corpi straziati, donne, bambini, sono uno stupro di tutti i valori cardine della nostra civiltà. Il punto è nella coda della domanda. Cosa vuol dire “fino a respingere l’avanzata di Putin”? Tornare alla situazione del 24 febbraio di un anno fa o a prima del 2014? Quando il presidente ucraino parla di una “vittoria” sul campo che cosa precisamente intende? La capitolazione dell’esercito russo e un possibile regime change a Mosca oppure il sostegno anche militare dell’Occidente deve servire a premere sul Cremlino perché lo spiraglio per quanto esile della trattativa si allarghi quel tanto da consentire un prossimo cessate il fuoco? Lo chiedo perché esattamente in quella terra di mezzo tra i due scenari dovrebbero agire la politica e le diplomazie se ancora esistono. 

PDM. Siamo stati e continuiamo a essere a fianco della Resistenza del popolo ucraino, in questo conflitto è evidente a tutti chi è l’aggredito e chi l’aggressore. Il sostegno dell’Occidente deve determinare le condizioni per discutere la tregua e aprire un negoziato di pace che non sia una resa incondizionata dell’Ucraina.

  
4) Autonomia. L’Emilia-Romagna fu la prima regione non di destra a richiedere di gestire molte delle competenze previste dall’autonomia. Che giudizio dà del progetto varato dal governo?

GC. Pessimo e dunque irricevibile. Al netto del metodo (non è passato dalla conferenza Stato-Regioni) avrebbe l’effetto di disunire ancora di più un paese già spaccato di suo. Con tutto il rispetto per il commercio con l’estero, le 23 materie concorrenti non sono uguali e non è possibile creare 20 sistemi scolastici o sanitari diversi. Quanto all’impegno di varare entro un anno i Lep (livelli essenziali delle prestazioni) non ci crede neppure il ministro Calderoli. Detto ciò, che una delle pre intese al tempo del governo Gentiloni sia stata sottoscritta anche dall’Emilia Romagna fa tornare a mente la metafora letteraria di Cechov quando spiegava che se nel primo atto di un dramma compare una pistola è certo che prima o poi quella pistola sparerà. Ecco, vorrei che in futuro evitassimo di armare la mano e le norme dei nostri avversari.

PDM. Sono fermamente contraria all’autonomia. E’ evidente a tutti che aumenterebbe le tante disuguaglianze presenti nel paese. Quando tutti i cittadini avranno garantiti gli stessi diritti e servizi, dalla sanità alla scuola, allora si potrà affrontare il tema dell’autonomia.

   

5) Europa. L’alleanza “Ursula”, col sostanziale accordo tra Pse, Ppe, Verdi e Renew è quella da perseguire anche in futuro, in caso di necessità, o preferirebbe, in Europa, una dialettica più polarizzata con Pse e Ppe su fronti opposti?

GC. Mi pare che quelle famiglie politiche, tutte, avrebbero bisogno di una ridefinizione di sé. Compreso il Pse che annovera al proprio interno forze collocate su posizioni talvolta opposte su materie sensibili come nel caso della redistribuzione dei migranti e della modifica degli accordi di Dublino. Un buon metodo per facilitare questi chiarimenti dovrebbe essere partire dai dossier rilevanti, la riforma del Patto di stabilità e le norme sugli aiuti di stato in testa. 

PDM. A maggio del 2024 dalle elezioni europee potrebbero uscire nuovi equilibri, il Pse avrà un ruolo centrale in una Europa che promuove il cambiamento delle istituzioni. La strada maestra è rafforzare la democrazia realizzando gli Stati Uniti d’Europa. Una gestione solo intergovernativa aumenta il potere dei paesi a guida sovranista e mette a rischio molte delle conquiste del nostro continente. 

   
6) Governo. Possibile collaborare con Meloni, su alcune proposte specifiche, in particolare sulle riforme istituzionali, qualora la maggioranza dovesse per esempio passare dal presidenzialismo al premierato? O esclude a priori che questa strada possa essere intrapresa in questa legislatura?

GC. Sto alle parole e agli atti. Sinora il governo ha issato le due bandiere dell’autonomia differenziata e del presidenzialismo con una combinazione destinata a scardinare gli equilibri istituzionali e dei poteri, compresa la funzione di garanzia del capo dello stato. Qualunque dialogo sulle riforme deve passare a mio avviso dal ritiro del disegno Calderoli. 

PDM. Direi che l’indegna gazzarra scatenata in Parlamento sul caso Cospito dalla destra e l’imposizione dell’autonomia non sono stati passi nella direzione del dialogo e del confronto. Noi sappiamo cosa proporre per il paese, ma per discutere con la maggioranza su questioni come le riforme la Meloni deve cambiare atteggiamento.

  
7) Giovani. L’Italia è il paese con la più alta spesa pensionistica d’Europa. Sarebbe favorevole a una diversa ripartizione generale delle risorse, riducendo la spesa previdenziale e finanziando fondi di ricerca per giovani studenti? Quale sarebbe una politica “per i giovani” che sosterrebbe a tutti i costi, anche a costo di votarla  insieme al centrodestra?

GC. Vorrei capire in cosa consisterebbe una riduzione della spesa previdenziale. Tagliare le pensioni a chi con quell’assegno sopravvive? Oppure intervenire sulle finestre di uscita? Ma qui la domanda la pongo io: lo si farebbe estendendo l’Ape sociale e le tipologie di lavori gravosi e pesanti, come riterrei giusto, oppure si proseguirebbe nella logica sbagliata di Quota 100 e 103 con la penalizzazione delle donne e dei percorsi discontinui? Sui giovani l’investimento strategico è sulla formazione lungo l’intero arco della vita. Sviluppare l’istruzione tecnica e professionale. Aumentare lo stipendio agli insegnanti recuperando il valore sociale di quella funzione. Aggiungo la riforma dei centri per l’impegno con personale qualificato in numero tale da competere con le analoghe strutture di Francia e soprattuto Germania.  

PDM. Il bilancio pubblico ha spazi per importanti recuperi di risorse sulla base delle priorità politiche. E’ chiaro da anni che dare a tutti un po’ non ha generato gli effetti sociali declamati in campagna elettorale. Anche la destra sta cadendo in questa trappola, poco a tutti. Il Pd deve avere poche e chiare priorità, solo così si potrà riorientare veramente la spesa pubblica. Queste priorità per me sono lavoro, transizione ecologica, scuola, sanità e giovani. 

   

8) Giochino. Sanders o Biden? Starmer o Corbyn? Macron o Mélenchon? Blair o Brown? Renzi o D’Alema?

GC. Bibì o Bibò? Passiamo alla nona.

PDM. Biden, Starmer, Macron, Brown e De Micheli.

   
9) Patrimoniale sì o no? Riduzione delle tasse sul lavoro sì o no? 

GC. Sì, basta avere tremore dinanzi alle parole. Abbiamo la tassa di successione con la franchigia più alta e l’aliquota più bassa d’Europa. Prendiamo una qualunque legge applicata altrove nel continente e aggiungeremo un miliardo almeno al gettito attuale. Chiedere un contributo di solidarietà in un paese con 5 milioni e seicentomila italiani sotto la soglia di povertà non mi pare una bestemmia. Sulla riduzione delle tasse sul lavoro la risposta è ovviamente positiva, dovrebbe trattarsi di un intervento strutturale e rivolto a compensare la perdita trentennale del potere d’acquisto dei salari italiani.

PDM. Chi ha di più deve dare di più ma il fisco giusto rivoluziona l’attuale sistema, non solo progressivo come previsto nella Costituzione. Deve liberare il lavoro sia sul fronte della tassazione che su quello della burocrazia. 

   
10) Termovalorizzatori sì o no? Nucleare sì o no? Rigassificatori sì o no? Stop ai veicoli inquinanti (quindi a benzina e diesel) di nuova immatricolazione a partire dal 2035 sì o no?

GC. La transizione ambientale deve sposarsi a una sostenibilità economica e sociale. Il termovalorizzatore a Roma serve come servono i rigassificatori a Piombino e Ravenna. Abbiamo 37 inceneritori contro i 96 della Germania e i 126 della Francia. Sul nucleare penso che dissociarsi dalla ricerca e dagli sviluppi che potrebbe generare sia sempre un errore. Lo stop ai veicoli inquinanti deve combinarsi con una strategia industriale e piani di conversione per industrie produttrici e l’indotto che non possono essere abbandonate al destino di chiusure e licenziamenti di decine di migliaia di operai e dipendenti. Rimane l’avversione conclamata della destra per i temi ambientali. Abbiamo delle eccellenze con progetti nazionali ed europei sul solare termodinamico, il fotovoltaico ad alta resa, batterie innovative o l’idrogeno green. Ma come paese siamo molto indietro e dobbiamo accelerare, investire in ricerca e formazione dei nuovi profili professionali che verranno. La storia non si ferma, almeno questo dovremmo averlo imparato.

PDM. Termovalorizzatori sì, insieme alla incentivazione della raccolta differenziata. Sì alla ricerca del nucleare pulito e sicuro. Per arrivare all’obiettivo del 2035 occorre un immediato salto di qualità per garantire densità e accessibilità economica alle fonti alternative non fossili, bisogna accelerare.

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