L'intervista

"Fare il giornale unico di destra è una stronzata. Salvini trotta, Pd drogato". Parla Vittorio Feltri

Carmelo Caruso

"Spero di finire la carriera al Corriere. Al Giornale mi piacerebbe Folli. A Repubblica mio figlio Mattia o Concita De Gregorio. La libertà del giornalista inizia dallo stipendio". Intervista all'ex direttore de Il Giornale

Direttore, è vero che tornerai a dirigere il Giornale?

“Tutto può essere”.

 

Ti piace ancora che si dica Vittorio Feltri, direttore del Giornale?

“Di giornali ne ho diretti sette, forse otto. Ho perso il conto”.

 

Al Foglio, sulla carta, non usiamo il “bianco e nero” per dividere le domande dalle risposte. Riusciremo a farci capire?

“Basta essere popolari e avere dei buoni titoli. Il titolo è importantissimo insieme alla grafica”.

 

Vuoi dare in anteprima la notizia dell’acquisto da parte degli Angelucci de il Giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi?

“Da quanto ho capito il passaggio si formalizzerà a marzo”.

 

Si dice che gli Angelucci, gli editori del tuo Libero, dove ancora scrivi, vogliano acquistare pure la Verità per assemblare la “Fox Meloni news”. A cosa serve costruire un polo editoriale schierato a favore della premier?

“Fare un unico giornale di destra sarebbe una stronzata”.

 

E non correte il rischio di farla?

“I giornali muoiono quando hanno tutti una stessa linea. Basta guardare Corriere e Repubblica. Il giornale unificato non funziona. Servono giornali con linee diverse. Gli Angelucci non faranno un giornale unico. Non commetteranno questo errore”.

 

Ma perché acquistarne ancora uno?

“Hanno del denaro e fanno bene a spenderlo. Che lo investano sui giornali non può che farmi piacere”.

 

Ti piacciono ancora i giornali?

“Posso dirlo? Mi annoiano. Sono pieni di luoghi comuni, banalità. Non mi attizzano”.

 

Qual è il primo giornale che leggi?

“E’ sempre il Corriere della Sera. Ho lavorato per tanti anni al Corriere nel momento più bello della mia vita”.

 

Ti hanno mai chiesto di fare ritorno?

“Me lo hanno chiesto”.

 

E perché hai rifiutato?

“Ovvio! Mi hanno offerto poco. La libertà del giornalista si misura dallo stipendio. Più alto è, più libero sei. Il buon giornalista è il giornalista ben pagato. La libertà di stampa inizia dalla libertà del giornalista di andare a mangiare in trattoria, comperare un abito decente. La compensazione del giornalista passa dalla firma e dal denaro”.

 

E però al Corriere ci vuoi tornare…

“Certo che ci vorrei tornare per concludere la mia carriera”.

 

In un giornale nuovo che grafica ti piacerebbe avere?

“La più invitante, al momento, è quella de La Stampa. Il giornale di Massimo Giannini mi piace. E’ il più vivo”.

 

Per il nuovo Giornale si fa il nome di Nicola Porro come direttore e ovviamente quello di Alessandro Sallusti. Se fossi editore a chi proporresti la guida?

“Stefano Folli sarebbe un grande direttore. Al Corriere lo hanno malmenato”.

 

Il tuo parco firme?

“Il buon Panebianco, Della Loggia, Cazzullo che è anche prolifico”.

 

E se fossi editore di Repubblica?

“Chiamerei a dirigerlo mio figlio Mattia Feltri e non perché è mio figlio ma perché è il più bravo. Avrebbe un senso anche Concita De Gregorio. E’ capace di fare polemica”.

 

Ti piace Concita De Gregorio?

“In generale mi piacciono le giornaliste. Scrivono meglio degli uomini. Hanno un vocabolario più ampio”.

 

Lo scegli il tuo “inviato speciale”?

“Gli inviati mi hanno rotto le scatole”.

 

Perché?

“Basta leggere gli inviati italiani in Ucraina. Sono di parte, il giornalismo si perde”.

 

Hai scelto di fare politica e candidarti alla regionali lombarde con Giorgia Meloni, ti sei pentito?

“Al contrario, sono felicissimo e la continuo a ritenere la leader più abile. Io non vedo altri. Attilio Fontana sarà il presidente, ma il Consiglio regionale sarà dominato da FdI. Salvini ormai è come un cavallo che non galoppa, ma che trotta. Della sinistra preferisco non parlarne”.

 

Il Pd?

“Mi sembra un partito di drogati. Voglio intendere che mi sembrano storditi, confusi. Non li capisco e mi sembra che non li capisca neppure l’elettorato”.

 

In FdI sono bravi a comunicare?

“Sono svegli, non sono dei buzzurri”.

 

Se Berlusconi vende il Giornale sarà la sua resa politica?

“Potrebbe dare questa impressione. Ma è tutto più semplice di come si racconta. Il Giornale, e non solo quello, ha delle perdite. La famiglia Berlusconi non vuole coprire quelle perdite”.

 

E invece, malgrado tutto, i giornali continuano a influenzare la politica: il caso benzina, il caso Nordio con le smentite da parte del ministro e della premier… Non erano finiti?

“I giornali sono letti da politici che non vogliono passare per dei cattivi politici”.

 

Feltri cosa sta leggendo?

“Un libro di Diego Fusaro. Alcune osservazioni intelligenti in una marea di merda”.

 

Il feltrismo cos’ è?

“Non l’ho capito neppure io. I giornali non si pensano, si scrivono. E’ come l’amore, bisogna farlo, solo dopo si può comprendere se è stato tenero”.

 

Montanelli aveva lasciato il suo articolo da postumo. E Feltri?

“Una sola frase. Vittorio Feltri, cretino sul serio. Credeva nelle stupidate che scriveva”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio