Il racconto

La strana agenda di Meloni tra Libia, Ucraina, Berlino e le faide di Fratelli d'Italia

Simone Canettieri

La premier da domani inizia il tour all'estero, ma è alle prese con la rivolta interna al partito romano. Il 5 febbraio parteciperà all'evento di Rocca, candidato nel Lazio

Andrà in Libia, ma anche il suo partito ormai  è animato da  tribù.  Poi a  Kyiv, dove certo lì sì che c’è la guerra, altro che le bagattelle di Colle Oppio. In  mezzo: Varsavia, le visite di  Michel e  Orbán. E  ancora: Stoccolma e Berlino, per il semestre svedese europeo e per parlare  con  Scholz  di gas e riposte comunitarie al piano di Biden contro l’inflazione. Al termine di questa agenda (a proposito: che fine hanno fatto gli “Appunti di Giorgia”?)   l’Air force Meloni atterrerà la mattina del 5 febbraio all’auditorium della Conciliazione. Sarà l’unico evento della premier  da capo di partito a sostegno di Francesco Rocca, candidato governatore nel Lazio, terra di fratelli coltelli.  


Con lei ci sarà Matteo Salvini ed è previsto un video saluto di Silvio Berlusconi. E’ chiaro però come questo appuntamento sarà interessante solo per capire eventuali nuovi sviluppi della questione romana che scuote il partito di Meloni, nato proprio sui colli fatali. E per opera per giunta di Fabio Rampelli, il padre nobile ora disconosciuto, sempre più ridimensionato (per essere buoni) insieme alle sue fastidiose e agguerrite truppe. A partire da Massimo Milani, “il federale” commissariato d’imperio da Meloni (con Giovanni Donzelli)  il giorno in cui si trovava ad Algeri per stringere importanti accordi economici sull’energia.   Un po’ di attenzione al Piano Mattei e un po’ ai gabbiani rampelliani. 


 Questa faida  romana, che miscela senso di comunità, peso della gratitudine, aneddoti sul “vi ho creato io”, è destinata a continuare. 

L’impulso a “cercar la bella morte” fa parte di questo mondo dove può mancare la fortuna, ma mai il valore.   Tuttavia c’è un primo e un dopo. E la situazione rischia di finire fuori dal controllo della “capa” se magari nel bel mezzo di un bilaterale con il cancelliere tedesco, qualcuno dei suoi le scrivesse: “Ti prego intervieni, questi l’hanno fatta grossa!”. “In questa fase serve disciplina, perché Giorgia ha altro a cui pensare: deve governare il paese”, racconta al Foglio il triangolo di potere che alberga tra ministeri e Via della Scrofa dove si gestisce la supplenza. Da qui rispondono Arianna, “la sorella madre”, e il marito Francesco Lollobrigida.  

La tribù di FdI è così belligerante che perfino due profondi conoscitori della destra italiana nonché capitolina, come Francesco Storace e Gianni Alemanno, preferiscono starsene alla larga. Risposte raccolte dall’ex governatore e dall’ex sindaco: “Non ho seguito la vicenda”. Oppure: “Non ho nulla da dichiarare”. 

Il fatto è che la storia non finisce qui. Milani, il deputato rampelliano commissariato, ha scritto una lettera molto puntuale a Meloni per contestarne le scelte. Fatto lecito, ma inedito.  Il vicepresidente della Camera, con gavetta lunga quarant’anni, è pronto a non darsi per vinto. Questa mattina è atteso in tv. Non sparerà contro il quartiere generale, ma nemmeno abbasserà le orecchie. Adesso la sfida, che è generazionale, si sposta sulle preferenze per le regionali nel Lazio e poi in caso di vittoria di Rocca ci sarà da ridere al momento di formare la giunta. Se Roma è un caos, c’è il rischio che altri feudi inizino a dare sempre più problemi. Come raccontano le cronache milanesi dove i protagonisti ingombranti si chiamano Daniela Santanchè e soprattutto Ignazio La Russa. Meloni vorrebbe dire a tutti “state boni se potete”. Peccato che intanto la stia aspettando Zelensky.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.