Dovrebbe forse, ora che ambisce a ottenere credibilità internazionale, ringraziare che negli anni passati nessuno l’abbia presa troppo sul serio. Nel senso che, semmai questo ambizioso Piano Mattei per l’Africa dovrà mai vedere la luce, Giorgia Meloni lo dovrà in grossa parte al fatto che nessuna delle cose che lei invocava, rispetto a politiche energetiche e di cooperazione, è stata attuata. Il piano prevede di sfruttare l’Italia come hub del gas del Mediterraneo. E ciò era tecnicamente infattibile fino a quando Fratelli d’Italia, col governatore abruzzese Marsilio, si opponeva alla realizzazione della centrale di spinta a Sulmona, cosicché il gas proveniente dall’Africa si sarebbe bloccato lì, a metà del paese: un “collo di bottiglia” che è stato rimosso solo perché il governo Draghi ha adottato i poteri sostitutivi. C’è poi la questione delle estrazioni nell’Adriatico. Anche quelle riserve andranno utilizzate: e contro le trivelle Meloni si è sempre schierata (“Perché sono un regalo alle grandi lobby”), fino a battersi per il Sì nel referendum del 2016.
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