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Editoriali

Le retromarce di Meloni nel 2023

Redazione

Dopo il Pos, catasto, Mes e balneari: indietreggiare è l’unica soluzione

La promessa era stata categorica e impegnativa: “State certi che non indietreggeremo”, aveva detto nel suo discorso d’insediamento alla Camera. E invece forse il 2023 sarà l’anno in cui Giorgia Meloni dovrà esibire le sue capacità di fare retromarcia, del resto affinate in mesi di abiure sistematiche (l’uscita dall’euro dimenticata, il “blocco navale” rivisitato, il draghismo riscoperto). E dovrà farlo soprattutto sui dossier che interessano di più l’Europa. Gli inciampi sul Pos, in questo senso, sono  solo un prologo che già lascia intravedere il prossimo ravvedimento: quello sul Mes.

 

Gli indizi in fondo sono già espliciti: dopo mesi di campagna truculenta contro il varo della riforma del Fondo salva stati, dopo aver infine sperato – ma sovranisticamente, s’intende – nel soccorso della Corte costituzionale tedesca, ora Meloni ha già preparato la resa, spostando l’attenzione sull’eventuale richiesta di soccorso al Mes (“Non lo prenderemo mai”) ma dicendosi, in sostanza, pronta alla ratifica del trattato. Altro che barricate. Approccio analogo, Meloni sembra rassegnata a dover usare anche sulla revisione del catasto, che è una delle richieste più ricorrenti da Bruxelles. “Sulla riforma del catasto si può fare una mappatura per migliorare la conoscenza delle costruzioni italiane, ma da questo governo non partirà mai un aumento della tassazione sulla casa”. E’ esattamente quello che cercò di fare Draghi: ma allora Meloni diceva che la semplice revisione dei parametri “era una premessa per la stangata”, una “patrimoniale con inganno”. Dunque anche qui: retromarcia già inserita. Come pure sui balneari. Meloni arrivò a contestare di fronte alla Corte costituzionale (in quel caso a Roma, non a Karlsruhe) una sentenza del Consiglio di stato che sanciva la scadenza delle concessioni a fine 2023. Ricorso  bocciato. Per cui ora, oltre a una procedura d’infrazione, incombe sull’Italia anche il rischio che dal 2024 molti gestori balneari diventino di fatto abusivi: e dunque bisognerà intervenire. Altro che tirare dritto: “Se indietreggio, applauditemi”.

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