L'intervista

"Questa è la migliore manovra possibile. E sul Mes si può procedere con la ratifica". Parla Ronzulli

Valerio Valentini

"Mi auguro che non ci siano altre concessioni ai No vax. Lo Spid non si tocca. Il 'condono' proposto da Sisto? Nulla di nuovo. Il Pos? Non sono certo queste le sfide che vanno ingaggiate con l'Europa". E poi i rapporti con Renzi e quelli tra il Cav. e Meloni. Intervista alla capogruppo di FI al Senato, che dice: "Questo governo è figlio del centrodestra di Berlusconi"

Le critiche su quel che è stato, le accantona: “Perché coi pochi soldi e il pochissimo tempo a disposizione, abbiamo dovuto fare di necessità virtù”. Piuttosto, si concentra su quel che andrà conseguito, specie in campo europeo (“Il Mes? Sì, si può procedere con la ratifica, ma a patto di correttivi)” e su ciò su cui è bene non perseverare: “Niente eliminazione dello Spid”, come prospettato dal sottosegretario meloniano Alessio Butti, e nessun altro ammiccamento ai No Vax”. Insomma chi ha voluto vedere in Licia Ronzulli una nemica giurata di Giorgia Meloni si ritrova in verità di fronte a una sostenitrice convinta del governo. “Hic manebimus optime”, dice la capogruppo di FI al Senato. Che certo, però, non rinuncia a rivendicare la bontà delle proposte azzurre, anche quelle che sono apparse più controverse. Il paventato emendamento Sisto per un condono penale sugli evasori è stato liquidato da Lega e FdI come un’iniziativa personale, ad esempio. “E invece il viceministro della Giustizia Sisto – ribatte Ronzulli – ha spiegato con chiarezza che si è tratta di un’ipotesi di studio interministeriale. Il Mef e Via Arenula  hanno analizzato diverse strade per rendere più utile e appetibile la pace fiscale. Tra queste, si è parlato anche della possibile estinzione di alcuni reati minori a conclusione del pagamento integrale di quanto voluto”.

Un mezzo condono, però, va detto. “Non è niente di nuovo”, insiste Ronzulli. “Col governo Renzi venne approvato un megacondono, con tanto di scudo penale, per quanti avevano illegalmente spostato capitali all’estero. Parlarono di ‘voluntary diclosure’, ma era un ‘condono in cashmere’”.

Ci sta però che anche questa iniziativa abbia finito con l’esasperare il caos di una legge di Bilancio approvata in modo alquanto rocambolesco. “Questo governo ha ottenuto la fiducia il 26 ottobre scorso. I tempi stretti sono stati obbligati, data la situazione. Ma in meno di due mesi abbiamo allestito una manovra di tutto rispetto, premesso che due terzi dei 35 miliardi erano giustamente vincolati per tutelare imprese e famiglia dal caro energia. Di fronte a un simile quadro economico, questa è la migliore manovra possibile”. Di cui, dunque, FI si dice soddisfatta. “Si può sempre fare di più. Il nostro obiettivo di legislatura resta quello di portare le pensioni minime a mille euro, e manterremo questo impegno. Con la Finanziaria facciamo un primo passo in questa direzione”.

Con, però, anche qualche retromarcia. Sul Pos, ad esempio, il ravvedimento della Meloni è evidente: è un brutto segnale che denota incoerenza, o è un buon indizio di come anche FdI voglia condividere le regole europee? “Sul Pos è stato convocato un tavolo con tutti i soggetti coinvolti per individuare una soluzione valida al reale problema di commissioni troppo alte sui micropagamenti”. E poi, però, si è tornati sui propri passi. “Ma non è certo sul Pos che bisogna ingaggiare sfide con Bruxelles. Quelle che l’Italia deve vincere in Europa sono ben altre. Penso, ad esempio, alla questione dell’immigrazione, che va affrontata in modo strutturale a livello comunitario”.

E sul Mes? Ora che l’Italia è rimasto l’unico paese su 19 membri a non aver ratificato il nuovo Trattato, non è il caso di procedere? “Si può procedere a patto di correttivi. Con coerenza, FI ha sempre criticato alcuni aspetti del regolamento che lasciano troppa arbitrarietà al direttore del Mes, rendendo la struttura priva di qualsiasi controllo democratico. Non si può inoltre ignorare il fatto che siano cambiate le condizioni, per cui il meccanismo è da rivedere”.

Insomma, dal solco europeo non si può scantonare? “Solo i gufi pensavano che l’arrivo al governo del centrodestra avrebbe portato l’Italia al default. Non tenevano conto della storia di FI”. Storia che però il popolo sovranista non  sembra apprezzare sempre, almeno a giudicare dai fischi riservati sabato scorso dal pubblico della Meloni a Berlusconi. “Ma davvero dobbiamo parlare di un fatto così marginale che certo non costituisce un problema politico?”. Si racconta di un Cav. alquanto dispiaciuto. “Appunto, si racconta. Ma non sempre un racconto corrisponde al vero. L’avventura del centrodestra prende vita nel ’94 dalla straordinaria intuizione di Berlusconi. Il governo di oggi è frutto della storia di ieri e della coerenza del percorso fatto in quasi trent’anni”. E i rapporti tra Berlusconi e Meloni, dunque? “Ottimi”

E quelli con Matteo Renzi? Tra il leader di Iv e il Cav. c’è una crescente sintonia. Premessa di grandi manovre? “Non direi. Il fatto che ci si trovi su fronti politici opposti, che rimarranno tali, non significa che non ci possa essere una stima personale e non ci possano essere convergenze su alcuni temi, come anche la giustizia”. A proposito: Carlo Nordio sembra spesso più vicino a FI che non al resto della maggioranza. “Sul resto della maggioranza non mi pronuncio. Quanto a noi, le cose che finora ha detto il ministro Nordio sono il manifesto di FI sulla giustizia: 10 e lode”. 

Più complicata la situazione sul fronte delle politiche sanitarie. “La posizione di FI è stata chiara fin dall’inizio della pandemia e si è concretizzata in una mia proposta di legge sull’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari, poi recepita dal governo”. E però, anche a fronte di questa nettezza, sul reintegro dei medici No vax la premier ha tenuto il punto. C’è da aspettarsi ulteriori cedimenti sul fronte antiscientismo, in futuro? “Mi auguro davvero di no. Se oggi siamo in un contesto epidemiologico sotto controllo, lo si deve ai vaccini e alla scienza”.

Ma un certo approccio antiscientifico, forse perfino un po’ luddista, non si ravvisa anche nell’avversione della destra al digitale: dopo il Pos, ora lo Spid? “Questa è una lettura un po’ cattivella. Non c’è alcuna intenzione di eliminare lo Spid, né di fare passi indietro sul fronte delle tecnologie. Il nostro programma parla di semplificazione, semplificazione e  semplificazione. Per molti cittadini, specie i più anziani, l’accesso ai servizi telematici è ancora complicato. Ma nessuno intende tornare al cartaceo o alle file di ore per il proprio turno in circoscrizione”.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.