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Salvini, sbloccando le opere pubbliche, può cambiare davvero

Sergio Soave

Mettere la ruspa a servizio delle Infrastrutture può aiutare la Lega a governare il suo leader 

Matteo Salvini soffre evidenti difficoltà nel tenere insieme la Lega, fatica a mantenere un ruolo di primo piano nel confronto politico, anche perché i temi sui quali si è concentrata la sua iniziativa sono, ora che si passa dalla propaganda all’azione governativa, sono presidiati da altri ministri. Ha però un ruolo tutt’altro che irrilevante come ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, posto nel quale è finito quasi per caso ma del quale pare stia gradualmente comprendendo il grande peso che può esercitare. Sbloccare le opere pubbliche di dimensione municipale, far avanzare progetti che per qualche ragione (burocratica o giudiziaria) si sono arenati, trovare un equilibrio tra i diversi livelli di governo per fare e non per suscitare i soliti irrisolvibili conflitti di competenze, sono tutte funzioni in cui l’attivismo di Salvini può, finalmente, incredibilmente, trovare uno sbocco. Peraltro l’ammodernamento delle infrastrutture e del sistema di trasporti è un campo nel quale gli investimenti pubblici e quelli privati determinano immediatamente un effetto positivo sull’occupazione e, una volta completate le opere, migliorano la produttività complessiva del sistema.

 

Salvini, che gestendo un malloppo importante del Pnrr attraverso il suo ministero sa oggi più che mai che metterci la faccia sul Pnrr significa anche rischiare di perderla, si trova a gestire le operazioni che più rapidamente possono permettere all’Italia di superare il rischio di recessione, il che gli conferisce anche un ruolo politico di primo piano. Se svolgerà questo compito con impegno, come ha fatto in queste prime settimane di lavoro, e come ha notato ieri anche Matteo Renzi sula Stampa, otterrà per una via inattesa quella visibilità e quella centralità che si è affannato di recuperare senza grande successo nel ruolo di capo partito. E’ esercitando le funzioni attinenti alla sua carica istituzionale che può superare le inevitabili contraddizioni tra l’atteggiamento elettorale ovviamente propagandistico e quello operativo che presenta limiti oggettivi ma apre anche possibilità di successi concreti. Sembra se ne stia rendendo conto e se sarà così sarà un bene non solo per lui.

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