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Bossi chiede a Salvini di riconoscere il Comitato Nord. Salvini si rifiuta. L'unica a sorridere è Moratti

Carmelo Caruso

Sono nate ufficialmente due Leghe. Quella di Bossi vuole apparentarsi con Attilio Fontana. Il segretario della Lega: "Non me ne occupo". L'ex sindaco di Milano cresce nei sondaggi

La “secessione” l’hanno fatta, ma da lui. Sono ufficialmente nate due Leghe e la nuova, che in realtà è la più antica, ha chiesto a Matteo Salvini di essere riconosciuta. Nessuno aveva pensato a questo scenario: la decolonizzazione di un partito. Una delegazione del Comitato Nord, la corrente fondata da Bossi, a cui hanno aderito 4 consiglieri regionali lombardi, è stata ricevuta ieri dal presidente Attilio Fontana. Intendono sostenerlo e fare parte della coalizione. La delegazione era composta da Angelo Ciocca, Paolo Grimoldi e la guidava ancora una volta Bossi, con la sua carrozzina, la sua “Due Cavalli”. Quando lo hanno visto arrivare al Pirellone, i giornalisti gli hanno chiesto cosa ne pensasse di Salvini. Bossi avrebbe risposto che è “un bambino”, che “non si comporta da uomo e io parlo con gli uomini”.

 

La frase è stata successivamente smentita. Uomo, nell’accezione di Bossi, è sicuramente Fontana. Non ha solo deciso di ricevere vecchi amici e compagni, ma ha anche tenuto testa al suo assessore regionale al Bilancio, Davide Caparini, un salviniano. Si racconta che dopo l’incontro tra Fontana e Bossi, Caparini si sia permesso di ammonire il suo presidente: “Hai sbagliato a riceverli”. Fontana: “Non sei tu nelle condizioni di dire cosa debba fare”. Manca poco e li farà ruzzolare dalle scale. Fontana deve affrontare Letizia Moratti e loro, i leghisti, lo aiutano offrendogli ripetizioni di mala educacion. Non hanno ancora capito chi devono sfidare.

 

La candidata di Azione e Italia Viva ha ingaggiato come spin doctor Daniel Fishman, l’ex di Stefano Bonaccini, e avrebbe stanziato per la sua campagna elettorale una cifra che viene definita “sbalorditiva”. L’ex leghista Davide Boni si candiderà nella lista Moratti. E’ la stessa Moratti che dice al Comitato di Bossi: “Venite via con me”. La scorsa settimana si è fatta intervistare da Bloomberg. Vuole intercettare quel fenomeno di cui ha parlato l’architetto Stefano Boeri: lo spostamento di uomini e capitali da Londra a Milano. Si offre come madrina di un rinascimento lombardo. Circolano sondaggi incoraggianti per lei ma soprattutto si comincia a credere che in Lombardia FdI sia sovrastimata. Questa volta tutto quello che perde la Lega non riuscirà a recuperarlo il partito della Meloni. Fontana può fare affidamento sulla sua lista personale, oltre 300 amministratori locali (verrebbero candidati anche due simboli del Carroccio come Giuseppe Leoni e Francesco Speroni) ma se foste Fontana vi privereste del sostegno di un’ulteriore lista di leghisti identitari? Bossi e Salvini erano nella stessa città, nelle stesse ore, ma Salvini si dedicava alla sua attività principale. Parlava ai cronisti dei cantieri che sblocca. Dal racconto che fa è come se vivessimo nella Repubblica Centrafricana.

 

Alla fine del suo punto stampa, da casa cantoniera, alla domanda sul Comitato Nord, Salvini ha replicato che lui non può occuparsi di questi casi locali e che decideranno il segretario regionale, Fabrizio Cecchetti e il suo vice, Eugenio Zoffili. Sono i viceré di Como, due che hanno scambiato la regione Lombardia per l’ufficio collocamento del partito. Tra l’altro lo fanno per conto di Forza Italia. Nota un leghista di Milano: “Siamo l’unico partito che stipendia un portavoce che è anche coordinatore provinciale di Forza Italia”. E’ Mauro Caprani, sindaco di Erba, e portavoce del presidente del Consiglio regionale della Lombardia. Salvini ha in precedenza dichiarato di non accettare lezioni di militanza. Dovrebbe farsi più umile e informarsi sulla crescita del Comitato Nord in Lombardia.

 

Non c’è solo questa pattuglia di consiglieri regionali. In ogni comune ci sono leghisti che vogliono costruire gruppi alternativi con il logo di Bossi. Le liste regionali andranno depositate entro il 12 gennaio. Questo trust leghista di intelligenze, i viceré di Como, scommette sul fallimento dell’operazione Comitato. Sottovalutano la collera contro di loro. Salvini non ha nessuna intenzione di apparentarsi con Bossi e lo tratta come fosse un piccolissimo problema, come se non gliene restano altri. La Lombardia è la sua polizza se vuole rimanere a Palazzo Chigi. Il partito lo controlla, ma in che modo? Gli ultimi congressi locali quando non li vince di poco, Salvini li riesce a vincere solo grazie a uno speciale metodo. Circolano audio di segretari locali leghisti che stanno tesserando di corsa fedeli alla linea del capo. Una tessera della Lega è una cosa seria tanto da essere conferita dopo prove di militanza ma adesso viene invece rilasciata come i volantini sul tergicristallo. Pure nel volantinaggio Salvini rischia di arrivare ultimo. Quelli del Comitato nord ormai lo fanno meglio. 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio