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la dichiarazione

Rave e vaccini: due saggi “no” di Ronzulli

La capogruppo di FI al Senato dà indicazione al suo gruppo di votare a favore della linea del governo ma a titolo personale non vota il provvedimento cosiddetto anti-rave: di mezzo c'è il reintegro dei medici contrari ai vaccini

A titolo personale Licia Ronzulli fa due cose giuste, non votando l’intero provvedimento cosiddetto anti-rave e votando ancora meno, se possiamo dire così, l’articolo di quel decreto in cui, con una capriola legislativa e procedurale, si stabilisce il reintegro nell’attività professionale dei medici contrari ai vaccini. Poi, a titolo istituzionale, cioè da capogruppo di FI al Senato, ne fa un’altra corretta, perché dà indicazione al suo gruppo di votare a favore della linea del governo e quindi contro la sua convinzione. Non è una decisione improvvisa, non c’è la ricerca di visibilità. Sul contrasto ai rave con strumenti repressivi e potenzialmente pericolosi per la libertà di riunione può essere stata colta un po’ di sorpresa dall’attivismo governativo. Ma sul sostegno pieno alle campagne vaccinali, con il corollario degli obblighi imposti ai medici e del contrasto alla propaganda novax, la sua è una posizione chiara, fin da quel primo tempo della partita anti-vaccinista che si giocò sul tema delle vaccinazioni obbligatorie per accedere alle scuole prima della pandemia e dell’esplosione della protesta antiscientifica. Un “no” per lasciare spazio alla società e alla libertà individuale e uno per chiedere che lo stato si faccia forte anche contro la libertà individuale quando questa mette vite in pericolo, in modo provato e razionalmente prevedibile. Due no saggi e seri. Ben fatto.
 

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