Laboratorio

M5s si inventa il terzo mandato (civico). L'ex sottosegretario Cancelleri si vuole candidare sindaco a Catania

Paolo Mandarà

E' scoppiato tutto con lui. Era pronto a candidarsi per la terza volta alla regione Sicilia, ma Grillo lo fermò (e con lui anche i big). Oggi Giancarlo Cancelleri è pronto a candidarsi a sindaco del capoluogo etneo

“Non ho mai pregato per una candidatura. Prego i santi”. Lo disse Giancarlo Cancelleri, storico esponente dei Cinque Stelle, quando nello scorso giugno rinunciò a candidarsi (per la terza volta) alla presidenza della Regione siciliana. Una scelta dettata dal buonsenso, oltre che da un preciso vincolo: quello dei due mandati. Su cui il M5s – su precisa indicazione di Beppe Grillo – non ha inteso derogare. La decisione assunta da Giuseppe Conte, ob torto collo, è costata la riconferma a numerosi big del Movimento: da Paola Taverna a Vito Crimi, passando per l’ex presidente della Camera Roberto Fico e l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede. Compreso Cancelleri, che dopo aver consumato tre quarti della sua carriera politica all’Assemblea regionale siciliana, da parlamentare semplice e da vicepresidente dell’aula, è migrato a Roma – da non eletto – per entrare nel secondo governo Conte.

 

Sembrava tutto risolto. Pace all’anima degli “esclusi”. E invece, a distanza di qualche mese, il terzo mandato potrebbe tornare d’attualità. Merito, o colpa, del geometra Giancarlo, originario di Caltanissetta, che dopo aver trascorso pochi mesi ai margini della politica (è stato sottosegretario anche con Draghi), ha scelto di irrompere sulla scena delle prossime elezioni amministrative di Catania: “La mia candidatura è sul piatto. Da quando vivo in città, sono le persone che mi chiedono di candidarmi”, ha confermato il diretto interessato a ‘Livesicilia.it’. Sarà pur vero che la sua presenza, alle pendici dell’Etna, è divenuta irrinunciabile; e che le sue origini nissene non infastidiscono i catanesi, reduci da una sindacatura funesta (l’ex primo cittadino, il neo senatore di FdI Salvo Pogliese, si è dimesso alla vigilia delle Politiche dopo due sospensioni per “peculato”).

 

Ma più che preoccuparsi del consenso esterno, Cancelleri dovrà spiegare agli esponenti del suo partito come farà a candidarsi. La deroga che non gli è stata accordata a giugno per presentarsi alle primarie regionali del centrosinistra, ed eventualmente sfidare Schifani, dovrebbe concretizzarsi nella prossima primavera. Sempre che l’ex viceministro alle Infrastrutture scelga di proseguire col Movimento 5 Stelle. Nei Comuni, infatti, resiste il trucchetto della lista civica, del bene comune, della visione condivisa. E persino del ‘famolo strano’: Cancelleri, per inciso, era stato uno dei principali “aperturisti” quando Gianfranco Micciché, commissario di Forza Italia nell’Isola, aveva sperato di riproporre anche in Sicilia il modello Draghi.

 

Lo storico leader nisseno accolse Grillo, nel 2012, dopo la traversata dello Stretto di Messina (oggi il rapporto tra i due appare un filo deteriorato); è stato due volte in competizione, prima con Crocetta poi con Musumeci, per diventare presidente della Regione; ha rivestito la seconda carica del parlamento più antico del mondo; ha attraversato tutte le fasi del Movimento, da Di Maio a Conte, rimanendo il portavoce più influente (per distacco) anche dopo essersi trasferito a Roma, nel 2019. Fu proprio quel trasferimento che gli costò un durissimo attacco da Dino Giarrusso, l’ex Iena fuoriuscita dal Movimento, che lo tacciò di opportunismo per aver abbandonato una carica elettiva.

 

Il resto è storia recente: “Sia Grillo che Conte - disse il 30 giugno, in conferenza stampa, annunciando il passo indietro - si sono confrontati a lungo perché pensavano probabilmente che potessi essere il miglior candidato. Ma quando si è iniziato a parlare di norme ad personam, ho creduto non fosse più il momento di andare avanti”. Cancelleri, a meno di un cambio repentino del regolamento, che non sembra all’ordine del giorno, è assolutamente certo di non poter fare il sindaco di Catania in quota M5s. Le uniche eccezioni ammesse dal vincolo dei due mandati riguardano i consiglieri comunali. A Giuseppe Conte non resta che inventarsi uno stratagemma – o un voto dell’ultima ora su Skyvote – per riammetterlo nell’olimpo dei grandi. Dei politici indimenticati che la gente ancora reclama per strada.

Di più su questi argomenti: