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Tutte le promesse che Salvini non ha mantenuto nella legge di Bilancio

Luca Roberto

In campagna elettorale aveva parlato di abolizione del canone Rai, azzeramento dell'Iva sui beni di prima necessità, di abolizione della legge Fornero. E anche dell'assunzione di 10mila forze dell'ordine. Cosa ha ottenuto? Quasi niente

Sui suoi profili social campeggiano ancora le card a tinte vivacissime. Erano le settimane, quelle della campagna elettorale, in cui Matteo Salvini ogni giorno ne annunciava una diversa, pur di tamponare l'emorragia di voti che poi però non è comunque riuscito a bloccare. Le sue pagine erano tutto un profluvio di ricette per rilanciare il paese, sempre ammiccando ai grandi cavalli di battaglia che ne hanno contraddistinto la comunicazione nel corso degli ultimi anni: sicurezza, tasse più basse per tutti e riforma delle pensioni. Così, scorrendo all'indietro le pagine, resta agli atti che il segretario della Lega prometteva di abolire il canone Rai. O quanto meno, toglierlo dalla bolletta elettrica.

 

 

L'ex ministro dell'Interno ci credeva talmente tanto a questa promessa che l'aveva inserita nelle sei priorità annunciate all'ultimo raduno di Pontida. E che fosse un argomento di cui non si era dimenticato affatto lo provano le dichiarazioni di nemmeno qualche giorno fa. Quando Salvini. in una diretta TikTok, ha detto: "Pagare il canone Rai per guardare i Fazio o i telegiornali di sinistra, anche no!". Dimenticandosi di ricordare che però nelle stesse ore, a Che tempo che fa, c'era ospite il suo compagno di partito Luca Zaia. Ebbene, alla prima prova ufficiale qual è la presentazione della legge di Bilancio cos'ha ottenuto? Niente, visto che la norma non è stata presa nemmeno in considerazione. E del resto dagli uffici del Mef s'era sollevata un'alzata di spalle trasversale quando i leghisti avevano provato a introdurre la misura in questa finestra temporale. Addirittura il canone rimarrà in bolletta anche per il prossimo anno per far di conto con le ragioni di bilancio della tv pubblica, sempre a caccia di finanziamenti.

 

 

E sulle pensioni, invece? Da anni il letmotiv, ripetuto ossessisavemente da Matteo Salvini, è l'abolizione della legge Fornero. All'epoca del governo gialloverde riuscì a piazzare una misura fallimentare come Quota 100. Che però andando a scadenza e avendo interessato una fetta minima di pensionati italiani, andava sostituita con qualcos'altro. Dopo mesi di interlocuzioni, e con la Lega che partiva da posizioni ben più generose, alla fine il governo ha ripiegato su Quota 103, che – e qui è lo stesso esponente del Carroccio, il sottosegretario Claudio Durigon, a dirlo – riguarderà 48mila persone. Non esattamente il superamento tanto propagandato prima della chiamata alle urne.

Più o meno il meccanismo che si è riprodotto a proposito dell'azzeramento dell'Iva. Sulla scia di altri partiti (come Impegno civico di Luigi Di Maio, che ne fece la propria bandiera), la Lega proponeva l'abbassamento dell'imposta sul valore aggiunto per i beni di prima necessità, alimentari in primis. Effetti pratici ottenuti nella Finanziaria 2023? Nessuno, se è vero che Meloni e gli altri ministri hanno preferito premiare altri settori merceologici come i prodotti per l’infanzia e per l’igiene intima femminile, per cui l'Iva è scesa dal 10 al 5 per cento (con il governo Draghi c'era già stata una riduzione dal 22 al 10 per cento). 

 

 

Potrebbero essere pezzi di un puzzle che, componendosi un po' alla volta, mostra tutta l'aleatorietà del programma leghista e del suo leader. Ma la distanza tra quanto era stato promesso e quello che si è ottenuto non finisce qui. Anche l'idea di dotare le forze dell'ordine di ulteriori 10 mila agenti tra polizia e carabinieri è rimasta solo uno slogan che campeggia sopra alla scritta a caratteri cubitali "Credo" (lo slogan della Lega per le politiche). Non c'è nessuna traccia nemmeno di questa misura. Così come su altri campi i risultati sono stati al di sotto delle aspettative. Perché è vero che Salvini potrà pur sempre rivendersi l'allargamento della flat tax al 15 per cento per le partite Iva che hanno un fatturato fino a 85mila euro (finora il limite era fissato a 65mila euro annui). Ma in campagna elettorale, e nel programma del Carroccio, l'intenzione in materia fiscale era molto più ambiziosa: e cioè introdurre una sorta di flat tax, seppure con aliquote differenziate, per tutti i lavoratori. Dipendenti e autonomi.

Un retrogusto amaro nelle mire del ministro delle Infrastrutture l'ha lasciato anche l'innalzamento del tetto al contante. Che è sì salito da mille a 5mila euro, ma è la metà di quanto chiedeva e spammava sui suoi social la Lega (e cioè 10mila euro). Sarà anche per questo che, accantonato il grande progetto di "pace fiscale" (si stralceranno solo le cartelle fino al 2025 e per un importo fino a mille euro) Salvini ha scelto di parlare, in conferenza stampa, del progetto del Ponte sullo stretto per cui è prevista la ripartenza dei lavori. E' forse l'unica vera promessa che è riuscito a non sconfessare in meno di tre mesi. 

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