Il racconto

Meloni, la guerra a Parigi sui migranti e l'ombra di Salvini. Il Colle è preoccupato

Simone Canettieri

Nemmeno il tempo di stringere la mano al segretario Nato che la premier si ritrova isolata in Europa. La Lega esulta, lei si interroga. I timori per le ritorsioni di Macron su Pnrr e gas. Il Quirinale osserva preoccupato la crisi diplomatica 

Con la Nato, ma isolata nella Ue. Il paradosso è questo.  Nemmeno il tempo di stringere la mano di  Jens Stoltenberg che subito si ritrova alle prese con una crisi diplomatica con la Francia, quasi degna di quella scaturita nel 2019 dopo la visita dell’allora ministro Luigi Di Maio ai gilet gialli (manca solo il ritiro dell’ambasciatore transalpino). Succede tutto nella giornata in cui Giorgia Meloni è compiaciuta della visita a Palazzo Chigi del segretario generale dell’Alleanza atlantica: un tributo al solido posizionamento  dell’Italia, a partire dal fronte a est, con la guerra in Ucraina. Ma anche un riconoscimento per le missioni guidate in Kosovo e in Iraq.  

Dettagli di una giornata funestata dalla crisi con Parigi sui migranti.  Le parole del ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, sono incendiarie. Arrivano all’ora di pranzo e mandano in bambola la war room del governo per tre ore. E’ il giorno in cui è chiaro come Meloni non abbia ancora spinto l’interruttore che la trasformi da capo di un partito a capo di governo. 


Lo switch. E quindi eccola la capa di Fratelli d’Italia, quella che dice di aver rinfacciato  a Emmanuel Macron “l’atteggiamento predatorio della Francia”. La stessa che l’altro giorno, con una nota che farebbe impallidire qualsiasi feluca, ha rivendicato la battaglia sulla Ocean Viking pronta a sbarcare a Tolone con parole sprezzanti. Al punto di provocare la reazione di Parigi: stop all’accoglienza di 3.500 rifugiati in Italia, anche se finora ne sono stati ricollocati solo 117, e invito alla Germania a boicottare lo stesso meccanismo europeo siglato dal Viminale ai tempi di Draghi dal ministro Luciana Lamorgese.

Darmanin parlerà di “scelta incomprensibile” e “inaccettabile” dell’Italia, accusata di avere dato prova di “mancanza di umanità e professionalità”.  La notizia fa il giro d’Europa e rimbalza in Olanda dove il capo dello Stato, accompagnato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, è in visita. E oggi parlerà per i trent’anni  del Trattato sull’Unione europea di Maastricht. Dalle parti del presidente della Repubblica osservano con preoccupazione l’evolversi di questa crisi diplomatica, che torna dopo il lungo lavorio del Quirinale per rinsaldare i rapporti fra Roma e Parigi. Si punta, e si spera, a una mediazione. In una mossa che possa abbassare i toni.  

Mattarella nel suo discorso dice che “l’Unione non è una comunità di meri rapporti economici ma una comunità di valori, di stato di diritto, di diritti umani e tutto questo richiede una consapevolezza crescente”. E oggi interverrà di nuovo. Ufficialmente il governo è compatto sulla linea Meloni. Tajani parla di reazione “spropositata” dei francesi. Matteo Salvini invece nelle ore più complicate, con la tensione alle stelle, getta ancora più benzina sul fuoco. E rilancia le parole di Matteo Piantendosi. Una nota del ministro dell’Interno intorno alle cinque del pomeriggio serve a rispondere alle accuse mosse dall’omologo francese. E subito i social della Lega la cavalcano: “La reazione della Francia è totalmente incomprensibile. Parigi accoglie 234 migranti, noi 90 mila”. Dalle parti di Giorgia Meloni provano a spiegare questo incidente così clamoroso dando la colpa al leader del Carroccio: la sua sovraesposizione sul tema dei migranti ha fatto sì che la premier lo seguisse, andando fuori dal pentagramma.

Fonti dell’Eliseo consultate dal Foglio commentano in serata: “Non puoi chiedere solidarietà se fai cooperazione à la carte”.  L’allert di Parigi, il richiamo alla Germania e al resto della Ue cancellano in un attimo la visita di Meloni una settimana fa a Bruxelles. E sembrano spingerla verso l’isolamento, tra le braccia del gruppo di Visegrad. Lontana anni luce dai tavoli che contano. Soprattutto in vista delle prossime campali battaglie in Europa sul gas, sul patto di stabilità e soprattutto sul Pnrr. Palazzo Chigi, in versione porto delle nebbie, prova sempre con Piantedosi a mostrare i muscoli: “E’ evidente che l’Italia non potrà dare la propria adesione a soluzioni per un Patto europeo non adeguatamente bilanciato tra misure di solidarietà e di responsabilità”. Un modo per dire che quando arriverà la proposta in Consiglio europeo della Commissione sulla nuova gestione dei migranti l’Italia è pronta a mettere il veto. In compagnia, appunto dell’Ungheria, per esempio. Intorno alla premier c’è già una trincea. I sacchi di sabbia li portano i fedelissimi.

Con Francesco Lollobrigida che si presenta da lei per cercare di costruire una strategia. Anche se le dichiarazioni pubbliche del ministro dell’Agricoltura continuano ad avere una scorza durissima: “Noi accogliamo molto di più della Francia”. In questo contesto sembrano riemergere anni di battaglie sovraniste condotte dall’opposizione, nella continua rincorsa alla Lega di Salvini, che si ritrova a vivere un nuovo 2018, senza dispiacersene. Anzi. Meloni dice di voler andare dritta perché “io parlo con i numeri alla mano sugli sbarchi e la ridistribuzione”. L’interruttore da presidente del Consiglio non sembra essere stato ancora pigiato. Si muovono le leve delle rivendicazioni, invece che quelle della cautela e della mediazione raccomandata in queste ore anche dal Quirinale. Oggi parlerà in conferenza stampa.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.