Giorgia Meloni e Giuseppe Conte (Ansa)

Passeggiate romane

Vicepresidenze a rischio: l'accordo Meloni-Conte chiude le porte ai dem. Altro no a Guerini al Copasir

L'asse tra FdI e Movimento 5 stelle preoccupa il Pd mentre amentre cresce malcontento per il modo in cui Enrico Letta sta gestendo la partita dei capigruppo e dei vice per le camere. Intanto, forte di un patto di ferro con leader sovranista, il capo dei grillini pone veti sull'attuale ministro della Difesa, e su Enrico Borghi, perché troppo atlantista

C’è un po’ (anzi qualcosina di più di un po’) di malcontento per il modo in cui Enrico Letta sta gestendo la partita dei capigruppo e delle vicepresidenze. Soprattutto perché il segretario uscente sta pensando a piazzare tutti i suoi nei posti chiave. A cominciare da Marco Meloni alla vicepresidenza del Senato.

Ma c’è un altro motivo di preoccupazione per il Partito democratico. Ed è il timore che Giuseppe Conte abbia stretto un accordo di ferro con Giorgia Meloni (i due si conoscono bene anche se la circostanza non è nota ai più) per le vicepresidenze dei due rami del Parlamento che faccia fuori a Palazzo Madama o a Montecitorio il Pd. 

 

Sempre a proposito dei rapporti tra il Movimento 5 stelle e il Partito democratico: Conte non solo ha posto il veto per Lorenzo Guerini al Copasir (considerato dai grillini troppo filo atlantista) ma per lo stesso motivo ha anche fatto sapere al Nazareno che non voterà nemmeno il lettiano Enrico Borghi. Intanto a Montecitorio tutti scommettono sul fatto che sarà Nicola Zingaretti alla fine a prendere la vicepresidenza della Camera.

 

Niente da fare invece per Alessandro Zan che ha vissuto solo qualche giornata di gloria. Sembra averlo capito finalmente anche lui, come testimonia un suo tweet di ieri: “Non ci può essere spazio ai vertici delle istituzioni democratiche per chi dorme insieme ai busti di Mussolini”. Difficile che dopo un attacco così alla seconda carica dello stato si possa aspirare alla vicepresidenza della Camera dei deputati…

E tornando a Enrico Letta, il segretario uscente non ha ancora trovato un altro lavoro all’estero, anzi parrebbe che non lo stia nemmeno cercando. Chi ha buoni rapporti con lui dice che a Letta non dispiacerebbe affatto, dopo il congresso che verrà, essere eletto presidente del Partito democratico.

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