quale agenda?

Il make up che serve alla destra italiana al gran ballo europeo

Claudio Cerasa

Il futuro governo dovrà scegliere come tutelare l’interesse nazionale: con il nazionalismo o costruendo nuove alleanze. Se Meloni sarà coerente con se stessa, sarà un dramma. Se no, potrebbe diventare un modello su cui scommettere

A.A.A. cercasi disperatamente make up, con qualche buon visagista, per la destra italiana. Tra i molti problemi che Giorgia Meloni dovrà risolvere una volta arrivata al governo ce n’è uno che riguarda un terreno molto delicato: il suo rapporto con gli alleati che ha sempre voluto, e da cui ora scappa, e  il suo rapporto con gli alleati che non ha mai voluto, e di cui oggi potrebbe avere un disperato bisogno. Il nostro ragionamento, in questo caso, non riguarda il fronte italiano, un fronte ricco di problemi per Meloni, un fronte all’interno del quale è evidente che i problemi del futuro offriranno alla leader di Fratelli d’Italia occasioni per scontrarsi più con i propri alleati che con i propri avversari, ma riguarda un fronte ancora più interessante che coincide con quello europeo. E la domanda che presto si dovrà porre Meloni è tanto semplice quanto complessa: in che modo allontanarsi dagli alleati di un tempo per avvicinarsi ai propri avversari storici.

Per Meloni, come abbiamo ripetuto spesso in questi giorni, essere incoerente con se stessa è l’unica via di fuga possibile per non farsi inghiottire dal buco nero del populismo estremista e un passaggio fondamentale di questa crescita eventuale passa proprio dal terreno europeo. Passa, da un lato, dalla necessità di deludere le attese dei molti follower sovranisti che in questi giorni hanno intravisto nell’ascesa di Meloni un possibile assaggio di futuro, un futuro cioè dove il lepenismo potrebbe contare più di oggi, dove Vox potrebbe pesare più di oggi, dove l’AfD potrebbe avere più spazio di oggi e dove la linea polacca e quella ungherese potrebbero avere più peso nell’Europa di domani. E passa dall’altro lato dalla necessità, per Meloni, di cercare un modo per evitare di ritrovarsi in una situazione non difficile da immaginare: sola, e male accompagnata.
 

L'internazionale sovranista: tutti i partecipanti a Viva 22, il raduno del partito spagnolo di estrema destra Vox. Tra questi anche Giorgia Meloni (Foto Fb: VOX España)

La solitudine di Meloni non riguarda un tema astratto ma riguarda una questione concreta legata ai rapporti con tre paesi con cui il governo di centrodestra dovrà avere un approccio diverso dal passato. Un paese è la Francia, un paese è la Germania, un paese è la Spagna. Fino a oggi, Meloni ha tenuto a far sapere che i partner che considera strategici, nella sua visione della politica del futuro, coincidono con paesi che hanno fatto dell’euroscetticismo il proprio cavallo di battaglia. Un paese è ovviamente l’Inghilterra, e non ci vuole molto a capire quanto possa essere rassicurante l’idea che Meloni al governo seguirà la linea economica di Liz Truss.

Un altro paese, oltre ovviamente all’Ungheria, è la Polonia, e non ci vuole molto a capire quanto possa essere rassicurante per l’Europa del futuro immaginare che uno dei paesi fondatori dell’Europa possa ispirarsi alle politiche di un governo che in diverse occasioni ha lavorato contro l’integrazione dell’Europa. Al netto di questo, però, il grande tema che Meloni dovrà affrontare, rispetto alla questione delle alleanze europee, riguarda i rapporti con i tre paesi elencati e anche qui il motivo è semplice.

Punto numero uno: che interesse può avere un presidente come Emmanuel Macron, che ha fatto della battaglia contro il lepenismo un tratto distintivo del suo percorso politico, a mostrare affinità con una Giorgia Meloni che oltre a rappresentare l’Italia rappresenta per i francesi tutto quello che Macron ha scelto di combattere? Punto numero due: che interesse può avere un presidente come Olaf Scholz, che ha fatto della battaglia contro il modello dell’AfD un tratto distintivo del suo percorso politico, a mostrare affinità con una Giorgia Meloni che oltre a rappresentare l’Italia rappresenta per i tedeschi tutto quello che Scholz, e prima di lui Merkel, ha scelto di combattere? Punto numero tre: che interesse può avere un presidente come Pedro Sánchez, che ha fatto della battaglia contro il modello Vox un tratto distintivo del suo percorso politico, a mostrare affinità con una Giorgia Meloni che oltre a rappresentare l’Italia rappresenta per gli spagnoli tutto quello che Sánchez, e non solo Sánchez, ha scelto di combattere?

E’ possibile, come sostiene qualche consigliere raffinato di Giorgia Meloni, che la chiave della futura legittimazione europea, per la premier in pectore, passi dall’America, passi dai rapporti di Meloni con gli Stati Uniti, passi dalla relazione speciale che il suo governo potrebbe avere con l’Amministrazione Biden, grazie a una politica estera meloniana che sui fondamentali si trova in perfetta sintonia con quella americana, anche quella di stampo democratico (dalla distanza con la Russia al sostegno a Taiwan passando per la difesa di Israele, la prudenza nei rapporti con l’Iran e la fedeltà alla Nato). E attraverso quel rapporto, attraverso per esempio una visita a Washington organizzata il prima possibile dal futuro governo italiano, in nome del consolidamento delle relazioni tra America e Italia, per Meloni potrebbe essere più facile costruire un rapporto non conflittuale con le cancellerie europee. Più facile ma non scontato. Perché Meloni sa che sarà l’Europa la cartina al tornasole delle sue ambizioni, della sua capacità di mostrare affidabilità, della sua abilità nel costruire alleanze anche con leader molto distanti da lei e che potrebbero solo ricavare un vantaggio politico sbarrando la strada a una leader, Meloni, troppo simile agli avversari dei grandi leader d’Europa.

E’ una sfida molto delicata, una sfida da cui passa la possibilità che la destra italiana si impegni a creare una piattaforma politica non assimilabile a quella dei vecchi cugini di campagna elettorale e una sfida da cui dipende anche una scelta necessaria che dovrà prendere il futuro governo Meloni: scegliere se tutelare l’interesse nazionale attraverso la promozione del nazionalismo, alimentando dunque la propria solitudine, o scegliere se tutelare l’interesse nazionale rigettando l’agenda del nazionalismo, costruendo nuove alleanze, deludendo i propri follower e trasformando il sovranismo europeo nell’unica forma di sovranismo spendibile per proteggere fino in fondo gli interessi italiani. Se Meloni sarà coerente con se stessa, sarà un dramma. Se Meloni avrà la maturità di non essere coerente con se stessa, e con le piattaforme dei propri alleati, la destra italiana potrebbe presentarsi in Europa non come il simbolo di un modello da evitare ma come il simbolo di un modello su cui scommettere. A.A.A. cercasi disperatamente make up, con qualche buon visagista, per la destra italiana.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.