Carlo Calenda ospite a “Porta a Porta” (LaPresse) 

editoriali

Calenda e il paradigma Cassano

Redazione

Oltre che dare lezioni al Pd, il Terzo polo rifletta sui suoi errori al sud

Nei giorni scorsi Carlo Calenda è intervenuto su Repubblica con un appello ai “cari Amici del Pd” per chiedere una scelta di campo “tra populismo e riformismo”, che in sostanza sarebbe una scelta tra l’area rappresentata dal M5s e quella rappresentata dal cosiddetto Terzo polo (Azione/Iv). Calenda fa un esempio concreto di questa differenza: “Il voto dei 5S al Sud rappresenta la condanna del meridione all’assistenzialismo, e la sconfitta di ogni possibilità di riscatto”. La fine della campagna elettorale dovrebbe però avviare un momento di riflessione per tutti gli sconfitti. Il Terzo polo ha ottenuto un buon risultato, nonostante avesse alzato l’asticella delle aspettative, ma sicuramente deludente al sud. Sia nei voti raccolti che nelle candidature espresse. Un esempio su tutti arriva dalla Puglia, dove Azione su indicazione di Mara Carfagna ha candidato Massimo Cassano, un esponente della maggioranza che insieme a Pd e M5s appoggia il populista Michele Emiliano. e da questi ricompensato con la direzione dell’Arpal, l’agenzia regionale delle politiche attive contestata per le sue pratiche clientelari.

   

In campagna elettorale, alle critiche Calenda rispose che avrebbe candidato anche “Thanos e Sauron” per sconfiggere Emiliano. La sua strategia era usare personaggi come il capo dei navigator pugliesi Cassano per far cadere il governatore pugliese. In realtà è accaduto il contrario. Nei giorni scorsi Emiliano ha salvato Cassano da una mozione del Pd per farlo cadere da dg dell’Arpal, in accordo con i consiglieri legati a Cassano che sono ancora in maggioranza. Così, anziché far cadere Emiliano ora Calenda si trova a sostenerlo. Questa strategia oltre che contraddittoria rispetto ai princìpi, non ha funzionato neppure in termini di voti. Anzi, forse proprio per quello. Siccome anche il Terzo polo sta aprendo una fase costituente, anziché dare lezioni al Pd, sarebbe il caso di riflettere sui propri di errori e su come costruire un progetto politico per il sud alternativo sia all’assistenzialismo del M5s sia alle scorciatoie trasformiste.

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