Michele Emiliano (Ansa)

Puglia pirandelliana

Emiliano “salva” il dg dell'Arpal candidato alle politiche con Calenda. Che ora minaccia espulsioni

Gabriele De Campis

Addio alle divisioni del 25 settembre. Il presidente difende Massimo Cassano, il manager calendiano dell'Agenzia per il lavoro pugliese, ricostituendo nell'Assemblea regionale il monoblocco emilianista contro il resto del mondo. Azione annuncia provvedimenti per chi collabora con il governatore

Addio 25 settembre. Nella Puglia politica torna tutto come prima. Gli steccati tra centrosinistra, terzo polo e campo giusto sono già saltati. Tutto archiviato. Si torna all’ampio monoblocco emilianista contro il resto del mondo: l’evidenza emerge dall’ultimo Consiglio regionale, nel quale il governatore-sceicco Michele Emiliano ha obbligato ancora una volta la sua maggioranza a mettere in salvo il posto di Massimo Cassano, dg della contestata agenzia Arpal, che una proposta di legge (presentata da un pezzo di Pd) avrebbe fatto decadere. Chi è questo manager? E’ stato il candidato alla Camera nelle liste proporzionali di Azione-Italia Viva, dopo esser stato precedentemente animatore della lista pro Big Mike “Popolari”, ma anche senatore di Ncd, sottosegretario con Renzi, parlamentare con Forza Italia, dopo un battesimo da ragazzino nella Dc.

 

In questo girovagare si è reso celebre anche - nella fase in cui era pseudoconservatore - per la dichiarazione cult sulla Puglia “più di destra della Germania nazista”. Poi, a ridosso della chiusura delle liste per le politiche, e dopo aver incontrato anche Luigi Di Maio, il dialogo con Mara Carfagna lo aveva portato a scegliere di aderire al polo liberale. La vicenda ha fatto infuriare i vertici nazionali di Azione che hanno puntualizzato come essere “collabo” con Emiliano sia causa di espulsione dal partito. Intanto l’asse giallorosso regge: i consiglieri regionali grillini chiedono il rimpasto forti del primato pugliese alle politiche e reclamano la vicepresidenza della giunta.

Il salvataggio di Cassano è stato preceduto da un ulteriore giallo pirandelliano: il capogruppo dei Popolari Massimiliano Stellato - a giugno candidato filoleghista nel centrodestra per le comunali di Taranto ma candidato alla Camera con Calenda - ha partecipato alla riunione con i colleghi del centrosinistra nella quale è stata concordata la strategia per blindare il posto del manager dell’Agenzia per il lavoro. Poi in aula, durante la votazione è stato invisibile.

I calendiani di Puglia sulla vicenda sono molto abbottonati, e il silenzio non è altro che una forma di imbarazzo in quanto ad agosto avevano sbandierato l’acquisizione di una pattuglia di opposizione in Regione. Adesso si smarcano e fanno trapelare “di non avere propri rappresentanti in Consiglio”. Più verosimilmente la proposta di portare Azione nel centrosinistra emilianista, avanzata formalmente dal solito Stellato, non ha avuto seguito.

 

L’adesione di Cassano e degli altri popolari era avvenuta con step progressivi, dalla partecipazione al congresso regionale azionista alla pubblica abiura dell’emilianismo, con la collocazione all’opposizione di Big Mike: “Sono orgoglioso di parlare il linguaggio della verità contro i populismi di destra e di sinistra a cominciare dalla necessità assoluta che ogni territorio sia disponibile a contribuire alla realizzazione di una rete industriale di termovalorizzatori, di gassificatori o rigassificatori”, disse il dg Arpal. La dichiarazione del tempo si chiudeva con un anatema contro il suo precedente dante causa, reo di aver lisciato “il pelo ad un ambientalismo datato ed inconcludente”.

Nel suk emilianista la difesa del posto di manager di Cassano, sotto i riflettori della stampa locale per le assunzioni nell’ente di parenti di politici vicini al suo movimento (“coincidenze”, ha chiosato polemicamente l’opposizione di Fdi in aula), ha comportato anche l’affondamento della proposta di legge regionale sul “Fine Vita”. Duro il commento di Fabiano Amati, consigliere regionale dem di ispirazione riformista, primo fustigatore delle liturgie gelatinose del Palazzo di Via Gentile: “La legge di riforma dell’Arpal è stata ancora una volta rinviata, per preparare un nuovo poltronificio e per non assumere la responsabilità di una decisione chiara”. Poi l’amara riflessione politica, che ha trovato sponda nel radicale Marco Cappato (“la legge per l’aiuto medico a morire è stata bocciata. In una regione in mano alla destra? No, in Puglia”): “Presi dall’obiettivo Cassano - conclude Amati - hanno sacrificato pure la legge sul fine vita, emblema dei diritti civili tanto proclamati e scarsamente praticati, mettendosi dalla parte dell’insensibilità e della crudeltà”.

Calenda ha provato a mettere una toppa con una nota sulla querelle: “Qualsiasi tentativo di dialogo o di avvicinamento in Regione Puglia a Michele Emiliano, che consideriamo il peggior governatore nella storia recente del Paese, comporterà l'espulsione da Azione”. Ma il muezzin ha già cantato, e nell’emirato le prime pecorelle smarrite sono già ritornate nella madrassa dello sceicco.

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