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a Taranto

Letta sigla la tregua con gli amministratori del Sud: "Ora remiamo tutti dalla stessa parte"

Il segretario dem presenta il "manifesto per il Sud", mette da parte le frizioni con con Emiliano, De Luca e Decaro, i volti più noti del partito nel Mezzogiorno, e rilancia la corsa del Pd. Per l'ex professore di Sciences Po, i democratici possono essere competitivi in Puglia e Campania

L'obiettivo, e pure il rischio, è tale che vale la pena mettere da parte divergenze e frizioni, almeno per queste due ultime settimane. Il timore di una vittoria troppo netta da parte del centrodestra, guida i ragionamenti al Nazareno. E allora, esorta Enrico Letta: "Ora remiamo tutti dalla stessa parte". Il segretario del Pd era ieri a Taranto, per presentare il "manifesto per il Sud", l'insieme di proposte per rilanciare il Mezzogiorno, rivendicandone la centralità all'interno del progetto politico. Era sul palco con i governatori di Puglia e Campania, Michele Emiliano e Vincenzo De Luca, c'era anche il sindaco di Bari, Antonio Decaro: i volti più noti del Partito democratico al sud. È a loro, in particolare, che Letta ha chiesto uno sforzo, perché convinto che non è ancora tutto perso.

Ed ecco che allora, insieme alla proposta programmatica-elettorale presentata in una città simbolo come quella dell'Ilva, emerge un fatto nuovo, politico. Una ritrovata unione, forse soltanto una tregua, per provare fino all'ultimo a conquistare un seggio in più in Parlamento, evitando il cappotto. Non era ovvio, per niente, che Letta si ritrovasse a Taranto insieme ai principali amminstratori del meridione. Con loro i rapporti del Pd di Roma non sono mai stati troppo idialliaci. In Puglia il partito era stato commissariato e affidato al controllo di Francesco Boccia, con il compito di avviare una fase di rigenerazione a livello locale, a partire dalla scorsa tornata di amministrative.  "Ora è il momento della serietà", il messaggio recapitato a giugno al presidente pugliese, colpevole secondo il Nazareno di alleanze "civiche" fin troppo variegate, che includevano reduci dell'estrema destra e forzisti.

 

E pure con il sindaco di Bari le relazioni non sono state sempre delle migliori. Decaro ha più volte lamentato un deficit di partecipazione alla vita del partito. "Non ci basta più essere solo ascoltati, vogliamo entrare nei luoghi dove si prendono le decisioni", diceva qualche mese fa il primo cittadino barese: "Invece nel Pd continuano a comandare le correnti che da quando c’è Letta sono persino aumentate". Anche per questo, forse, Decaro ha scelto di rinunciare alla candidatura in Parlemento - ha fatto lo stesso anche Emiliano - , preferendo il territorio ai palazzi romani.  Nel frattempo però c'è stata l'avanzata della destra e le elezioni anticipate a rimescolare le carte. E pure alcuni considerazioni nuove, che muovono da sondaggi arrivati sui tavoli del Nazareno, secondo cui ci sono più collegi dove la rimonta è possibile, in particolare a ridosso dei grandi centri urbani del sud, dove è possibile far valere il volto dei notabili. Anche perché la risalita dei 5 stelle, ne sono convinti i dirigenti dem, avviene a discapito del centrodestra: è da lì, da chi vuole l'abolizione del Rdc per esempio, che i arrivano i voti.

 

Un ragionamento che vale tanto per la Puglia, quanto per la Campania. E così anche De Luca ha dovuto rivedere i suoi piani, mettendosi a disposizone della causa. Il presidente campano non ha mai nascosto le critiche a Letta, a un approccio troppo sbilanciato su un'alleanza, poi saltata, con i rossogialli. E non ha nemmeno gradito che nei collegi della sua regione fossero in lista Roberto Speranza e Dario Franceschiniu, che De Luca ha più volta attaccato. Non è un caso che lo scorso giugno, dopo le dimissioni del segretario regionale, Boccia sia stato nominato segretario anche in Campania. 

Tensioni che oggi passano in secondo piano, nel tentativo di contendere quei 60 collegi circa, dove ancora non è stata scritta l'ultima parola.

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