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L'operazione verità nella campagna elettorale di Giorgia Meloni

Salvatore Merlo

In vista di settembre la leader di Fratelli d'Italia lancia la “due diligence Italia”: i conti del paese. Nella corsa al voto mette le mani avanti in previsione della Finanziaria e resta cauta per preservare la reputazione a livello internazionale 

Un’operazione verità sullo stato dei conti pubblici, sulla situazione economica generale del paese, sui progetti del Pnrr e sulla capacità dell’Italia di riuscire a spendere quei soldi. Questo è il progetto, per certi versi inedito in una campagna elettorale, che i più stretti consiglieri di Giorgia Meloni stanno coltivando e proponendo alla leader. La situazione, come ha detto anche Mario Draghi giovedì in conferenza stampa, “richiede consapevolezza da parte del sistema politico e credibilità internazionale”.

 

L’Italia cresce, ma inflazione, carovita e caro energia preoccupano. E allora ecco il progetto di Fratelli d’Italia e di Meloni. Presentarsi agli elettori, prima del 25 settembre, in una o più occasioni pubbliche, per squadernare una specie di  due diligence del paese. Parlare un linguaggio di verità, mostrare i conti, rendere evidenti le ragioni per le quali in questa campagna elettorale Meloni ha evitato promesse mirabolanti e si è raccomandata che anche nel programma elettorale del centrodestra (che verrà chiuso martedì) siano evitate “vendite di pentole e tappeti”.

 

Perché i soldi non ci sono. Potrebbero non esserci. E il debito pubblico preoccupa. L’operazione “verità” ha un doppio scopo. Il primo è quello di mettere le mani avanti rispetto alla situazione complicata che Meloni, a novembre, si potrebbe dover trovare a gestire qualora diventasse premier, approvando la Finanziaria. Secondariamente è un messaggio a livello internazionale: non andiamo al governo per sfasciare o aprire scatolette di tonno. Chiunque governerà sarà l’erede dell’agenda Draghi.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.