l'intervista

Draghi come Maradona. Parla Bruno Tabacci

Marianna Rizzini

L'occupazione in crescita, la soluzione del caso Alitalia, gli investimenti che tornano. "Il presidente del Consiglio lascia molto più di un'agenda", dice il cofondatore di Impegno civico

 

Nuvole in viaggio. Ma non sono quelle dell’omonimo film di Aki Kaurismaki, cult di nicchia di più di vent’anni fa. Sono quelle evocate dell’ex premier Mario Draghi giovedì scorso, al termine dell’ultimo consiglio dei ministri prima della pausa estiva. “Resto un nonno al servizio delle istituzioni”, ha detto Draghi, facendo nel contempo gli auguri a chi si appresta ad affrontare la campagna elettorale. E Bruno Tabacci, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Draghi (con delega alla Programmazione economica), e ora cofondatore di “Impegno civico” con Luigi Di Maio, la campagna elettorale ce l’ha davanti, ma ha anche davanti il resto. Risultati, rischi e quello che Draghi ha lasciato in eredità – soprattutto, dice Tabacci, a livello di metodo. Intanto aleggia sui candidati un “memento Draghi” che riguarda numeri e obiettivi raggiunti.


“Si consideri come prima cosa un dato”, dice Tabacci: “La crescita del pil acquisita al 3,4 per cento per il 2022. Le previsioni del centro studi di Confindustria a inizio anno la davano all’1 per cento. Cresciamo più di Usa, Francia e Germania, non succedeva dai tempi della Dc e del boom economico. Non solo: il debito pubblico sta scendendo e scende grazie all’efficacia delle politiche di questo anno e mezzo, oltre che per un effetto tecnico legato all’inflazione. Il decreto Aiuti ha messo in campo altri diciassette miliardi senza gravare sul debito perché grazie alla crescita arrivano nuove entrate. Altro che le promesse mirabolanti e gli spot dei vari partiti delle destre che farebbero sprofondare i conti pubblici”. A questo si collega il tema della credibilità “che Draghi ha, a livello interno e internazionale”, e quello “della scrittura di programmi che siano in linea con il Pnrr, un piano che, come si sa, ha un orizzonte temporale che arriva al 2026. Dobbiamo impegnarci a portare a compimento l’opera secondo un metodo che Draghi ha dimostrato di avere, assumendosene la responsabilità, come testimoniano i target già raggiunti. Il proprio legittimo volere politico dovrebbe insomma essere coniugato con l’interesse generale, in fase di scrittura di programma”.

Ci sono altri dati positivi evidenziati dal premier, per esempio riguardo all’occupazione: “Il tasso è salito oltre il 60 per cento”, dice Tabacci: “Come ha ricordato Draghi in conferenza stampa, è ai massimi dal 1977. Non solo. Il premier ha anche ricordato l’importanza dell’attrazione di investimenti esteri. Con un governo europeista e atlantista guidato da una personalità apprezzata e stimata nel mondo come Draghi, gli stranieri si possono fidare dell’Italia e investono sull’Italia. Con un governo sovranista che declama slogan vuoti come ‘prima gli italiani’ è chiaro che nessuno straniero può essere interessato a venire a investire in Italia. E l’occupazione tornerà a calare”. Il governo Draghi, ricorda l’ex sottosegretario, è arrivato “a risolvere situazioni che da decenni nessun governo aveva saputo risolvere, e penso al caso Alitalia, ora Ita. Anzi, chi ci ha messo mano, in passato, lo ha fatto non per risolvere il problema ma per fare cassetta elettorale. Ci si è dimenticati dell’italianità della compagnia di bandiera tirata fuori da Silvio Berlusconi? Il risultato è stato l’affossamento ulteriore della compagnia, altri soldi pubblici buttati: nel 2006 scrissi un libretto, uno dei capitoli si intitolava ‘Rai e Alitalia, vacche da mungere’. Mentre Draghi in conferenza stampa ha detto, sulla vicenda Ita Airways, che non era sua intenzione lasciare il dossier al prossimo governo, e che anzi la decisione arriverà in tempi brevissimi, entro dieci giorni”.

Ed è insomma come se Draghi stesse indicando alla politica italiana non soltanto un’agenda: “Draghi c’è, e sta indicando alla politica italiana un metodo che è molto più di un’agenda. Sono le opere, come diceva il mio maestro Marcora riprendendo Granelli che non si faceva sfuggire una frase appuntandosi tutto quello che ci dicevamo in riunione…: ‘Ma che cosa scrivi?..’, diceva”. Ma di fronte alle nuvole all’orizzonte, c’è chi continua a fare le famose promesse mirabolanti: “Diciamola con una metafora calcistica: Draghi non è in campo per la partita che si giocherà il 25 settembre prossimo. Ma il campionato è in corso e da un anno e mezzo il pubblico vede cosa riesce a fare Maradona. E quando il 25 settembre si giocherà una partita senza di lui, gli italiani vedranno quale delle due squadre si presenterà con un gioco mediocre e quale rivorrebbe almeno Maradona in campo. Per chi faranno il tifo, secondo voi?”.

 

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.