(foto Ansa)

Il voto anti-Nato di Bonelli e Fratoianni è un problema per Letta

Redazione

I leader di Verdi e Sinistra italiana si sono opposti all'ingresso di Svezia e Finlandia nell'Alleanza atlantica. Sono contrari ai rigassificatori. Come fanno a convivere con l'agenda Draghi?

Il Senato ha votato in via definitiva, con 202 voti favorevoli e 13 contrari, l’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato. L’altroieri era stata la volta della Camera che aveva approvato a larghissima maggioranza, 398 voti a favore e 20 contrari. Un passaggio storico per l’Europa e per la Nato che segna l’ingresso di due paesi pacifici e neutrali, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Tra i pochi parlamentari che si sono opposti, oltre alle frange più estremiste di fuoriusciti dal M5s, spicca il voto contrario del leader di Sinistra italiana (SI) Nicola Fratoianni. Anche dalla pattuglia  di Europa Verde, il partito  di Angelo Bonelli, nessun deputato favorevole: uno contrario, due astenuti, due assenti. 

Verdi e SI sono uniti in una federazione che dovrebbe rappresentare la terza gamba, quella più a sinistra, del centrosinistra insieme a Pd e Azione. Ma un voto del genere, su un aspetto cruciale di politica estera, non può passare inosservato. Anche perché è la manifestazione di altre, e grandi, divergenze politiche. Fratoianni ha ribadito alla Stampa di essere contrario al rigassificatore a Piombino, necessario per l’indipendenza energetica da Mosca, e all’invio di armi all’Ucraina. Bonelli, invece, è contro il termovalorizzatore a Roma e vuole chiudere l’Ilva di Taranto. Sono posizioni legittime, ma non si capisce come possano convivere in un’alleanza, che Letta vuole ispirata all’azione e ai principi  del governo Draghi, due strenui e radicali oppositori dell’agenda Draghi. 

Ieri, Bonelli e Fratoianni hanno deciso di rinviare l’incontro con il segretario Pd per il “profondo disagio” causato dall’accordo tra Letta e Calenda. Dopo il voto contro l’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato è evidente che il disagio non può che essere reciproco. Letta ha la necessità numerica di allargare la coalizione, ma anche un problema di coerenza di linea politica: se ha rotto con il M5s per l’allontanamento dal governo Draghi, come fa a giustificare un’alleanza con chi sulla politica estera ed energetica ha posizioni ben più estreme di Conte?

P.s.: il M5s ha votato sì all’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato.