Le sorelle Meloni hanno la stessa voce. Identica. La cosa fa impressione. Gesticolano allo stesso modo, gli occhi vivi e roteanti per indicare sgomento 

L'infanzia con Giorgia, le parole in codice, la politica e l'amore con Lollobrigida. Parla Arianna, l'altra Meloni

La madre che scriveva romanzi, l'incendio della casa, la militanza a destra. Ma sempre un passo indietro

Simone Canettieri

“Nel 2023 faranno di tutto per non farla governare, ma ci saranno sorprese”, dice. “Salvini? Speriamo che rinsavisca”. Intervista alla sorella d’Italia

Giorgia? “No, il vero genio di casa è nostra madre, Anna. Ha 69 anni. È capace di parlarti di tutto, anche della teoria dei Buchi neri di Hawking. Ha scritto 140 romanzi, quasi tutti rosa.  Storie belle. La prima era ambientata in Toscana, i protagonisti si chiamavano una come me, Arianna, e l’altro Lorenzo. Nostra mamma scriveva di notte, mentre noi dormivamo”. Si firmava con uno pseudonimo, però. “Sì, Josie Bell. In America sarebbe diventata ricca e famosa, avrebbe avuto una carriera pazzesca. Invece alla fine la Curcio Editore fallì. E io dovetti interrompere il liceo per andare a lavorare. Periodo complicato. Eravamo noi tre…”.  

 

Le squilla il telefono: “Teso’, sto facendo una cosa, poi ti richiamo”. Tra poco, dice, dovrà mettere la testa sulla Calabria. Faccende politiche. Senza invidia. Seduta al tavolino di un bar in viale Europa – zona Eur dunque museo a cielo aperto del razionalismo – ecco Arianna Meloni. È lei la “sorella d’Italia”.

 

La descrivono come potentissima. Sorella maggiore di. Moglie di. Cognome tondo che non si dimentica. Ma da sempre due passi indietro, anche quattro. Da venti anni è una precaria della regione Lazio. Attualmente è il capo della segreteria politica di Chiara Colosimo, consigliere regionale della casa madre e presidente della commissione Trasparenza. Stipendio: 2.000 euro al mese, circa.

    

Non mi piace apparire. Non mi sono mai candidata. A 19 anni feci una domanda al ‘Rosso e nero’ di Santoro a Bertinotti: un’angoscia tremenda 

  

Arianna si accende una sigaretta slim. Ne fumerà quattro, addolcite da un cappuccino senza lattosio. “Io sono un’ansiosa: non mi piace apparire. Ecco perché non mi sono mai candidata, nonostante faccia politica da quando sono ragazza. A 19 anni andai a ‘Il rosso e il nero’ di Santoro in tv. Ero in diretta, feci una domanda a Bertinotti”. E come andò? “Che angoscia, mai più! Ecco, in questo siamo diverse: Giorgia a 28 anni era vicepresidente della Camera; io, a 47, vado in ansia pure per fare questa intervista con lei, la mia prima intervista. A proposito: posso rileggere l’articolo, vero? E soprattutto: che titolo farete?”. Arianna, l’altra Meloni. 

     

È alta sette centimetri più della presidente di Fratelli d’Italia. È più grande di lei di due anni. La guardi, vai in bambola. Le sorelle Meloni hanno la stessa voce. I-den-ti-ca. La cosa fa impressione. Gesticolano allo stesso modo. Gli occhi vivi e roteanti, tipo spada di Excalibur, per indicare sgomento. Le pause teatrali. Medesima retorica. Le risate per spezzare i discorsi. La battuta in romanesco che ti squarcia, da indole materna. È una persona che sa ascoltare. Sembra interessata alle vite degli altri. Empatica. Si fa avanti un dubbio: non è che partirà adesso  con un “io sono Arianna, sono una donna, sono una madre, sono cristiana”? Oppure, peggio, le scatterà la sindrome di Marbella (“sì a la familia natural, no a los lobbies Lgbt; sì a la identidad sexual, no a la ideología de género; sì a la cultura de la vida, no al abismo de la muerte”)?  

 

L’ansia passa dall’alta parte del tavolino. Va provocata. L’altra Meloni ha esagerato in Spagna. Ha usato toni eccessivi all’iniziativa di Vox? I concetti forti non vanno urlati? E forse sua sorella se n’è anche pentita? Gli slogan non vanno bene, e di solito le liste non le squaderna Matteo Salvini? “Ma di cosa? Non siamo invasati, è inutile che adesso la sinistra si attacca a questo. Era un comizio, il tono va contestualizzato. A me l’intervento è piaciuto: diceva cose coerenti con la nostra storia, con il nostro percorso. Che fuori dal comizio sa argomentare, e bene”.

    

Eh, niente. Sembra di aver davanti la capa di Fratelli d’Italia, non c’è da nulla da fare. Banalità: immaginiamo gli scherzi telefonici. “A volte chiamavo io (qui c’è la furbizia di usare l’imperfetto, dunque il passato, ndr)  a suo nome. Pronto, sono Giorgia Meloni, e tutti ci credevano. Con Giorgia siamo simbiotiche, è vero.  Da bambine inventavamo canzoni e andavamo avanti per ore”. Tipo? “Arianna è bella, Giorgia è un cozza. E viceversa. E comunque abbiamo ancora oggi un linguaggio solo nostro. Ci scriviamo e diciamo, in mezzo alla gente, parole inventate per capirci al volo”. Quali? “Seee, certo! Così   poi le conoscono tutti. Abbiamo fatto entrambe le analisi con il genetista. I nostri dna sono sovrapponibili, tecnicamente sono come quelli di due gemelle omozigote. Siamo sempre carichissime. Non produciamo abbastanza serotonina, e per questo prendiamo integratori”. L’ultimo messaggio su Whatsapp? “Le ho mandato la foto di un vestito”.

  

Al tavolo vicino c’è una ragazza in shorts ultra minimalisti. Si alza. Gli sguardi la rincorrono. Ha praticamente il sedere di fuori. “Ma come si fa? Figuriamoci se sono bacchettona, io. Ma insomma se poi esci la notte alle undici così diventa pericoloso, no?”. E qui c’è la mamma d’Italia. Arianna Meloni ha due figlie. Si chiamano Vittoria e Rachele. Sono quasi adolescenti (la più grande è appena uscita dagli esami di Terza media). E iniziano a piantare le prime granette sul look. Ci sta. E’ la moda. Ma anche l’omologazione. O forse la lobby degli shorts? Come si sa, il marito di Arianna si chiama Francesco Lollobrigida, nipote della stellare Lollo. E’ il capogruppo di FdI alla Camera. Le vipere del Palazzo lo chiamano “il cognato di Giorgia”. Prestante, lineamenti dolci. Tipo veloce. Da giovane per tutti era “Beautiful”. Ora è il  colonnello del partito: parere pesante, il suo. E’ l’anticamera di responsi definitivi, il San Pietro del paradiso melonista. “La storia del cognato è una cattiveria. Francesco ha una militanza che tutti conoscono: è stato consigliere comunale, assessore comunale, capo dei giovani della provincia di Roma, ha fatto politica all’università. E’ consigliere regionale. Quindi per favore basta. Sa quando ci siamo dati il primo bacio?”. Esitazione, in fin dei conti siamo tutti Signorini: no, e lo vogliamo sapere! “Allora, io avevo 20 anni, lui 23. Giorgia 18.  Prendi e lascia per un po’, fino a quando un giorno si presentò con un mazzo enorme di rose. Non ci siamo più lasciati, era intorno al 2000. Dopo il primo bacio, a margine di   una nostra iniziativa politico culturale, andai subito da Giorgia”. E? “Le dissi: Giorgia, non puoi capire!!!!!”. 

  

Si dice che la domenica a pranzo a casa Meloni-Lollobrigida si faccia la linea del partito. Che si decidano carriere e candidature, traiettorie e strategie. Pare che sia nata fra queste quattro mura la trovata di Enrico Michetti, il più improbabile dei candidati sindaci di Roma, ab urbe condita.  “No, falso mito. Fra noi parliamo di politica il meno possibile. Lollo, tanto lo chiamate tutti così, e Giorgia con il tempo hanno costruito insieme, e da soli, un rapporto. E lui sta là perché è bravo, credibile, autorevole. Chiedete in giro. Non voglio fare la storia dell’oste e del vino. Dai, vi prego. Fratelli d’Italia è un partito strutturato con dirigenti in tutta Italia e in Europa”. Lollobrigida sogna il Viminale. Er governo Meloni. “Si farà ciò che c’è da fare. Siamo patrioti. Noi siamo una comunità cresciuta con certi ideali che non sono negoziabili. E non abbiamo mai fatto scelte di comodo per le poltrone”. Oddio sì, è lei, è proprio Giorgia. Cameriere, mi porta un caffè doppio?

  

Nel 2023 faranno di tutto per non farla governare, ma  ci saranno sorprese. Rumori del traffico. Salvini? Speriamo che rinsavisca. 

 

Attenzione: Arianna Meloni è sicura che “faranno di tutto” per impedire alla sorella di diventare presidente del Consiglio. Sospiro. “Tuttavia gli italiani ci hanno capito. E  ci saranno delle sorprese. Stiamo studiando, come sempre. Giorgia è insuperabile. Ha la sintesi in un cervello rapido, veloce. Ha l’intuito. Fratelli d’Italia è fatta da una generazione che fa politica da 30 anni e che in maniera graduale ha percorso tutti i gradini istituzionali. Siamo pronti. Noi stiamo dalla parte degli ultimi, di chi non arriva a fine mese…”. Sul taccuino però rimane scritta la frase: faranno di tutto per impedirle di diventare premier.  E allora  parte l’assalto alla “sorella d’Italia”. Ce l’ha con Matteo Salvini, sta pensando a Silvio Berlusconi? Al sistema? Alla Bce? Alla lobby degli shorts?  A proposito del leader della Lega si ode un “speriamo che rinsavisca”. Ma si confonde con voci circostanti. C’è un sacco di caos all’Eur, questa mattina. Traffico impazzito, sciopero dei taxi, clacson. Chi lo avrà detto: Arianna o la signora qui a fianco a proposito del marito? Boh. “Di sicuro, ecco, mai vedrete un governo Letta-Meloni”. 

   

E qui scatta la chicca, il retroscena. Dopo le elezioni del 2018 Arianna esternò il dubbio sulla possibilità di entrare nel primo governo gialloverde, magari era il pranzo della domenica. Chiacchiere in confidenza. Era il governo Lega-M5s, una grande ammucchiata sovranista-populista-antisistema, anti euro.  Ma Giorgia si convinse subito del contrario. “E’ fatta così: per i princìpi si farebbe tagliare la testa. Mai con i grillini, mai con i grillini”. Segue l’elogio della coerenza, che insomma si conosce abbastanza.

  
Questa meloneide è stata troncata all’inizio con Arianna che interrompe gli studi superiori (tipo film di Sergio Castellitto con lei interpretata da Jasmine Trinca).  “Sì, e a 21 anni, e con i miei soldi pagai il bollettino alla posta per iscrivermi  all’esame di Maturità al liceo Mamiani, scuola di sinistra, diciamo. Avevo paura di essere bocciata. Non avrei sopportato quell’onta. Vado a sostenere gli orali. E mi chiedono: da cosa vuole iniziare?”. Da cosa inizio? “Da Marx, per togliermelo. Poi però fino a quando non uscirono i quadri, ansia totale. Una mia amica e compagna quella mattina mi chiama dalla scuola: ci hanno bocciate. Pianti, disperazione. Chiamo Giorgia. E lei: stai calma, ci sto io qui”. La sorella minore riuscì a scavalcare i cancelli del Mamiani, ad andare dalla bidella che aveva chiuso la scuola, e a sbirciare i quadri: “Sei stata promossa”. Giù pianti di gioia. Le sorelle Meloni nell’intimità piangono, ma non si deve sapere.

 

Giorgia dice che fui io, io ricordo che fu lei ad accendere le candele. Fu un concorso di colpa, dopo poco la casa era avvolta dalle fiamme: distrutta

 

Al contrario è nota la storia della casa che va a fuoco. La matrice? “Giorgia dice che sono stata io, io dico che è stata lei. Concorso di colpa”. Niente di inedito, ormai. Le bambine hanno sei e quattro anni, e  vivono a Roma Nord, in via Cortina d’Ampezzo. Una sera giocano, spostano i letti a castello,  rimediano in giro le candele che trovano per casa. Poi sopra, tipo capanna, attaccano un telo nella cavità lasciata libera dai letti. Di mattina una delle due o forse entrambe – bisognerebbe avere tutto il girato anche in questo caso – accendono le candele e poi vanno in sala a guardare i cartoni animati. Dopo poco l’appartamento andrà a fuoco. Distrutto. Le due biondine salve per miracolo, tra fiamme alte fino al soffitto. La madre, alle prese con un padre che sta in giro per il mondo e un po’ uccel di bosco, le prenderà da parte e le strillerà così: “Stavolta non vi dico nulla, altrimenti vi ammazzerei”. La signora Anna si stava separando dal marito. E’ una storia, dettaglio più dettaglio meno, abbastanza conosciuta. Una storia complicata, cose che possono capire solo certi figli, solo chi le ha vissute. Ti scavano. “Ricordo ancora un orsetto squagliato: non avevamo più nulla”. Arianna e Giorgia si trasferiranno a casa della nonna: 45 metri quadrati. Anche qui, epica meloniana. Le due sorelle dormivano su un materasso, “una da capo e una da piedi”. C’era anche la bisnonna. Si finirà poi dove tutto avrà inizio. Alla Garbatella, il quartiere rosso dei lotti costruiti dal Duce che ospita la sede del Fronte della gioventù.

 

Meloni (Giorgia) si butta a destra nel ’92, a 15 anni, quando dice alla madre “lasciami qui davanti”. Arianna aggiunge: “Era un momento particolare per il paese: Tangentopoli, le bombe, la mafia. Un giorno, avevo 17 anni, alla fermata della metro San Paolo vidi i ragazzi del Fronte della gioventù che volantinavano. Poi spuntò fuori un certo Terminator, un tipo biondo con i capelli lunghi, che iniziò ad aggredirli insieme ad altri compagni dei centri sociali. Urlavano: voi non potete stare qui, ci fate schifo”. Arianna correrà a casa a dirlo alla madre e alla sorella. Dibattito in cucina. Sdegno. Damose da fa’. Altro dubbio: non è che qui si sta scrivendo “Io sono Arianna”, libro biografico della Meloni grande? Ecco, parliamo di libri letti che non siano “Il signore degli anelli”, per favore. “Casa di mia mamma è una foresta di libri. Ovunque. Posso dire che i libri di Stephen King e il Conte di Montecristo ci hanno formato. Poi certo, Giorgia era fissata fin da ragazzina con Tolkien, si sottolineava tutto il libro. Lo sa a memoria. Ma lei è stata sempre la secchiona di casa”. Album di famiglia: Meloni ministro del governo Berlusconi. “Ricordo i pianti al Quirinale e un vestito di Max Mara tanto caruccio, ma l’attaccarono anche su quello”. Attacchi più dolorosi? “Quelli di Asia Argento (la figlia di Dario la fotografò al ristorante scrivendo sui social che aveva la schiena lardosa, ndr). Ma quando leggo su Facebook che se la prendono con lei mi si apre la vena, impazzisco”. Mario Draghi? “Ha avuto un percorso più che autorevole, una grandissima carriera e proiezione internazionale. Ovviamente non è Conte. Ovviamente non è nemmeno Houdini con la maggioranza che si ritrova. Però anche lui sta deludendo gli italiani: in Europa non incide”. Sua sorella lo voleva presidente della Repubblica, no? “Diceva semplicemente alla maggioranza: se può fare il capo del governo perché non il capo dello stato?”. Sorriso di chi mastica la politica.

  
A casa Meloni si parla di guerra, anche. E Arianna racconta che non ci sono mai stati dubbi sul posizionamento fra Russia e Ucraina. Eccola ancora in versione mamma d’Italia. “Quando vedi mamme che lasciano i bimbi sui treni e tornano a combattere per la patria, per la madre patria, cosa bisogna aggiungere?”. Ma insomma, Arianna Meloni quanto conta dentro Fratelli d’Italia? “Sono una militante da sempre, do una mano organizzativa, credo in ideali non negoziabili. Però l’intervista politica fatela a Giorgia, io che c’entro?”. 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.