Il caso
La lista di influencer filoputiniani? "Non l'ha stilata il Copasir", dice il presidente Urso
"Abbiamo ricevuto solo questa mattina un report specifico", ha spiegato il capo del Comitato per la sicurezza della Repubblica. Smentendo che il documento pubblicato dai giornali provenisse dall'organismo parlamentare. Intanto gli approfondimenti sulle ingerenze russe vanno avanti
"In merito a quanto riportato da alcuni organi di stampa, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica rileva di non aver mai condotto proprie indagini su presunti influencer e di aver ricevuto solo questa mattina un report specifico". Dopo l'articolo del Corriere della Sera Adolfo Urso, presidente del Copasir, rimanda al mittente le accuse: nessuna lista di proscrizione e chiarisce il ruolo del Comitato parlamentare.
Il giornale di via Solferino ha rivelato ieri una serie di nomi associabili alla propaganda del Cremlino, attribuendone la paternità al Copasir. Urso, questa mattina, ha comunque confermato l'esistenza di un'indagine conoscitiva "per quanto riguarda la disinformazione e la propaganda che avviene non soltanto attraverso la rete cibernetica". Ma ha negato che l'organismo da lui presieduto avesse stilato una lista di filoputiniani. Dichiarazione dello stesso segno è arrivata da Raffaele Volpi della Lega. “Leggo sconcertato di attività del Copasir che non rispondono a verità. Il Comitato a cui mi onoro di appartenere non ha avuto, non ha visto né tantomeno redatto liste di nomi di influencer e opinionisti ascrivibili a vicinanze con la Russia", ha dichiarato in una nota l'ex presidente e membro del comitato per la sicurezza della Repubblica.
Ormai da anni Mosca utilizza i social come una potente risorsa di propaganda. E la longa manus del Cremlino è arrivata anche in Italia, finendo sotto i radar del Copasir. Ma come spiegato da Urso è una questione ben diversa dalla lista di nomi pubblicata ieri dal Corriere della Sera composta da politici, economisti, freelance e opinionisti. Tra i profili pubblicati dal giornale di via Solferino c’è Vito Petrocelli, senatore espulso dal M5s e destituito dal ruolo del presidente della Commissione Esteri del Senato. Laura Ruggeri, giornalista freelance, che scrive articoli sulla rivista filo Putin Strategic Culture Foundation. Poi ci sono Alessandro Orsini, docente di Sociologia del terrorismo, spesso ospite di trasmissioni televisive e dibattiti politici, Maurizio Vezzosi, analista e reporter freelance, Giorgio Bianchi, fotoreporter che gestisce un account da oltre 100 mila iscritti. E ancora: Claudio Giordanengo, dentista nel 2019 candidato con la Lega; Manlio Dinucci, promotore del comitato "No Guerra No Nato"; Alberto Fazolo, economista e giornalista pubblicista che ha combattuto in Donbas con i separatisti.
Secondo quanto riportato dal Corriere i materiali raccolti dal Copasir hanno individuato i canali usati per la propaganda, ricostruito i contatti tra gruppi e singoli e i momenti in cui la rete, usando più piattaforme, ha fatto partire la controinformazione. Queste azioni possono essere ricondotte all'information warfare, in cui il Cremlino è maestro, e si sostanziano in una guerra per il controllo dell’opinione pubblica che trasforma i social network in armi di disinformazione e influenza politica.
Vito Petrocelli, interpellato dall’Adkronos si dice "non sorpreso" di essere citato nella lista. "Non è una novità. Dal giorno in cui ho votato contro la risoluzione del governo sull’invio delle armi in Ucraina è sempre stato così. Non mi sorprende. È un clima che non mi piace, un neo maccartismo, e non credo finirà". Anche il reporter Maurizio Vezzosi ha definito quanto emerso come un "goffo tentativo di delegittimazione a ogni costo", mentre l'economista Alberto Fazolo su Facebook ha affermato di provare "compassione per i servizi d'intelligence costretti a fare certe cialtronate".
Sul tema è intervenuta anche la vicepresidente del Copasir e deputata M5s Federica Dieni: "Stiamo facendo gli approfondimenti sulle forme di disinformazione e di ingerenza straniere. Siamo in attesa di alcune risposte rispetto alle nostre richieste". Elio Vito, deputato di Forza Italia e membro del Copasir, su Twitter ha aggiunto: "Quella che deve aumentare è la consapevolezza dell’attualità e della gravità della minaccia che rappresenta per la nostra democrazia e per la nostra libertà l’attività di disinformazione e di ingerenza straniera, compiuta anche tramite modalità ibride e cibernetiche".