La Lega si racconta

Matteo Salvini parla di sport perché Draghi, Meloni e Conte intendano

Marianna Rizzini

Tra l'addio di Zicchieri e la convention di sabato il leader del Carroccio trova il tempo di discettare di sport, Macron, premier, armi in Ucraina e pace nel mondo

E’ il giorno in cui Matteo Salvini convoca una conferenza stampa alla Camera per annunciare la nascita del dipartimento Sport della Lega, anche se in realtà di sport e investimenti via Pnrr si parla ma non troppo. Ed è anche il giorno in cui Francesco Zicchieri, deputato leghista e vicepresidente del partito a Montecitorio, annuncia l’addio proprio per via di uno sgarbo legato all’implementazione della struttura suddetta. Il motivo – almeno quello epidermico – lo spiega lui, Zicchieri: “Sono deluso dal punto di vista umano, lascio la Lega per questo, prima che per ragioni politiche. Sono rimasto di stucco, stamattina Salvini ha presentato il nuovo dipartimento dello Sport, affidato all’ex campione di volley Luigi Mastrangelo, io in quel dipartimento avevo speso tanto lavoro, ma nessuno mi ha riconosciuto nulla. Per me la Lega è la mia famiglia, e continuerà a esserlo, ma mi sento tradito nell’amicizia da parte di Matteo che non ha mantenuto la sua parola”.

 

Zicchieri chiederà l’ingresso al gruppo Misto (“ma non cerco altri partiti e resto in prima fila per la difesa della nazione”, ha detto). Fatto sta che il dubbio di una diffusione pur lenta di un certo malcontento interno leghista prende piede, e per ragioni legate alla linea a volte ondivaga del vertice. Si guarda con speranza mista a tensione alla giornata di sabato, giorno in cui Salvini, come prima di lui ha fatto a Milano Giorgia Meloni, riunisce allo spazio La Lanterna di Roma uomini di partito e di società civile per raccontare la Lega di governo, con un occhio alle amministrative e soprattutto alle Politiche del 2023 (titolo: “E’ l’Italia che vogliamo”). Apre Armando Siri, chiude Salvini.

 

In mezzo politici e rappresentanti del mondo dell’imprenditoria e delle associazioni che discuteranno di fisco, giustizia, lavoro, geopolitica, energia e autonomia. Per l’energia interverranno i vertici di Eni, Enel e Terna (Claudio Descalzi, Francesco Starace e Stefano Donnarumma). Per la geopolitica l’ambasciatore francese Christian Masset e l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani. Intanto però Salvini, parlando di sport, lancia messaggi in attesa che il premier Mario Draghi torni dall’America e lo riceva. Si nomina cioè lo sport anche per parlare di vicinanza ai territori (e appunto ci sono le amministrative), ma soprattutto si comincia parlando di sport e si finisce a parlare di quello che tutti vogliono sentire dal leader della Lega: che fare con l’invio di armi all’Ucraina?

 

E insomma Salvini, in attesa di Draghi, dice, a favor di telecamera, che di questi temi discuterà “direttamente con il premier”, perché lui Salvini “non vuole filtri”, visto “il livello della stampa media in proposito”. E la parola “sport” diventa occasione per lanciare se stesso come possibile messaggero di buone parole: “La lingua dello sport si parla in tutto in mondo, può essere veicolo di pace”. Quale pace lo si capisce quando il leader della Lega dice che certo i soldi preferirebbe fossero usati “per aiutare la gente a mangiare” piuttosto che per altro, e la divagazione sul tema bollette diventa ecumenica: ci sono persone, dice Salvini, “che in Africa si troveranno a non mangiare”, se non si arriva alla pace “entro maggio”. “Ma siete pronti a una mozione?”, gli chiedono.

 

“Sono fiducioso per natura, con me Draghi ha parlato di pace, non so con Joe Biden”, dice Salvini rispondendo senza rispondere del tutto: “La mia posizione personale è che ‘più armi significa più guerra’, nessuno ha interesse ad alzare i toni”. E manda a dire a Giuseppe Conte che più che di un dibattito parlamentare l’urgenza è il dialogo, e cita la missione del Santo padre (“grande gesto”) e anche le azioni del presidente francese Emmanuel Macron che “parla chiaro”. Ma lui, Salvini, “preferisce parlare di pace”. E intanto va bene parlare di sport, ché tutto si tiene. E però il leader della Lega, a margine dell’evento, ribadisce che “solo Usa e Gran Bretagna volevano la guerra”.

 

E se una settimana fa aveva assicurato a Draghi che non avrebbe alimentato polemiche fino al viaggio del premier negli Usa, la contrarietà per l’invio di armi a Kyiv riemerge. Come due giorni fa, quando Salvini aveva annunciato un’eventuale riunione del partito sul tema, “visto che non sono il Re Sole”. E a Draghi ora chiede un incontro post colloquio con il presidente americano Biden, al grido di “la priorità è il cessate il fuoco” grazie a un’azione diplomatica che veda l’Europa protagonista. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.