Il futuro del centrodestra

Barelli (FI): “Meloni moderata? Sì, ma gli elettori premieranno l'originale”

Marianna Rizzini

Le amministrative, le politiche, il rapporto di FdI con il governo Draghi. "Il problema non è quello che si dice durante i comizi, ma i fatti che vengono dopo, quando ci si incontra con gli alleati e bisogna studiare soluzioni", dice il capogruppo azzurro alla Camera

Giorgia Meloni è reduce dalla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Milano, da cui è tornata con i galloni da capa e “capitana” (“oggi salpiamo per un viaggio che ci porterà al governo, siamo navigatori, non surfisti”, ha detto, affidandosi alla metafora nautica oltreché al lessico teatrale). E insomma, il sottotesto in qualche modo è emerso da sé (della serie: o gli alleati mi riconoscono il ruolo o vado da sola). Visto da Forza Italia, che effetto fa? Paolo Barelli, capogruppo azzurro alla Camera, era a Milano: “Ho partecipato, dal momento che sono stato invitato”, dice: “Ho apprezzato i contenuti così come l’energia che si respirava in quella platea. Era un’iniziativa di partito, tutta giocata sull’orgoglio di partito, dunque i toni che sono stati utilizzati non mi stupiscono. Il problema non è quello che si dice durante i comizi, ma i fatti che vengono dopo, quando ci si incontra con gli alleati e bisogna studiare soluzioni. A oggi il partito di Giorgia Meloni, salvo rare eccezioni, ha lavorato con generosità per la coalizione e ha vinto (e a volte perso) insieme a lei”. Ora però ci sono davanti le amministrative, e poco oltre anche le politiche — e con le elezioni arriva il rischio di perdere pezzi di identità, magari di fronte a una leadership forte in un settore dell’alleanza.

 

“Forza Italia non corre rischio di perdere proprio nulla”, dice Barelli: “Come ha ricordato anche il presidente Silvio Berlusconi, siamo da 25 anni dalla stessa parte, con le stesse idee che sono ancora, più di allora, attuali. Sono gli altri, anzi, che sono lentamente venuti sulle nostre posizioni e gli elettori, si sa, apprezzano l’originale. Parlavamo di riforma del fisco, di riforma della giustizia, di uno stato leggero, della necessità di riprendere la ricerca sul nucleare quando gli altri chissà cosa facevano. Berlusconi parlava del pericolo cinese e dell’esercito unico europeo, cose che oggi dicono tutti. Troppo tardi. E ribadisco: gli elettori preferiscono sempre l’originale. E lo dimostrano tutte le case di sondaggi che danno ormai da più di un anno stabilmente Forza Italia in ripresa”. Il voto locale è vicino, l’accordo non è però ovunque (anzi). “Per quanto riguarda le amministrative, ovviamente, come ha ricordato anche Berlusconi”, dice Barelli, “bisogna cercare l’unità perché solo uniti si vince, divisi si perde. Non è solo questione di bandierine, ma di togliere la possibilità ai cittadini di città mal governate dalla sinistra, come, per esempio, Palermo, di voltare finalmente pagina. Spero che i leader di centrodestra si possano incontrare a breve e che, comunque, si chiuda un accordo il più possibile ‘complessivo’. Va detto che, aldilà delle ricostruzioni della stampa, il centrodestra è unito nella stragrande maggioranza dei comuni che andranno al voto”. Intanto Meloni è apparsa trasformata anche nel lessico più istrionico. Che cosa cercava? Riconoscimento interno? Allargamento del campo di consensi? A questo solo Meloni può rispondere, “ma  questo suo volto e il modo di fare ‘casereccio’ piace ai suoi elettori. Del resto Meloni ha il compito facilitato dal fatto che è all’opposizione in Parlamento e può ‘lanciare stracci a volontà’ al governo. Noi siamo contenti che sia sulla cresta dell’onda: servono partiti forti e radicati per avere una coalizione di centrodestra vincente”.

 

Il lancio di stracci è stato letto come un voler scongiurare un Draghi bis, puntando su una prospettiva da partito unico della nazione. Tensioni in vista? “È inevitabile che i prossimi mesi saranno mesi dove ciascun partito proverà a farsi sentire e avrà la preoccupazione delle lezioni imminenti”, dice Barelli: “Siamo fiduciosi, però, che l’equilibrio che Mario Draghi ha saputo tenere sinora continuerà a governare questa strana maggioranza fino alla fine, fino all’ultimo giorno. E’ interesse di tutti che si usino questi mesi per risolvere più problemi possibili per non rinviarli a dopo il voto, ma comunque è assodato che i miracoli Draghi non li può fare. Io spero, come tutti, che dalle prossime elezioni si possa tornare alla normale dinamica tra centrodestra e centrosinistra, che ci siano governi dello stesso colore con un programma chiaro definito sin da prima”. Diverso è il tono di Meloni in politica estera. Si è autodefinita “filoatlantista”. Ma c’è chi dubita del vero senso delle parole. “Noi di Forza Italia anche su questo siamo particolarmente fortunati: siamo la principale forza italiana del Partito popolare europeo di cui il coordinatore nazionale Antonio Tajani è vicepresidente. Non abbiamo mai avuto neanche un secondo di esitazione e siamo soddisfatti del fatto che, finalmente, a guidare il paese attraverso questa crisi internazionale ci sia un governo atlantista e non uno filocinese come il precedente”.

 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.