Meloni e le pen

La destra meloniana non tifa Le Pen. Parla Francesco Lollobrigida

Marianna Rizzini

Il ballottaggio francese visto da FdI. La leader Giorgia Meloni non si sente rappresentata dall’ultradestra francese, dice il capogruppo alla Camera

Emmanuel Macron e Marine Le Pen andranno al ballottaggio per le elezioni presidenziali francesi, con il presidente uscente al 27,4 per cento circa (e il sostegno di quasi tutti gli avversari) e la leader dell’ultradestra al 24 per cento circa. Visto dall’Italia – e in particolare da Fratelli d’Italia, il partito che al Parlamento europeo non siede nello stesso gruppo di Le Pen, e anzi presiede i conservatori Ue, pur avendo per Le Pen da sempre parole di stima – la questione si complica. Tanto che ieri Giorgia Meloni da un lato ha detto che “al ballottaggio francese non ci sono candidati” che rappresentino il suo partito, ma dall’altro ha biasimato i media francesi per aver dipinto Marine Le Pen “di nuovo come un mostro”. 

 

“Io guido la famiglia dei conservatori europei”, ha detto Giorgia Meloni al termine della manifestazione Vinitaly, mentre ribadiva che al voto francese il suo  partito non si farebbe lancia in resta paladino dell’ultradestra. E però, ha aggiunto, “se si prendessero tutti i candidati potenzialmente di centrodestra e si facesse un’alleanza ampia come quella che ci può essere in Italia ci sarebbe maggioranza”. Fatto sta che la figura di Marine Le Pen, per la destra italiana, rischia al momento di essere scomoda (anche se ieri il leader della Lega Matteo Salvini si diceva “felice” per il suo successo). Il capogruppo alla Camera di FdI Francesco Lollobrigida analizza la situazione, definendosi intanto “non un tifoso” di questo o quel candidato in vista del ballottaggio francese. Ma la Francia, dice, dovrebbe scegliere comunque per un cambio di scenario: “In base a quello che abbiamo visto, la Francia ha avuto cinque anni di inconcludenza, con Macron – un presidente che peraltro ha sposato un modello di Europa che non ci convince e che un’ampia parte dell’elettorato francese non condivide. C’è stato poi un effetto svuotamento dei partiti alleati del presidente uscente, con percentuali da scomparsa per socialisti e popolari. Soprattutto, il modello Macron a me pare deludente per molti aspetti, se non fallimentare, e i francesi hanno dimostrato infatti di voler cercare un’alternativa sia a destra, con Le Pen, sia a sinistra, con Jean-Luc Mélenchon”.

 

Lo scenario di guerra pesa sulle consultazioni. “La guerra, a mio avviso”, dice Lollobrigida, “influenza il voto ma non direttamente. Un ragionamento si può fare: la guerra evidenzia cioè un altro aspetto, quello del ‘che cosa poteva fare l’Europa per evitarla?’. E sappiamo che l’Europa, a differenza che nei momenti immediatamente successivi al deflagrare del conflitto, è stata incapace di mostrarsi unita come dopo lo scoppio delle ostilità. Ci sono grandi responsabilità presso le grandi nazione europee, responsabilità nel non aver saputo creare un’Europa forte. La fragilità europea è tra le possibili concause della guerra, al di là dell’atteggiamento prepotente di Vladimir Putin, a cui va unanime condanna”.

 

Per Lollobrigida dalla Francia intanto arriva un segnale: “E’ un grande paese che sta dimostrando di avere voglia di non continuare, a livello europeo, sul solco fin qui seguito”. Intanto Fratelli d’Italia ieri si stringeva attorno alla leader Meloni per le parole a lei rivolte dal professor Luciano Canfora (che l’ha chiamata “nazista dell’anima”). La vicepresidente di FdI al Senato Isabella Rauti definiva la frase del professore “gravissima e inqualificabile”. Intanto la leader di FdI continuava a commentare le elezioni francesi, con particolare attenzione alla suddetta “mostrificazione” di Le Pen in Francia, visto il passaggio di fase elettorale, ora che la leader del Rassemblement national non serve più a “isolare Eric Zemmour”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.