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La truffa antisistema ora è una minaccia per Parigi e l'Europa

Giuliano Ferrara

Da Trump al grottesco esecutivo gialloverde italiano. Ora è la volta della Francia. Cinque anni fa Marine Le Pen perse contro Macron: la truffa non era matura. E’ maturata ora, in circostanze eccezionalmente rischiose

Nelle democrazie elettorali, e questa è la loro principale fragilità, il pericolo viene sempre dalle truffe. Di questi tempi, la minaccia è la truffa antisistema. Qui ne sappiamo qualcosa. Nelle ultime elezioni politiche salviniani e grillini si presentarono al voto su piattaforme rivali e contrapposte, unificati solo dalla voglia di scardinare il cosiddetto governo delle élite, ma dopo le elezioni e sotto il segno tipico della truffa commerciale, il contratto ineseguibile, il governo del contratto, unirono le forze. Ne nacque un esecutivo grottesco, a due, senza le destre per una volta meno disponibili a un’operazione contabile per loro sconveniente, emarginate da Salvini e Di Maio, i capi del vice presidente in carica come presidente, Conte. Durò un solo anno e finì grazie al suicidio puerile di Salvini e al trasformismo buono promosso da Renzi e da Conte stesso.

 

Poi per gradi si è arrivati all’asse Mattarella-Draghi, apogeo del governo delle élite politiche oggi di nuovo in turbolenza per le modalità truffaldine con cui agisce una parte della sua maggioranza di unità nazionale (sempre i soliti).

 

La truffa antisistema si era fatta carne nel 2016, due anni prima del contratto italiano tra populisti, con la discesa di Trump dalla scala mobile del suo orrendo castello newyorkese. Un elettore e finanziatore democratico, un imprenditore incontinente, bulimico e molto disinvolto, si fece in un batter d’occhio caposcuola vociante della vecchia destra repubblicana (protezionismo, isolazionismo al servizio dei disegni di Putin, xenofobia, con in più un disprezzo truffaldino delle regole democratiche mai visto prima). Ex contributore delle campagne di Hillary Clinton, star del virtuale più zozzo, Trump l’Impostore chiese di chiuderla in carcere (lock her up!) e scatenò vincente la sua inveritiera crociata antisistema in nome di un’America profonda e dimenticata che era solo il serbatoio di alimentazione di un grande imbroglio da talk-show). Sappiamo come andò a finire e come minaccia di ricominciare.

 

Ora è la volta della Francia. Cinque anni fa Marine Le Pen era il campione di una destra di movimento antisistema e perse contro il nuovo leader di un centro riformista e pragmatico, rivoluzionario nella forma, unificato da Emmanuel Macron. Lineare. Il conservatore Fillon e il federatore degli enragés Mélenchon fecero la loro parte e furono sopravanzati dalla destra di vecchia scuola identitaria e nazionalista. Lineare. La truffa non era matura. E’ maturata ora, in circostanze eccezionalmente rischiose, e il pericolo è che la sua eventuale riuscita porti a una grande crisi euroccidentale in tempi di emergenza e di guerra aperta con il neoimperialismo aggressivo di Putin. Putin è il collante di tre candidature, quella di Zemmour l’estremista della destra antimmigrati, suo aperto sostenitore. Quella di Mélenchon, l’arrabbiato di sinistra che ha sempre viaggiato tra Caracas e Mosca. E quella di Le Pen, che ha cercato nel tempo di ricucire un’immagine presidenziabile, e con un certo successo, ma resta oltre la maschera la commessa viaggiatrice di un campionario demagogico, antieruopeo, la cui campagna elettorale è apertamente finanziata dagli amici bancari del capo del Cremlino.

 

La chiave del possibile successo della candidata meglio piazzata per sfidare Macron al secondo turno è nell’incontro tra putinismo e schema truffaldino antisistema. I voti di Zemmour, una parte dei voti di Mélenchon e una quota significativa dei voti antimacroniani della destra storica, voti di segno in apparenza opposto, sono destinati forse a riversarsi su di lei nel segno dell’ideologia antisistema. L’ennesima truffa, ma questa volta con conseguenze generali da far tremare le vene dei polsi. Un fronte decisivo della guerra in atto passa per la difesa macroniana del governo democratico di Parigi, e speriamo che non sia una linea Maginot.  

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.