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Draghi alla stampa estera: "Per Putin non ci sono ancora condizioni per il cessate il fuoco"

Ucraina, situazione politica e non solo. Il premier ha tenuto una conferenza stampa nella sede romana dell'associazione dei corrispondenti in Italia: "Sia Kyiv che Mosca vogliono l'Italia come paese garante"

Redazione

Draghi: "Putin ha detto che non ci sono ancora le condizioni per il cessate il fuoco"

Mario Draghi ha incontrato la stampa estera. Il premier ha fatto visita alla sede romana dell'associazione per rispondere alle domande dei corrispondenti esteri in Italia, E' stata l'occasione per fare un punto anche sull'evoluzione della guerra in Ucraina, dopo che ieri il capo del governo ha avuto un colloquio telefonico con Vladimir Putin. "Non ci sentivamo da prima della guerra", ha esordito Draghi. Che si è poi soffermato sul contenuto del colloquio: "Ho chiesto quando era previsto un cessate il fuoco. Mi è stato risposto che le condizioni non sono mature". Il premier ha anche detto che "ho invitato Putin a incontrare Zelensky. Ma il presidente russo ha risposto che prima vanno fatti dei passi avanti nei negoziati". In ogni caso, come aggiunto dal presidente del Consiglio, "è ancora presto per superare lo scetticismo" sulla risoluzione del conflitto. Anche se ieri la conversazione è finita con l'auspicio di "tenersi informati". 

Ha notato un cambiamento nell'atteggiamento di Putin? "Credo di sì", ha detto Draghi, "ma resto molto cauto".  

"Sia Ucraina che Russia vogliono Italia come paese garante"

Il fatto nuovo emerso ieri è che "non solo l'Ucraina, anche la Russia richiede l'Italia come garante" per il negoziato che dovrebbe risolvere il conflitto, ha aggiunto Draghi in conferenza stampa. 

"Nel def nessuna voce per l'aumento delle spese militari"

Draghi ha anche aggiunto che sul tema dell'aumento delle spese militari "l'unità nella maggioranza è massima. Come sapete ho incontrato il presidente Conte. Voleva che l'uniformazione agli impegni della Nato avvenisse nel 2030. Io ho detto che si faceva come diceva il ministro Guerini, che ha proposto il 2028". Non ci sarà, ha aggiunto il capo del governo, "nessuna voce  per quello che riguarda l'aumento delle spese militari, nel prossimo Def".

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