L'editoriale

Questa guerra sporca non è una crociata antirelativista

Gli antirelativisti della mutua, stavano rinserrati nella chiesa del silenzio

Giuliano Ferrara

La spiritualità russa alle prese con un occidente che disprezza i valori non negoziabili è una  balla di Putin. Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e l’antirelativismo autentico,  con la libertà umana come criterio assoluto

Putin cerca di travestire la guerra sporca in una limpida crociata antirelativista. Se la prende con la cancel culture e cita la sua vittima più illustre, J. K. Rowling (e mal gliene incolse vista la rispostaccia di lei). Asserisce che dietro il suo disegno di potere neoimperiale sta una compatta spiritualità russa, secondo tradizione e secondo natura, alle prese con un occidente e un’Europa pieni di disprezzo per i valori non negoziabili in cui l’anima eurasiatica, slavofila e ortodossa si riconosce.

 

Sono balle, naturalmente. Di quella che il capo del Cremlino ha giudicato “la più grande catastrofe geopolitica del secolo scorso”, la fine dell’Unione Sovietica, sono coautori e supremi ispiratori san Giovanni Paolo II, che emanò la lettera enciclica Veritatis splendor, e Benedetto XVI, che ha dedicato la sua vita di teologo e di Papa al progetto illuminista-cristiano di mettere in risonanza fede e ragione contro la sfida relativista della prevalente cultura occidentale.

 

E mentre gli amici ortodossi di Putin, che ora parlano come un qualunque Pillon o Adinolfi, antirelativisti della mutua, stavano rinserrati nella chiesa del silenzio, sotto le persecuzioni che testimoniavano la loro russissima capacità di soffrire, è toccato al cattolicesimo latino e occidentale (un polacco e un bavarese) di liberarli e restituirli alle prediche dall’ambone. In nome di un antirelativismo autentico, con la libertà umana come criterio assoluto.

 

 Certo gli approdi anche recenti del relativismo occidentale non sono un elemento di forza etica e culturale delle nostre società. Cito solo le leggi depositate nel Maryland e in California, che in nome dei diritti riproduttivi passano dall’aborto come diritto di privacy alla depenalizzazione dell’infanticidio, purché gli atti di omissione o negligenza a tutela della vita riguardino il periodo perinatale (un mese dalla nascita). E potrei aggiungere le caccole della cultura gender o la riduzione della storia a tribunale del presente. Ma il fatto che da noi si sia impazziti nell’obbrobrio, e che l’unico vero assoluto dei diritti venga identificato con una assoluta manipolabilità della vita umana, non significa che esprima saggezza una spiritualità eurasiatica fondata sui carri armati e l’eccidio di indipendenza, libertà e vita di un popolo e dei suoi bambini. L’antirelativismo non ha mai escluso dal suo orizzonte la caritas, l’amore e la tolleranza, e ha cercato di fondare sull’incontro con la ragione le sue ragioni.

 

In Putin e nei suoi mentori e ideologi si vede invece autentico oscurantismo, che non ha molto a vedere con la difesa duttile e riformatrice di ciò che è permanente, si vede un sogno misto, cesaro-papista, di riconquista impossibile e tenebrosa del passato. Niente di più lontano dall’esplosione di libertà e verità che illuminava il culto della Madonna e dell’antica identità polacca di un Wojtyla, niente di più estraneo alla sfida culturale del discorso di Ratisbona di Ratzinger. La propaganda bellica e autocratica ha un limite, è univoca, assertiva, e spaccia per etico il disvalore assoluto dell’espansionismo aggressivo di una società e di uno stato in cui regnano (salvo l’eroismo dei pochi) conformismo, sottomissione, intolleranza. Putin vuole coglionare con riferimenti alle idee e alla cultura un mondo libero in cui le guerre sono culturali, e ammettono il pluralismo che è il suo nemico mortale.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.