Lorenzo Casini (screenshot da Youtube)

La nomina

Chi è Lorenzo Casini, il giurista al vertice della Lega Serie A

Marianna Rizzini

Allievo di Sabino Cassese, capo di Gabinetto al ministero della Cultura di Franceschini, ex studente del Mamiani, “soldato del diritto”: il ritratto del nuovo presidente del calcio italiano

“Davide contro Golia!”. L'esclamazione è di un osservatore esperto di sommovimenti ai vertici calcistici nazionali, nel momento in cui Lorenzo Casini – quarantasei anni, studi e radicamento a Roma (quartiere Prati, dove vive con la moglie Chiara e i figli Giulio e Valeria), capo di Gabinetto al Ministero della Cultura con Dario Franceschini e professore ordinario di Diritto amministrativo (area Sabino Cassese) – è stato stato eletto con 11 voti favorevoli. Non è un caso che sia piaciuto al partito informale degli americani con quote di proprietà nei club, dicono gli insider, sottolineando “l'indipendenza e la competenza” di Casini. Il nuovo presidente, infatti, non è organico ma non è marziano rispetto al calcio, suo pallino nonché oggetto di numerosi saggi giuridici da lui firmati. E si contano ora pure gli astenuti e si ripercorre la settimana di passione appena trascorsa (dopo un voto andato a vuoto), per capire il perché e il percome del risultato non scontato e della non elezione degli altri, da Andrea Abodi a Lorenzo Bini Smaghi passando per  Mauro Masi, per non dire di colui che in origine fu scartato: Carlo Bonomi, presidente di Confindustria.

Gira che ti rigira, la spiegazione epidermica che viene data è che lui, Casini, “ci ha messo la faccia”. Letteralmente: si è presentato quando gli altri hanno disertato l'audizione, la prima volta, e si è ripresentato quando gli altri non si sono ripresentati, e ripresentandosi ha spiegato chi fosse e come intendesse procedere. Punto. Poi c'è la spiegazione non epidermica. In ordine sparso: il Nord e il Sud, nel senso delle squadre e delle proprietà; il cosiddetto spettro del commissariamento; la spaccatura della Lega Serie A (con Matteo Salvini che dalla Lega Nord non perde occasione: “Ennesima poltrona per il Pd”, ha dichiarato a stretto giro). Infine i kingmaker: Aurelio De Laurentiis, che ha apprezzato Casini per questioni audiovisive prima che calcistiche (legge Cinema), e poi, ma dopo De Laurentiis, Claudio Lotito. Il resto lo fa il curriculum di Casini, non soltanto allievo di Cassese “in senso ontologico”, dice un amico, da tanto i due, Sabino e Lorenzo, si qualificano come “soldati del diritto” persino nell'incedere la mattina quando si recano a piedi nei rispettivi uffici, e fin dai tempi in cui Lorenzo era assistente di studio presso la Corte Costituzionale in cui Sabino sedeva come giudice.

 

Casini è stato anche, tra le altre cose, componente del Collegio di Garanzia dello Sport e presidente dell'Istituto di ricerche sulla Pubblica amministrazione, quell'IRPA nel cui ambito gli ex allievi e il prof. (Cassese in testa) si confrontano, con tanto di seminario intergenerazionale una volta l'anno in quel di Sutri. Mettici anche le riforme nel settore audiovisivo e la gestione complicata del medesimo durante la pandemia, e si capisce con quale spirito Casini si affacci al nuovo incarico. “Sottoponetegli qualsiasi quesito: lui sa la risposta”, dice scherzando, ma sul serio, l'amico Giulio Napolitano, docente di Diritto Amministrativo a Roma Tre. E insomma chi conosce Casini ne sottolinea la relativa “onniscienza”. “Lorenzo non parla di cose che prima non abbia studiato, per lui essere preparato è una cultura di vita”, dice un conoscente. È un “high-flyer”, uno che vola alto, dice di lui Cassese in persona: da New York, dove Casini ha approfondito le materie di cui è esperto, a Roma, dove di calcio ora si occuperà non più soltanto per passione, pur necessaria, tra un manager e l'altro, nell'assolvimento del compito. Tuttavia nessuno descrive come un secchione in senso lato il Casini ex studente del liceo Mamiani. Uno che ha avuto, sì, un periodo di estremo understatement nell'agire e nel vestire, ma che ora, raccontano al Ministero, ha assunto, forse per osmosi dal mondo dello spettacolo frequentato in questi anni, qualche piccolo vezzo di forma (più rilassato nei saluti; qualche nota di colore tra pullover e scarpe).

 

E se tra i colleghi Casini è conosciuto come “lo Stakanov del Collegio Romano” e come “colui che sforna un manuale di diritto all'anno come neanche Woody Allen con i film”, gli amici che con lui parlavano di calcio si ritrovano ora orfani di un tifoso della Juve che nel tempo libero identificherà il pallone come materia di lavoro riservata. E insomma Lorenzo Casini uscirà meno di prima, e già usciva poco, raccontano in Prati. Con chi? Nomi ricorrenti: il suddetto Giulio Napolitano, Salvo Nastasi, segretario generale al Mibact nonché co-regista dell'operazione Lega Serie A, e Nicola Maccanico, amministratore delegato di Cinecittà Spa. Con loro condivide anche lo stesso mare (Tirreno), sebbene da diverso e pur limitrofo lido: Ansedonia, come i prof. Cassese e Amato, invece di Capalbio. Non è di quel mondo (del calcio), Casini, la “Rivoluzione copernicana” annunciata dai suoi grandi elettori. “C'è tanto da rifare ma penso che lui lo sappia”, gli dice intanto – monito o augurio – il presidente del Coni Giovanni Malagò

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.