Tra governo e Parlamento

Forza Italia alla prova del catasto

Marianna Rizzini

L'influenza di Matteo Salvini sui moderati di centrodestra emerge su quella che una parte di Fi chiama “schiforma”. La linea di confine tra governo e Parlamento 

Può la riforma del catasto diventare occasione per disegnare ufficiosamente i confini di quella che è stata chiamata, con crudele ironia, “la Bielorussia” di Matteo Salvini, nel senso di zona d’influenza extrapartitica nel centrodestra e precisamente in Forza Italia? Come dire: visti i voti pericolanti (per il governo) esplicitatisi per ben due volte in commissione Finanze della Camera sul tema “riforma del catasto”, con tanto di commenti sulla “schiforma” del catasto medesimo da parte dei deputati di FI componenti della commissione, come ci si può mantenere in equilibrio tra Montecitorio e Palazzo Chigi, essendo anche partito di governo?

Intanto si è vista la collaterale irritazione del ministro azzurro per la PA Renato Brunetta — che una settimana fa ha definito “incomprensibile” rispetto al gruppo di FI la prima delle suddette votazioni, per poi consegnare a questo giornale una nota esplicativa in cinque punti con l’obiettivo di spiegare il catasto a chi non vuol capire, non ultimo e in particolare nel centrodestra. E insomma, se il governo ha rischiato due volte di andare sotto su argomento edilizio, e se due giorni fa così tanti voti azzurri “anti-schiforma” sono emersi attorno a un emendamento soppressivo di Alternativa, i mattoni vanno messi intanto per rinforzare il muro azzurro. E dunque in Forza Italia si cerca da un lato la mediazione tra linee, riflettendo  sull’identità. L’onorevole Sestino Giacomoni, membro del coordinamento di presidenza del partito azzurro, non ravvisa però dicotomia tra linea dei gruppi parlamentari e linea dei ministri di FI: “Due sono i punti fermi, come ha sempre detto il presidente Silvio Berlusconi: il governo Draghi deve andare avanti nell’interesse del paese, e la casa è sacra. Quindi niente tasse aggiuntive né ora né mai”. Il deputato Alessandro Cattaneo, già sindaco di Pavia e responsabile nazionale dei dipartimenti del partito, ribalta la questione identitaria: “Al di là del provvedimento, la domanda chiave è: sul tema del catasto la nostra identità come andava salvaguardata? Forza Italia è sempre stata in prima linea sul tema della difesa della casa e contro l’aumento della tassazione sugli immobili. In questo mi verrebbe da dire che è più Salvini che ha seguito noi e non viceversa. Non solo: noi sulla riforma del catasto abbiamo cercato la mediazione fino all’ultimo, martedì compreso, ma abbiamo trovato il muro di gomma innalzato dalle sinistre e dal governo. Ci sono state delle forzature, a partire dall’introduzione a tutti i costi del tema catasto della delega fiscale fino all’aver posto un ultimatum alle forze parlamentari, scelta strana vista la natura emergenziale e non politica di questo esecutivo”. Ora comunque non vuole “drammatizzare”, Cattaneo. Piuttosto ribadisce: “Il governo nasce per affrontare temi alti, e su questo Forza Italia c’è e ci sarà. Ma si lasci al Parlamento il modo e il tempo di esprimersi”.

Tuttavia la definizione di “schiforma” non è piaciuta molto fuori dalla commissione Finanze: “L’ho trovata una locuzione esagerata”, dice il deputato azzurro Andrea Ruggieri, “anche perché non è previsto, con la riforma, un aumento delle tasse sulla casa. L’obiettivo non è quello. L’obiettivo è attualizzare un catasto vecchio e realizzare una mappatura degli immobili. Non possiamo seguire demagogicamente la Lega che segue Giorgia Meloni. E dobbiamo trovare un modus per evitare che nel partito, il nostro, l’immagine sia quella delle tesi e antitesi contrapposte”. E la tesi dei parlamentari che chiamano “schiforma” la riforma è che la stessa, “anche se non comporterà nell’immediato alcun aumento della tassazione, metterà nelle mani dei futuri governanti un’arma che punta dritto al cuore della classe media”. Il premier Mario Draghi rassicura (“nessuno pagherà più tasse”), dicendo però nel contempo che “il governo non è nato per stare fermo”.
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.