Il racconto

La Bestia di Salvini diventa Emergency. "Pace in Ucraina". Putin? Non pervenuto

La metamorfosi della propaganda leghista: addio caccia al colpevole e gogna, solo lacrime e mazzi di fiori per un popolo che resiste

Simone Canettieri

Il canale social del leader della Lega cambia palinsesto: solo video empatici sulla guerra, ma senza citare la Russia, E in Senato si fa arcobaleno: "Contano solo la pace e i bambini"

Pum: la Bestia ora è un’ Ong. E Matteo Salvini una specie di cooperante. I canali social della Lega, così famelici di colpevoli e gogne, cambiano palinsesto. Ecco “il toccante video di un padre che saluta in lacrime la figlia in partenza per la safe zone”. E poi c’è “un anziano miracolosamente vivo”. Ma anche: “I bimbi della terapia intensiva spostati nel seminterrato per salvarsi”. I piccoli con il cancro. Da Roma c’è Salvini con un mazzo di tulipani davanti all’ambasciata ucraina.  

Ecco dunque il Capitano della pace e del dialogo che ripudia la guerra, che si appella al Papa per mediare, che in Senato  davanti a Mario Draghi cita Aldo Moro, Bettino Craxi, Silvio Berlusconi e, non era scontato, Romano Prodi.  Intanto per beccare like via le foto con i mitra e quelle con le divise. Niente barconi: cambio di scena. Anche se, a sbirciare sempre la metamorfosi della nuova Bestia in versione Emergency, c’è un’altra curiosità che salta agli occhi. I video di chi scappa, i bimbi ricoverati nei sottoscala, le macerie che fumano sembrano il frutto di una calamità naturale: un terremoto, un’alluvione, l’eruzione di un vulcano, la caduta di un meteorite sulla terra.

Oppure potrebbe essere scoppiata una centrale nucleare. Mancano insomma nella narrazione social della Lega le tanto care facce del colpevole, le classiche didascalie “questo uomo è responsabile di un’ingiustizia immonda: vergogna”.

E’ scomparso il cattivo, non si trova il colpevole su Instagram. Sono assenti insomma i riferimenti alla Russia e a Vladimir Putin. La propaganda ha bisogno di zigzagare e Salvini va a ruota. “Sì alla pace, no alle polemiche”, dice in versione Gino Strada.

Ma insomma l’amico  Putin? “Sono deluso da chi risolve i problemi con la guerra”.  E dunque in queste ore gira così: “Qui non ci sono amici di Putin o filorussi. Quando Prodi, non il cugino di Salvini, negli anni ha ripetutamente detto che è un danno isolare la Russia, non regaliamo la Russia alla potenza cinese, diceva una cosa giusta. Quindi sanzioni: giusto, il dialogo non si deve mai interrompere, la priorità è fermare i missili”.

Tutto è cancellato, omesso, dimenticato. Zac.  Come il documento del 2017 che venne firmato a Mosca, nella sede del comitato esecutivo del partito di  governo russo, da Salvini e dal vicesegretario generale del Consiglio per le relazioni internazionali di Russia unita,  Serghei Zheleznyak. “Carta straccia”.  Così come non è stato rinnovato il memorandum siglato tra il  movimento giovanile della Lega e la Giovane guardia di Russia unita, del 17 novembre 2018  quando la Lega era al governo con il  M5s. Il  memorandum era stato firmato a Mosca dall’allora coordinatore dei giovani della Lega Andrea Crippa. “Non l’abbiamo rinnovato, abbiamo fatto un gemellaggio lo scorso anno con i New York Young  Republican”, ha spiegato all’Agi il nuovo coordinatore federale della Lega  Giovani, Luca Toccalini. Fuga da Mosca. E’ l’ora dell’accoglienza. Ma di profughi “veri”, sottolinea il leader del Carroccio per non mandare in tilt la nuova Bestia arcobaleno. Sicché scatta subita la mobilitazione: la lancia il deputato e sindaco di Borgosesia Paolo Tiramani.

Diventa una tendenza e tutti poi lo seguono: “Siamo pronti a ospitare le mamme e i bambini ucraini”. La vicenda serve al Carroccio per fissare la linea sulla politica energetica e scavare un fossato con gli ex alleati del M5s: sì al gas del Tap, sì al nucleare, basta con i veti.  Salvini adesso si sente protetto dall’ombrello di Draghi su come gestire le  sanzioni, ma teme un contraccolpo nel nord produttivo, dove ancora vive e lotta lo zoccolo duro del consenso. Lontano dai social c’è Giancarlo Giorgetti. Il titolare dello Sviluppo economico è impegnato sul dossier rigassificatori, è preoccupato anche lui per le sanzioni e per le ricadute sulle partite Iva della “nostra gente”. Ma con la geopolitica non vuole immischiarsi: “Faccio il ministro”, ripete il più atlantista della Lega, ex responsabile esteri del partito. Intanto la Bestia è diventata Emergency. Anche se la “matrice” su Instagram è ancora vaga. 
              

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.