Ma quanto dura così?

La Lega cerca un asse con il M5s e sfida Draghi sul green pass. E' ancora sabotaggio

Carmelo Caruso

Caos in Commissione Affari Sociali. La Lega vota con Fdi gli emendamenti soppressivi sul green pass. Forza Italia si astiene, il M5s si spacca. Il problema è adesso la tenuta dell'esecutivo. E il 16 marzo arriva il nodo Mes

Bombardano il loro stesso governo ma lo definiscono “parlamentarismo”. Ieri, l’esecutivo di un paese guidato da un ex presidente della Bce, voluto da Sergio Mattarella, è stato tenuto in ostaggio dal deputato Panizzut. E’ il capogruppo della Lega in commissione Affari sociali alla Camera. Su mandato del suo segretario, cercando la complicità del M5s, ha presentato degli emendamenti al dl Covid per sopprimere il Green pass per gli over 50 dal 31 marzo. Il decreto arriva oggi in Aula e si ragiona sulla questione di fiducia. Si tratta di un’altra “bomba incendiaria” contro Mario Draghi, a pochi giorni dal mancato voto sul Milleproroghe e malgrado la promessa dei ministri: “Te lo garantiamo, presidente. Non accadrà più”. A Palazzo Chigi si è ormai convinti che il tema riguarda la tenuta complessiva dei partiti. Riguarda anche il Pd. Il 16 marzo è attesa, in sede europea, l’approvazione del Mes.


Secondo alcuni ministri siamo entrati nel “mese della tensione”. Ci sono inneschi pronti a essere fatti esplodere. Uno di questi è il Mes che per il governo “è una questione superata”. La ratifica viene data per scontata. Un altro è il catasto. L’altro ancora è la road map che segnerà la fine dello stato d’emergenza. Draghi vuole un testo di legge tra quindici giorni per superarlo. Giancarlo Giorgetti ha dichiarato ieri che non ci sono le condizione “eccezionali” per prorogarlo.  Il problema è sempre la tenuta. Un episodio analogo a quello del Milleproroghe sarebbe “clamoroso”. E c’è qualcosa di nuovo che a distanza di giorni è più chiaro.

 

Nelle stanze del governo, tra i colpevoli, il Pd viene ritenuto un po’ più colpevole della Lega. La norma cassata sull’Ilva è apparsa  come una rappresaglia organizzata da un’area che ha i suoi riferimenti in Francesco Boccia e Michele Emiliano. Quell’operazione ha “ferito” il presidente dell’ex Ilva, Franco Bernabè. E’ una figura apprezzata da Draghi.  A Palazzo Chigi ci sono ormai due scuole di pensiero. E’ l’antica divisione tra falchi e colombe. Stanno vincendo i falchi. L’idea è che “non si debba più negoziare nulla”. I partiti hanno dato prova di slealtà. C’è ormai un ministro, quello per i Rapporti con il Parlamento, Federico d’Incà, che da giorni è riunito in maniera permanente e che non riesce più a controllare gli spasmi d’Aula. Il Pd mette in discussione il suo operato: “Oltre che curare i rapporti con il parlamento deve curare i rapporti con il M5s”. C’è chi invece crede, e lo crede chi è vicino a D’Inca, che si voglia “caricare su D’Incà un argomento che rimane politico e che deve essere risolto dai leader”. In almeno due occasioni, su Csm e decreto balneari, sono dovuti intervenire, in aiuto del ministro, il capo di gabinetto, Antonio Funiciello, e il “soprasegretario”, Roberto Garofoli. Ieri è accaduto ancora. In una commissione, quella Affari sociali, che per la Lega è evidentemente il suo Donbass, si sono effettuate nuove esercitazioni.

 

La Lega con il suo capogruppo, Panizzut, di mattina, si dichiarava pronta a votare gli emendamenti soppressivi sul Green pass. Era forte di un’alleanza sotterranea con parlamentari del M5s che non hanno mai nascosto la loro posizione. Tra questi:  Dieni,  Zolezzi, Bella. Al Senato c’è Mauro Coltorti che è uscito allo scoperto: “Via subito obblighi e restrizioni”. Esisterebbe perfino una chat all’interno del M5s chiamata “I contrari al Green pass”. Sono in pratica una specie di intergruppo con la Lega. Claudio Borghi ha twittato come un forsennato, li spronava alla battaglia: “Caro  Coltorti, se i tuoi colleghi della commissione XII voteranno in tal senso potremo metterci alle spalle questo brutto periodo”. Un ulteriore emendamento, un altro dispositivo preso a pretesto, era quello a firma di Giuditta Pini, del Pd, e riguardava la possibilità di effettuare tamponi nelle parafarmacie. Se l’emendamento per sopprimere il Green pass era la dinamite della Lega, quello sulle parafarmacie diventava la “bomba al plastico” del M5s che proprio su questa possibilità si è spaccato. Forza Italia comunicava invece l’astensione sull’emendamento soppressivo sul Green pass e si racconta su suggerimento del Pd: “Altrimenti andiamo sotto”. In poche ore è accaduto tutto questo.

 

Il Pd, per senso di responsabilità, ritirava dunque l’emendamento sulle parafarmacie. La seduta veniva sospesa e aggiornata nel pomeriggio. Prima alle 15.30. Poi alle 17.30. Nel M5s si è ricorso alla sostituzione. I possibili sabotatori sono stati sostituiti da parlamentari con la patente di affidabili. Si è arrivati al voto sull’emendamento caro alla Lega e la Lega ha seguìto la “dottrina Borghi”. I numeri sono stati però a favore del governo. L’emendamento è stato respinto. 22 sono stati i “no” (Pd, M5s, Iv, Coraggio Italia, Leu) 13 i “sì” (Lega, Fdi, Alternativa) 5 infine gli astenuti (Fi). Enrico Letta, che si racconta abbia sul serio “processato” i suoi “franchi sabotatori” sul Milleproroghe, ieri, in direzione, ha denunciato nuovamente la slealtà della Lega: “E’ tornata a votare in senso contrario alle indicazioni dell’esecutivo”. In settimana è previsto l’incontro Draghi-Salvini. Anche ieri il leader della Lega è stato sorpassato da Giorgia Meloni: “Contro l’inutile tirannia del Covid, Fdi non si rassegnerà mai alla deriva liberticida”. Non è solo avanti nei sondaggi ma pure nell’iperbole.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio