La rivoluzione balneare

Draghi liberalizza le spiagge. Salvini sfiducia i suoi ministri

Carmelo Caruso

 Il consiglio dei ministri vara le nuove norme sulle concessioni, che andranno a gara dal 2024. Il testo è della coppia Garavaglia-Giorgetti, ma il leader della Lega punta a cambiare il provvedimento in Parlamento 

In una giornata d’inverno si è liberalizzata l’estate. Sarà libera sdraio in libero stato dal primo gennaio 2024. Saranno previste gare pubbliche (su base comunale) come voleva Mario Draghi e come ci chiedeva da tempo l’Europa (che ci ha multato) e saranno finalmente contese queste concessioni balneari che sono il monopolio italiano: è la spiaggia il nostro ultimo latifondo. Solo qui esiste il bagnino-campiere. Il Cdm di ieri approva una legge delega che sancisce per il 31 dicembre 2023 la fine di tutte le vecchie concessioni e il riordino. Il passaggio non sarà selvaggio. Vengono tutelati sia gli investimenti sia le famiglie che hanno utilizzato “la concessione quale prevalente fonte di reddito”. Il testo è della coppia Garavaglia-Giorgetti. Erano convinti di aver ottenuto (e lo hanno ottenuto) il migliore risultato possibile ma non per Salvini: “Il testo lo miglioreremo in Parlamento”.


Si era infatti appena concluso il Cdm e attraverso una nota, affidata a Gian Marco Centinaio, la Lega annunciava che il testo sui balneari, sia pur migliorato, deve essere “bis-migliorato” dall’Aula. C’è chi immagina, ma c’è chi ha invece ascoltato l’amarezza dei tre ministri Giorgetti, Garavaglia, Stefani. Raccontano in particolare di Garavaglia che su quel testo ci ha lavorato e tenacemente: “Cosa avrei dovuto inventarmi?”. Cosa pensereste se foste ministri, se quello che ritenete un piccolo trionfo venisse, un istante dopo, definito dal vostro leader come “qualcosa da migliorare ancora”? Come possono difendersi, quale peso specifico possono rivendicare agli occhi degli altri ministri, se il testo a loro firma viene derubricato dal segretario come qualcosa da rivedere? E cosa poteva modificare Garavaglia, o strappare ancora? Esiste una sentenza del Consiglio di Stato, le multe dell’Europa hanno fatto storia. Forse Garavaglia avrebbe dovuto ribaltare la sentenza? Prima delle pagelle di Salvini, i ministri della Lega erano stati “sospesi” per circa mezz’ora. Stefano Patuanelli, per il M5s, ha chiesto una pausa ma precisava che era “solo per leggere meglio. Sull’impianto siamo d’accordo”. Del resto la bandiera del M5s è il Superbonus. L’ombrellone è di destra. Sono trentamila gli imprenditori balneari in Italia e se li contendono da anni Salvini e Giorgia Meloni. Ieri mattina, a differenza di Salvini, i parlamentari leghisti, e lo facevano alla Camera, lasciavano intendere che la sdraio non può diventare il loro Donbass. La norma sulle gare? “Parliamoci chiaro. E’ obbligatoria”. Le proposte della Meloni? “Populismo”. Queste le voci raccolte all’interno del partito. E sembrava che pure Salvini l’avesse compreso. Sembrava. Era mezzogiorno. Mentre a Palazzo Chigi si preparava l’impianto, il leader della Lega parlava dei referendum sulla giustizia, postava gli “strappi” delle bollette. Annunciava in pratica la buona battaglia per venerdì. Quel giorno il governo si riunirà ancora.

 

Quando il Cdm è stato convocato, di pomeriggio, si è tornati quindi al testo Garavaglia-Giorgetti che era quello del realismo. E’ passato sotto silenzio che ieri il Cdm lo ha approvato all’unanimità. Si tratta di un provvedimento snello che si compone di due parti. La prima è quasi una dichiarazione: “Dal 1° gennaio 2024 le concessioni saranno assegnate tramite gara”. Nel provvedimento viene stabilito che chiunque vinca le prossime gare debba garantire l’accesso al mare. Chi si appresta a partecipare ai bandi deve in pratica presentare il proprio progetto, una sorta di piano economico. Sarà necessario specificare quali interventi migliorativi, quali servizi verranno garantiti, se si preferiranno strutture amovibili rispetto a strutture fisse. Un esempio, concreto. Al comma 6 si esplicita che si prevede una “durata della concessione per un periodo non superiore a quanto necessario per garantire al concessionario l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti autorizzati”. Ci sarà anche un tetto che riguarda il numero di concessioni che può aggiudicarsi un singolo imprenditore. Il modello a cui si è guardato è quello spagnolo. Il Pd, a fine Cdm, non poteva dunque che denunciare “il doppogiochismo” della Lega. Non si sa perché ma quello che in tutto il mondo viene chiamata “concorrenza” solo qui, a destra, viene definito “esproprio”. Giorgia Meloni ha usato queste parole: “In Cdm si è consumato il primo atto di un esproprio ai danni di trentamila imprese balneari”. Pensare che si stava commentando solo una piccola rivoluzione balneare...

 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio