"Se Bardi non si fida più della destra, lo dica". La crisi della Basilicata spiegata dal renziano Polese

Ecco perché la Basilicata può diventare il primo laboratorio del "ribaltone" centrista

Valerio Valentini

Il leader di Italia viva in regione non esclude il "modello Draghi" in scala lucana. "Noi sempre responsabili. E se il presidente Bardi non ha più il sostegno di Salvini e Meloni, ha gli strumenti per agire di conseguenza. Ma serve chiarezza"

Non precorre il corso degli eventi, anche perché prevederlo è quasi impossibile. “Del resto chi pretende da tutti chiarezza, e cioè la Lega, è la prima che naviga a vista”. E però Mario Polese, vicepresidente del Consiglio regionale lucano, leader regionale di Italia viva, un'allusione a quel che potrebbe accadere forse se la lascia sfuggire, quando assicura che “noi siamo sempre stati e saremo responsabili, per cui chiediamo al presidente Vito Bardi di dire chiaramente se non si fida più della sua coalizione di centrodestra”. Mosse caute, tattiche preliminari. Che però, c'è da scommettere, rafforzeranno i dubbi di chi, nella Lega e in FdI, sospetta che davvero in Basilicata si rischi il ribaltone, che davvero a Potenza si apra il primo laboratorio di “governo Ursula”, o “modello Draghi”, su scala regionale. 


Altrimenti come spiegare l'improvvisa strambata della Lega, che decide senza preavviso di aprire una crisi al buio, costringendo il presidente Bardi, generale della Guardia di finanza voluto dal Cav. alla guida della regione, a ripensare equilibri e agenda di governo? “La scelta del Carroccio è assai difficile da spiegare”, ammette Polese. “E del resto è dall’inizio della legislatura che faccio fatica a comprendere la linea del partito di Salvini in Basilicata. Annunci, tanta retorica ma poi a conti fatti poco o nulla. La loro conferenza stampa di lunedì mattina, quella con cui annunciavano il ritiro dei loro due assessori, mi è sembrata un po’ cringe. Posso solo ribadire quanto già detto nei giorni scorsi dal mio partito: la Lega metta ordine al proprio caos interno, perché non vorremmo che si ripeta, anche in Basilicata, la recente imbarazzante performance del Quirinale”.


E quindi le scazzottate romane all'ombra del Colle c'entrano eccome, in questa crisi locale? “Non c’è dubbio che nel centrodestra sia saltato il banco sul voto alla Casellati prima, e su Belloni poi. E questo sta interessando anche i territori dove quel centrodestra governa le Regioni. Prima della Basilicata è già toccato alla Liguria. Poi chiaro, ogni situazione fa storia a sé, ma nemmeno si può far finta che la nostra regione sia immune”, spiega il consigliere renziano, nelle ore in cui del resto Bardi è costretto a precipitarsi a Roma per incontrare i responsabili di Lega e FdI nella ricerca di un chiarimento.


Il presidente, in ogni caso, ribadisce di voler proseguire "per ora" con questa coalizione di centrodestra. E al tempo stesso, però, non esclude che, laddove da parte della Lega prevalessero i tatticismi di parte, potrebbe cercare anche soluzioni diverse. E' un segnale che lancia anche al centro e a Italia viva? “Questo deve chiederlo al presidente Bardi. Per quanto ci riguarda ci rifacciamo al presidente nazionale di Italia Viva, Ettore Rosato che qualche giorno fa spiegava come siano gli altri a cercarci e non il contrario. La questione è che noi abbiamo acquistato un grande appeal per l’indiscussa capacità di Matteo Renzi di saper interpretare e leggere le fasi politiche. Oggi leggevo che al centro viene già attribuito il 20 per cento di consenso e si sta parlando di un cantiere politico appena aperto”. 


E però l'urgenza di attuare i progetti del Pnrr, ribadita da Bardi, porta a chiedersi se non ci sia la possibilità, e magari l'opportunità, di varare anche in regione un "modello Draghi", una sorta di chiamata alla responsabilità trasversale agli schieramenti. Voi di Iv, rispetto a questo scenario, come vi ponete? “Noi siamo sempre stati responsabili. Fin dall’inizio della pandemia abbiamo posposto gli interessi di parte per offrire soluzioni ai problemi reali. Alla protesta preferiamo la proposta. Dai banchi dell’opposizione l’istituzione delle Usca, la stabilizzazione di circa 400 precari della Sanità e la discussione nazionale sul futuro di Stellantis, portano la nostra firma. Temo che qualcuno abbia voluto fraintendere la nostra maturità con altro. Detto questo, se il presidente Bardi non si fida più della sua maggioranza, come appare dalle vostre colonne, lo dica con chiarezza anche perché ha tutte le capacità per agire di conseguenza."


E magari invocare un cambio di assetti in Consiglio regionale? Ci starebbe, a suo avviso, anche il Pd, che nell'ultimo congresso regionale ha sancito uno spostamento a sinistra della sua linea? “Io – dice Polese - credo che il tempo della contrapposizione netta tra centrodestra e centrosinistra sia alle battute finali in Italia. Noi stiamo costruendo un polo che rappresenti l’elettorato che si riconosce nei valori liberali, riformisti ed europeisti dialogando con tutti coloro i quali condividono la nostra stessa impostazione culturale prima ancora che politica”. Anche con Bardi, quindi? E qui Polese non risponde. “Vi ho detto anche troppo”, sorride.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.