v-day pediatrico

L'avvio della campagna 5-11. Parla Sandra Zampa

Marianna Rizzini

Come convincere gli indecisi senza fare troppo "pressione"? Il dialogo con i pediatri, l'accento sulle malattie già sconfitte grazie ai vaccini, i dati rassicuranti sugli effetti avversi. L'intervista alla responsabile Salute del Pd

Il v-day (giorno del via alla prenotazione del vaccino pediatrico) è arrivato, anticipato dai v-day del 10 dicembre in alcune regioni. E alle 17.30 l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato scandiva le prime cifre: “Tremila prenotazioni in trenta minuti”. Ma se nel Lazio prevaleva l’ottimismo, in Lombardia si dava conto della “partenza lenta”, mentre il ministro della Salute Roberto Speranza sottolineava il fatto che il vaccino “non è materia da bar o da social” e invitava a fidarsi dei pediatri.

 

“Mi aspetto intanto molte prenotazioni da parte dei genitori già convinti: un cinquanta per cento rispetto alla platea degli aventi diritto”, dice la responsabile alla Salute del Pd Sandra Zampa, parlando di una sorta di spaccatura a metà. “Chi ha intenzione di far vaccinare il proprio figlio non esiterà, da mesi attende di poter cogliere questa opportunità”. Come fare a convincere gli altri? “Una parte della platea può essere difficilmente convincibile”, dice Zampa, “ma moltissimi genitori incerti potrebbero invece dissipare i dubbi parlando con i pediatri. Non per niente si chiama ‘pediatra di libera scelta’: una persona di cui si ha fiducia e con cui dovrebbe essere instaurato subito un confronto. Le società di pediatria si sono già espresse a favore, ora si tratta di fare un passo in più. I dati aiutano, disponiamo di elementi rassicuranti sull’incidenza bassissima di fenomeni avversi nei paesi più avanti di noi in cui la fascia 5-11 ha già ricevuto il vaccino. Inoltre i bambini, nei primissimi mesi e anni di vita, ricevono già vaccini di grande impatto per le varie malattie esantematiche e non solo”. Il governo, proprio in vista della partenza della campagna per la vaccinazione nella fascia 5-11, ha pensato ad alcuni punti fermi da tenere presenti per la sensibilizzazione in questa fase: bisognerebbe quindi puntare, secondo queste linee guida ideali per la campagna in atto, sul fatto che la vaccinazione è un pensiero rivolto “al futuro” del proprio figlio; al fatto che con la vaccinazione si garantisce la presenza a scuola del bambino e gli si permette di continuare a giocare e a vedere i compagni senza farlo sentire escluso e si proteggono nel contempo i nonni. Non ultimo: si dovrebbe ricordare “quante malattie hanno debellato le vaccinazioni” e che ora, vaccinandosi, si va verso la strada della sconfitta del Covid. Basterà? “Io credo sia meglio lasciare che i genitori scettici o indecisi maturino la decisione con calma, sentendosi liberi”, dice Sandra Zampa. “La pressione può essere controproducente. L’importante, ora, è far parlare i pediatri, e magari organizzare delle giornate informative in ospedali e centri dedicati in cui i genitori possano essere ascoltati”. Soprattutto, il sottosegretario auspica un passo indietro di chi, sui vaccini, “nel mondo politico, ha costruito tormentoni mediatici ansiogeni”.

 

E ieri, intanto, dalle regioni, si muovevano trasversalmente i governatori. Dalla Toscana Eugenio Giani annunciava “quasi ventimila prenotazioni”. “So che nelle chat dei genitori c’è attesa e apprensione”, diceva Giani. “Ma la scienza in questo caso ci dà certezze”. E dal Veneto Luca Zaia assicurava “corsie preferenziali”: “La decisione spetta ai genitori, che si confronteranno con il pediatra o il medico di fiducia”. Ma le parole più veementi arrivavano dal virologo Fabrizio Pregliasco: “Aspettare per vaccinare i bambini non ha senso perché abbiamo già cinque milioni di vaccinati e di fatto questo ci dà una quantità di informazioni rispetto a eventi avversi che tantissimi altri farmaci durante la loro vita prescrittiva non raggiungono mai”. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.