Le mille e una idea

La variante Quirinale: "istituzionalizzare" Draghi con la nomina di senatore a vita

Lo sanno tutti che la scelta è di esclusiva competenza del presidente. Sono meno quelli che conoscono l'articolo 59 della Costituzione

Carmelo Caruso

Ecco l'ultima fantasia per tutelare l'ex presidente della Bce. Nasce a sinistra il suggerimento "non richiesto" a Mattarella: dare al premier un seggio a vita per evitare di perderlo. Inopportunità e possibilità di farlo

Ascoltatela. E’ l’ultima fantasia che gira sul Quirinale, il salto ulteriore, in pratica la variante.

 

E’ stata scoperta a sinistra e vale la pena descriverla per far capire a che livello è  l’emergenza. Non essendoci vaccini per proteggerci dal “morbo Colle”, non avendo una strategia per tutelare la “figura Draghi”, in alcuni laboratori si sta sperimentando la pillola. La diciamo subito e questa volta seriamente. L’idea è che il premier andrebbe “istituzionalizzato” e che il solo che possa farlo è ancora Sergio Mattarella. Dovrebbe nominarlo senatore a vita, offrirgli il laticlavio.

 

Si mettano le cose in chiaro per non essere travisati dopo. Nessuno in questo paese dovrebbe dire a Mattarella cosa debba fare Mattarella. E infatti nessuno ha il coraggio di dirglielo. Come si usa da queste parti, a Roma, ci sono ambienti che “suggeriscono”, “consigliano”, “fanno sapere”. Non c’è ormai nessuno scandalo. Se un ddl di iniziativa personale, come quello del senatore del Pd, Luigi Zanda, si è trasformato nel giro di pochi giorni nel ddl Mattarella-Zanda, tanto da far incollerire il presidente della Repubblica, come stupirsi di questi “consigli non richiesti”?

 

Intanto, l’idea. Nasce lì dove si studiano chimere, in quella parte di mondo dove la speculazione e l’azzardo intellettuale sono esercizio quotidiano. E’ quel territorio dove abitano i Sisifo, esseri che credono di dover prendere sulle loro spalle il destino della nazione. Sono abili. Quando hanno bisogno di lanciare messaggi, si servono della lingua occulta. Chi vuole sapere come funziona legga le “Lingue oscure” di Daniel Heller-Roazen (Quodlibet). C’è chi ha individuato in un’intervista i segni di quanto si sta cercando di raccontare. E’ quella di Goffredo Bettini alla Stampa di due giorni fa. I filologi hanno cerchiato un passaggio. Avverte Bettini: “Sono stato il primo a segnalare il pericolo che uno stato d’incertezza avrebbe potuto privare l’Italia del contributo di Draghi; in una condizione che non lo vedrebbe né presidente della Repubblica né premier”.

 

Ed è qui che si voleva arrivare. Cosa accade se non riesce a eleggerlo presidente? L’insicurezza, l’incapacità di gestire questa elezione presidenziale spaventa. Si teme la catastrofe indicata da Bettini, la dissipazione dell’unico leader italiano “finalmente riconosciuto”. Anche se dovesse rimanere premier fino al 2023, e non è detto che lo voglia come non è detto che riesca, arriverà il momento in cui non ci saranno cariche adeguate a una “corona”.

 

E’ un ragionamento sottile. Altre istituzioni internazionali potrebbero chiedere al premier di ricoprire incarichi prestigiosissimi. Cosa fare dunque? “Istituzionalizzarlo”. Che parola. Equivale a fare di Draghi un “titolo di stato”. E’ il metodo che ha utilizzato Giorgio Napolitano con Mario Monti prima di nominarlo premier. Inutile spiegare che erano circostanze diverse. Per Monti, il seggio da senatore, era l’altalena. Per Draghi, il seggio da senatore a vita, è invece una specie di “polizza” ma a vantaggio dell’Italia.

 

Un paese normale non avrebbe neppure postulato questa “uscita di sicurezza”. E infatti rivela due cose: lo stato dell’angoscia e lo stato delle pressioni che sta ricevendo Mattarella. L’abbiamo chiamata fantasia, aggiunto che circola e ripetuto ancora che nessuno si dovrebbe permettere di pensare al posto di Mattarella. Decidendo di raccontarla volevamo restituire la palude in cui stanno sprofondando i partiti.

 

Lo sanno tutti che la scelta di nominare senatori a vita è di esclusiva competenza del presidente. Sono meno invece quelli che conoscono l’articolo 59 della Costituzione che disciplina questa prerogativa. Insomma, la domanda è questa: è davvero una fantasia praticabile quella che si diffonde per contagio, Draghi senatore a vita? Dice Alfonso Celotto, costituzionalista, autore de “L’enigma della successione” (Feltrinelli), un testo dedicato proprio al concetto di “successione”, che sprofondiamo in un altro dilemma: “L’articolo 59 recita che il numero dei senatori a vita possono essere cinque ma non specifica se li può nominare il singolo o essere cinque al massimo”. In questo momento sono sei: Napolitano, Rubbia, Piano, Monti, Cattaneo, Segre.

 

E’ un’ambiguità, quella del numero dei senatori a vita, che si trascina dalla presidenza Pertini (fece cinque nomine superando così il numero). Da allora si è interpretato quel 5 come tetto massimo. E però, dice ancora Celotto: “Nulla vieta a Mattarella di poterne nominare altri quattro”. Così come nulla vieta, da qui alla votazione del prossimo presidente, di continuare con il totonomi, di pensare l’impensabile. E’ solo un modo di posticipare la notte, il giudizio. Sono solo le mille e un Quirinale. Un esorcismo.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio